Corriere della Sera, 3 gennaio 2022
I voti burla nelle occasioni più serie
Il Parlamento non si riunisce in seduta comune quando gli va. Le occasioni le stabilisce la Costituzione, e in modo molto preciso: eleggere il Presidente della Repubblica (art. 83), assistere al suo giuramento (art. 91) e metterlo in stato di accusa (art. 90); eleggere un terzo dei giudici costituzionali (art. 135) e dei membri del Consiglio superiore della magistratura (art. 104). Non sfuggirà, neanche ai nostri parlamentari, che si tratta di occasioni solenni, straordinarie, in alcuni casi drammatiche. Negli ultimi decenni, alcuni buontemponi (tra quelli che abbiamo eletto per rappresentarci) hanno usato la solenne occasione delle votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica per dare libero sfogo a voti burla. Specialmente nei primi scrutini, quando non era definita una candidatura credibile e l’alternativa più seria era la scheda bianca. Sono nati così i voti a star del nostro tempo come Rocco Siffredi, Barbara D’Urso, Valeria Marini, Sabrina Ferilli, Sophia Loren, Miuccia Prada e Santo Versace, Michele Cucuzza, Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti, calciatori come Francesco Totti e Giancarlo Antognoni, perfino Francesco Guccini.
Il presidente della Camera di turno li passa con un sospiro agli scrutatori perché li mettano nell’elenco dei voti dispersi. Spesso i burloni indicano persone che non hanno neanche l’età minima, 50 anni, per essere eletti al Quirinale.
Senza età, e a loro modo «eterni» sono il conte Mascetti e il professor Sassaroli, che pure hanno avuto voti. Sono personaggi del primo, indimenticabile «Amici miei» di Mario Monicelli, e avevano i volti di Ugo Tognazzi e Adolfo Celi.
I primi giorni dell’anno sono pieni di buoni propositi. Spendiamone uno per i nostri parlamentari, più facile del mettersi a dieta e meno impegnativo del fare più sport: nelle votazioni che stanno per cominciare per il prossimo Presidente della Repubblica, siate misurati. L’umorismo è una cosa seria.