la Repubblica, 5 gennaio 2022
Radio Mogadiscio torna a parlare italiano
Per la prima volta dopo 30 anni l’italiano è tornato sulle onde di Radio Mogadiscio, l’emittente di stato della Somalia che – dopo l’Eritrea – fu la seconda colonia italiana in Africa. Un breve giornale radio, aperto dalle note della sigla del Tg1, una musica da sempre ben nota in Somalia. È stata una trasmissione che per ora è una traduzione del notiziario somalo, ma che nelle intenzioni del Ministero degli Esteri dovrebbe essere simbolo del nuovo interesse italiano per un paese che da 30 anni non riesce a trovare un assetto pacifico e una “governance” riconosciuta innanzitutto dai grandi clan e dalle famiglie somale. Dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, l’Italia lasciò la Somalia nel 1960, dopo averne curato la “amministrazione fiduciaria” per conto dell’Onu dal 1951. Ma l’italiano, l’università, la presenza italiana rimasero forti fino alla caduta dell’ultimo dittatore capace di tenere più o meno unito il paese, l’ex sottufficiale dei carabinieri Siad Barre.
Il notiziario di ieri è partito con notizie sullo scontro politico in atto fra il presidente somalo “Farmajo” e il primo ministro, Mohammed Roble, con il secondo che ha fatto circondare dai militari la residenza del presidente, che a sua volta con un colpo di mano aveva provato ad esautorare il capo del governo.
Alberto Vecchi, l’ambasciatore italiano che ha negoziato con i ministri somali la riapertura all’italiano di Radio Mogadiscio, ha ben chiara una cosa: «Questo non è un atto di nostalgia, o di post-colonialismo». Una precisazione utile anche a placare alcuni commenti sui social non proprio teneri verso il ritorno della lingua dell’antico colonizzatore. Prosegue Vecchi: «Se possibile è un atto di rilancio del rapporto diretto fra Italia e Somalia, per aiutare la crescita di cittadini somali che poco alla volta saranno la nuova classe dirigente della Somalia, e che l’Italia potrà aiutare meglio se riusciremo a costruire un rapporto più diretto».
Vecchi non lo dice, ma in Italia nessuno sa più quasi nulla di Somalia, anche nella classe politica. Si è dimenticata quella che fu l’ex colonia, ma soprattutto non si conoscono le dinamiche del paese e di tutto il Corno d’Africa. «Abbiamo lavorato da tempo a questo progetto – dice l’ambasciatore – che si inserisce in un piano più articolato. Da una parte l’insegnamento dell’italiano a Mogadiscio all’Università Nazionale Somala: a metà settembre sono cominciati i corsi in italiano. Il paese e la regione sono centrali nel concetto di Mediterraneo Allargato a cui l’Italia guarda, con tutto quello che ne consegue in termini di sicurezza per il nostro paese».Che la Somalia sia un tassello importante nel grande domino del Corno d’Africa, non sfugge a qualcun altro. Marco Minniti, l’ex ministro dell’Interno del Pd, oggi è presidente di “Med-Or”, la fondazione finanziata da Leonardo: la sua organizzazione ha appena siglato un memorandum con il governo somalo. Si parte dal rafforzamento proprio della conoscenza dell’italiano, a sostegno dal lavoro dell’ambasciata, con corsi di italiano anche all’Università Nazionale Somala e nella sua scuola di giornalismo. Si lavora anche a borse di studio per studenti che poi si impegnino a rientrare in Somalia per sostenere rilancio e stabilizzazione del paese e l’adesione di funzionari pubblici a corsi di aggiornamento in Italia. Torna l’italiano a Radio Mogadiscio: con la speranza che l’Italia torni ad occuparsi con maggior forza di Somalia.