la Repubblica, 3 gennaio 2022
Biografia di Yuman
Yuman chi? Guardando il cast degli ultimi Sanremo almeno un nome fa dire allo spettatore medio “chi?”. Fasma, Random, Einar... Quest’anno di sicuro toccherà a “Yuman chi?”. E allora proviamo a scoprirlo, il vincitore di Sanremo Giovani con papà di Capo Verde e per tutto il resto di Roma, città dove 26 anni fa è stato registrato all’anagrafe come Yuri Santos Tavares Carloia, “ma insomma, Yuman suona meglio”, sorride lui, che sembra Aldo del trio con Giovanni e Giacomo e un cespo di capelli alla Hendrix.
Fino alle medie la musica non contava niente, «poi mi sono messo con una chitarra a suonare Ligabue, ma solo 5, 6 canzoni, le più classiche, Certe notti e così via, le facevo in automatico, una settima non l’avrei saputa fare, tantomeno canzoni di altri, non conoscevo la musica. Infatti mi sono annoiato presto e ho mollato tutto». Salvo, pochi anni dopo, intonare per gioco Hotel California degli Eagles davanti a un’amica lasciandola folgorata: «Ehi, tu devi cantare, ma sul serio». E da lì la musica è diventata una cosa vera, muovendosi tra cover di soul, pop («ero in fissa per Ed Sheeran»), e l’inevitabile Cesaria Evora, «cui però non mi sono mai ispirato, troppo diversi artisticamente e lei troppo più brava, ma l’ho ascoltata tantissimo, certo, mi ha dato sempre il sapore di una terra dove, per paradosso, non sono ancora stato». Negli ascolti e nelle visioni non mancano Sanremo e X Factor, «che a 17 anni ho tentato: una sudata pazzesca, nessun feeling umano e la decisione che la mia carriera, se fossi riuscito ad averne una, sarebbe stata tutta di gavetta».
Gavetta in cui lo hanno aiutato le origini multietniche: «Razzismo subìto zero, a Roma sono considerate un arricchimento, e parlando italiano, francese, spagnolo e romanesco sono stato facilitato verso i 17-18 anni, quando sono andato a Londra e Berlino. A quell’età l’estero è indispensabile, questione di mentalità ancor più che di professionalità musicale. Anzi, a Londra qualcuno mi fece il discorso della cultura del suono, dell’attenzione alla qualità, poi andavo per strada e suonavano anche dei cagnacci».
Per tutto questo però a Yuman è sempre venuto spontaneo scrivere canzoni in inglese, «questione di metrica, anzitutto», e solo di recente è passato all’italiano «ma non è stato facile: parole spesso lunghe e troppo piene di t, però è stato un rimettersi in gioco». Scommessa già vinta prima, comunque, se è vero che 5 anni fa la Universal l’ha messo sotto contratto: «Io e Francesco Cataldo, il mio produttore, siamo caduti dalle sedie, poi ci siamo chiusi in una masseria in Puglia a scrivere. Anche cose di successo inattese, come Twelve ».
Ora Mille notti, che l’ha proiettato a Sanremo dove canterà Ora e qui, «un inno a goderci la vita com’è», circondato da gente «che mi fa quasi paura incontrare, tanto è grande come Morandi. E a proposito, visto che quel venerdì dovrò fare un duetto, posso lanciare un appello? James Senese, la leggi Repubblica?».