la Repubblica, 3 gennaio 2022
Rinasce la centrale elettrica del papà di Einstein
Una azienda tecnologica romana si è fatta ispirare da Einstein – Hermann Einstein, ossia il padre del celebre Albert – per dare da queste campagne a sud di Milano il suo contributo in termini di energia rinnovabile.
La coppia, marito e moglie, possiede una startup di intelligenza artificiale e un incubatore tecnologico e sta riportando a nuova vita una centrale idroelettrica progettata più di 125 anni fa dal padre di Albert Einstein. Se tutto andrà secondo i piani, la coppia fornirà alla rete elettrica nazionale più energia di quella che consumerà.
Nascosta in fondo a una strada in terra battuta, di primo acchito la centrale sembra abbandonata. Un ponticello oltrepassa un canale profondo che per decenni ha alimentato la centrale e che presto tornerà a farlo. Da un lato dell’edificio di mattoni rossi, un muro perimetrale in rovina lascia intravvedere quella che un tempo era una struttura ben più vasta. Prima che Marco Trombetti e sua moglie Isabelle Andrieu comprassero la centrale fatiscente all’inizio del 2021, un’altra famiglia italiana si era occupata di ristrutturarla.
«Abbiamo perlustrato l’Italia alla ricerca di mulini ad acqua e ne abbiamo visitati quattro, ma quando abbiamo visto che questo era stato progettato da Hermann Einstein e che Albert visse da queste parti quando aveva più o meno 19 anni, ce ne siamo innamorati», ha detto Marco Trombetti che insieme alla moglie dirige Translated, un’agenzia di traduzioni online che tra i suoi clienti annovera nomi importanti come Uber Technologies e Airbnb.
La coppia voleva poter generare energia elettrica con le rinnovabili perché i consumi di elettricità dei computer su cui fa affidamento la loro tecnologia aumentano del 70 per cento circa ogni anno.
«Tra dieci anni, l’IA sarà tra i più forti consumatori di elettricità», ha detto Trombetti, osservando che già adesso l’estrazione di bitcoin in tutto il mondo consuma più elettricità dei Paesi Bassi.
Trombetti ha detto di essere rimasto sorpreso dalla facilità con la quale è stato possibile rimettere in moto la centrale elettrica. Le turbine secolari – le ruote metalliche azionate dall’acqua – sono ancora utilizzabili, e sono meno efficienti dei modelli attuali di poco (soltanto del 5 per cento). È stato installato un nuovo generatore che le turbine fanno girare per produrre energia elettrica.
Nel 1895, Hermann Einstein, un ingegnere elettronico tedesco, imprenditore meglio noto per essere stato il padre del genio autore della Teoria della relatività, per alimentare la nuova centrale fece scavare un canale nelle campagne a metà strada tra Milano e Genova. Hermann, che nella vicina Pavia aveva una fabbrica di motori elettrici, si ispirò alla nuova rivoluzionaria teoria della generazione idroelettrica per alimentare un’altra tecnologia rivoluzionaria: l’illuminazione stradale. La centrale fu una delle molte che Hermann costruì con il fratello Jacob nei primi anni del Novecento nell’Italia settentrionale. Non sappiamo se Albert abbia visitato la centrale, anche se è probabile che l’abbia fatto visto che visse per qualche tempo a Pavia.
La centrale produsse elettricità fino al 1962, quando l’Italia nazionalizzò la produzione e la distribuzione di energia elettrica. Il fornitore nazionale si concentrò sulle grandi centrali, abbandonando molte delle più piccole come quella di Sannazzaro, convertita in una segheria alimentata ad acqua.
Alcuni decenni dopo, l’imprenditore locale Giampiero Savini attivo nel settore del petrolio si imbatté nell’impianto durante una battuta di caccia. Negli anni Duemila, quando l’Italia approvò la deregulation del mercato dell’elettricità, Savini si ricordò di quell’impianto che, a quel punto, era ridotto a un guscio vuoto incenerito e con il tetto crollato. Nel 2001 Savini riuscì a comprare l’impianto ma, sebbene abbia fatto notevoli progressi, non è mai riuscito a produrre di nuovo energia elettrica. Savini è venuto a mancare a 85 anni, a quel punto i suoi figli ne avevano avuto abbastanza. «Avevamo esaurito la pazienza», ha detto sua figlia Paola Savini, architetta ed esponente del mondo politico locale. «Per mio fratello e me vendere è stato difficile perché la centrale ha fatto parte della nostra famiglia per vent’anni, ma per rimetterla in funzione era indispensabile che ci fosse qualcuno disposto a investirci tempo e soldi». Nel settembre scorso, la Translated di Trombetti ha versato 800mila euro per rilevare la centrale e ne ha investiti altri 150mila per portare a termine i lavori necessari a renderla operativa: lo ha detto Valerio Lanni, manager dell’azienda incaricato di seguire i lavori.
«La vera sfida è stata affrontare la burocrazia», ha detto Lanni scendendo la scala originale di metallo per dirigersi alle turbine e al generatore. Grazie alle leggi che tutelano gli edifici storici italiani, oggi l’impianto ha l’aspetto che aveva in origine. E dovrebbe ricominciare a essere operativo il mese prossimo.
Translated non prenderà l’energia elettrica direttamente da questa centrale, ma la immetterà nella rete elettrica italiana e la preleverà in base alle sue esigenze nel suo quartiere generale alla periferia di Roma. Riqualificare una vecchia struttura era importante per Trombetti, un fisico, e per sua moglie, linguista. «Riutilizzare è fondamentale», ha detto, «e qui è in Italia è facile perché abbiamo molte bellissime cose da riutilizzare».La centrale idroelettrica ristrutturata di Translated non si limiterà ad alimentare l’intelligenza artificiale, ma vi farà anche affidamento. In origine il mulino aveva alloggi predisposti per gli addetti alla gestione del flusso dell’acqua e alla regolazione delle pale. Nella sua nuova versione moderna, quel lavoro sarà espletato dai computer aziendali.
Trombetti dice che la rivelazione più sorprendente della sua impresa forse è che essa costituisce anche un business eccellente, grazie agli incentivi governativi per le energie verdi rinnovabili. Translated prevede di andare in pareggio con i suoi investimenti in 15 anni e subito dopo di ottenere introiti annui del 10 per cento, ha detto Lanni. «La cosa più bella che ho scoperto è che è relativamente facile e redditizio», ha detto Trombetti riferendosi al suo investimento. «Mi piacerebbe farne di più».
Traduzione di Anna Bissanti
©2021, The Wall Street Journal