il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2022
Limiti ai contanti. Il tetto è sceso a 1000 euro
Da sabato sono tornate a stringersi le maglie sull’uso del contante in Italia: il tetto è sceso da 1.999,99 euro agli attuali 999,99 euro. La nuova soglia viene applicata per qualsiasi passaggio di denaro tra persone fisiche o giuridiche. Questo significa che non solo l’acquisto di un bene o la prestazione di un professionista, ma anche una donazione o un prestito a un figlio per una cifra di almeno 1.000 euro dovrà essere giustificato ed effettuato con un tipo di pagamento tracciabile, come carte di credito, bancomat, bonifici, conti correnti o assegni. I nuovi paletti per i pagamenti cash sono stati previsti dal decreto fiscale collegato alla manovra 2020, approvato dal governo Conte 2, che ha previsto due tappe. La prima è scattata il primo luglio 2020 e ha previsto fino a fine 2021 una riduzione della soglia del contante da 3.000 a 2.000 euro. Mentre la seconda, che è partita il primo gennaio, ha ulteriormente abbassato il tetto a mille euro.
Con quest’ultima, sono nove le volte che negli ultimi 20 anni è stato modificato il tetto dei contanti, la quinta volta negli ultimi 10 anni. Ora siamo tornati al livello fissato nel 2011 dal decreto Salva Italia del governo Monti e poi cambiato nel 2016. Fu, infatti, l’ex premier Matteo Renzi a varare una riforma sull’utilizzo del contante portandolo da 1.000 a 3.000 euro. Un innalzamento che, ha scritto la Banca d’Italia in un report pubblicato a novembre, “ha avuto l’effetto collaterale di allargare il sommerso” e ha “spostato verso l’alto” la sua percentuale “dello 0,5% circa”, che è in media al 18,9% del cosiddetto “valore aggiunto non dichiarato dalle imprese”. Ma la decisione di Renzi altro non è stata che la riedizione di quanto era stato fatto in precedenza dal secondo e dal quarto governo Berlusconi, nel 2002 e nel 2008, quando la soglia era stata portata in entrambi i casi a 12.500 euro.
E così, proprio per arginare il sommerso, il governo Conte 2 – oltre alla fatturazione elettronica e al cashback (cassato dal governo Draghi) – aveva imposto di abbassare la soglia del tetto del contante nonostante la contrarietà di Forza Italia, Fratelli d’Italia e renziani. Sul fronte delle sanzioni, chi non rispetta il nuovo tetto può incorrere in una sanzione da 3 mila a 50 mila euro. L’ammontare è quintuplicato nel caso in cui vengano movimentati in contanti oltre 250 mila euro.
La stretta sul cash non riguarda invece le misure contro gli esercenti che continuano a rifiutare i pagamenti con carte di credito e bancomat tramite il Pos. Nonostante la legge preveda dal 2014 l’obbligo per esercenti e professionisti di accettare i pagamenti a mezzo carta di credito o bancomat, non ci sono ancora le multe. A rimandare alle calende greche l’applicazione delle sanzioni, fino a 30 euro, era stato prima il Consiglio di Stato e poi la politica. Ora, per effetto di un emendamento di Stefano Fassina (Leu) e Rebecca Frassini (Lega) al decreto Recovery, si prevede che le sanzioni scattino dal 2023. Chi non accetterà i pagamenti elettronici pagherà 30 euro più il 4% del valore della transazione. Forse.