ItaliaOggi, 4 gennaio 2022
I 75 anni di Der Spiegel
Oggi Der Spiegel compie 75 anni, il primo numero uscí il 4 gennaio del 1947, due anni prima della nascita della Repubblica Federale e della Ddr, il III Reich era scomparso da un anno e mezzo. Il suo fondatore Rudolf Augstein aveva 25 anni. Il primo numero uscì in 15mila copie, i redattori erano solo quattro, oggi sono 492, di cui il 42% donne. Sul primo numero del 2022, il settimanale celebra l’anniversario con una rievocazione di 16 pagine.
I giornalisti non dovrebbero parlare di se stessi. Loro non fanno notizia, o quasi mai. Ma Der Spiegel, lo specchio, fa parte della storia tedesca, non è più quello di una volta anche se rimane il settimanale più autorevole d’Europa. Gli italiani lo amano poco, perché si è occupato spesso dell’Italia, in modo di solito poco lusinghiero. Al nome Spiegel, tutti ricordano la storica copertina con il revolver su un piatto di spaghetti fumante. Uscí il 25 luglio del 1977, e l’Italia si sentì colpita in piena estate, e i piena crisi.
Pecco anch’io parlando di me stesso: ero per caso a Roma, forse l’unico giornalista in una redazione che leggesse il tedesco, e il mio articolo uscí in prima pagina su Il Giorno. Scrissi che tutte le notizie erano riprese dai nostri giornali, anche dal mio, ma quel che conta è il montaggio dei fatti, e l’effetto era catastrofico: nella Bella Italia venivano rapiti i ricchi, anche turisti tedeschi, e qualche volta uccisi, l’inflazione ci divorava, eravamo minacciati dal terrorismo. I rapimenti avvenivano anche in Germania, l’economia tedesca era in crisi, e il terrorismo era cominciato prima a casa loro, con il gruppo Baader-Meinhof.
Anni dopo, andai a intervistare i colleghi responsabili di quell’articolo, mi dissero che amavano l’Italia ma volevano informare i connazionali sul paese in cui andavano in vacanza. Si dovrebbe sempre criticare chi si ama. La copertina con gli spaghetti non viene ricordata nel primo numero del 2022, per loro, evidentemente, non è importante.
La storia dello Spiegel è anche la storia del giornalismo. Sagen was ist, dire quel che è, era il motto di Augstein (scomparso nel 2002), riportato nell’atrio della sede a Amburgo. E pubblicato su sfondo rosso il 22 dicembre del 2018: la confessione di una colpa, la pubblicazione con grande risalto per anni degli articoli di un giovane collaboratore Claas Relatius, inviati dagli Stati Uniti. Inventati di sana pianta, e Claas non era stato scoperto benché la rivista abbia un reparto, con cento redattori addetti al controllo di ogni particolare. Il collega, che scrive benissimo, era molto attento a mandare notizie che piacessero al direttore. Un peccato mortale per Rudolf Augstein, che fu arrestato e rimase in cella per un centinaio di giorni, con molti collaboratori, per aver pubblicato sul numero 45 del 1962 notizie top secret sull’esercito della giovane Germania, e rivelato piani per il riarmo atomico del ministro della difesa, Franz Josef Strauss. I tedeschi scesero in strada per manifestare in difesa della libertà di stampa. E Strauss si dimise.
Rudolf Agustein volle lasciare metà delle azioni più una ai suoi redattori, che adesso hanno il diritto di veto su ogni decisione della proprietà. Una garanzia per l’informazione, ma che si è rivelata anche una trappola: i giornalisti hanno resistito strenuamente contro la trasformazione tecnologica. Non sempre a torto, come ha dimostrato il caso Claas, che non viene dimenticato nell’autocelebrazione.
Der Spiegel è lontano dal record del milione e 100mila copie, diminuiscono i lettori e gli introiti della pubblicità. I direttori cambiano come gli allenatori di una squadra di calcio, e non riescono a trovare una nuova linea. La lettura dello Spiegel era obbligatoria per un corrispondente, andavo a cercarlo la domenica sera nell’edicola della stazione di Amburgo, dove era in vendita con un giorno di anticipo. Così avevo tempo di leggere le centinaia di pagine scritte in un tedesco gergale non sempre facile, e con titoli che non rivelavano la notizia nascosta in fondo all’articolo. Era lo Spiegel a rivelare scandali in esclusiva, perché era sopra le parti. Oggi lo leggo sempre, nell’edizione online ma vi trovo di rado una notizia.