Il Messaggero, 2 gennaio 2022
Vini all’asta
Non c’entrano l’impennata dei consumi per il brindisi di capodanno, né il prezzo alle stelle raggiunto quest’anno dallo Champagne. Il valore record 42.875 sterline, al cambio 51.021 euro con cui è stata aggiudicata poco prima di Natale da Christie’s a Londra una bottiglia di Perrier-Jouët Brut Millésimé 1874 ha a che fare col mercato dei vini di lusso e da collezione che cresce di anno in anno, garantendo rendimenti maggiori di molti altri investimenti e beni rifugio. Record, infatti, anche per l’intera seduta del Finest and Rarest Wines & Spirits di Christie’s che ha realizzato il più alto incasso (un totale di 8.949.700 euro), mai raggiunto dalla casa d’aste per la categoria, con una partecipazione di acquirenti in presenza o on line da 27 paesi di quattro continenti. Come sempre, i vini francesi hanno spopolato e in particolare quelli provenienti da una cantina di gesso nel Surrey Downs di proprietà di un collezionista che tra il 1969 e il 1988 aveva selezionato il fior fiore dell’enologia. Per un singolo lotto di 11 bottiglie di Domaine de la Romanée-Conti 1971 ha adesso realizzato 318.010 euro. Tra i distillati l’aggiudicazione più alta (215.539 euro) è stata di una bottiglia dello storico Springbank 1919 50 Year Old dalla collezione di Le Clos, il duty-free shop decisamente costoso dell’aeroporto internazionale di Dubay.
Gli italiani non hanno sfigurato, superando in tanti le quotazioni pre-asta. Dodici bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 2001 di Giacomo Conterno (Piemonte) sono state assegnate a 13.700 euro, poco meno per i cinque lotti da 12 bottiglie di Masseto 2006 (Toscana).
I VINI NAZIONALI
I quattro lotti da 12 bottiglie di Amarone Classico Selezione Giuseppe Quintarelli 2000 (Veneto) sono stati battuti intorno agli 8-9 mila euro e tre bottiglie di Sassicaia 1968 (Toscana) a 6.500 euro. Battuti anche due grandi formati – una Nebuchadnezzar (15 litri) e una Melchior (18 litri) – de I Sodi di San Niccolò 2017 di Castellare di Castellina (Toscana), rispettivamente a 5.492 e 3.180 euro. I dati dell’asta di Christie’s (così come della recente di Pandolfini a Firenze) sono una ulteriore conferma del successo dei vini di lusso e da collezione. Lo certifica anche il report The fine wine market in 2021, curato da Liv-ex (London International Vintners Exchange) che controlla la redditività degli investimenti sul vino.
Il 2021, nonostante tutte le problematiche legate al Covid, viene archiviato come l’anno che ha visto cadere ogni record, con il Liv-ex Fine Wine 100 che ha superato il picco toccato a cavallo tra il 2010 e il 2011, prima che esplodesse la bolla cinese.
IL RECORD
Addirittura, il Liv-ex Fine Wine 1000 ha raggiunto i 18 mesi consecutivi di crescita, in un mercato sempre più vasto per numero di etichette e territori coinvolti. La domanda è se i grandi vini, i cosiddetti fine wine, possono davvero diventare anche protagonisti dei portafogli degli investitori? «Storicamente risponde Alessandro Regoli, direttore dell’agenzia specializzata Winenews – è dimostrato che i grandi vini hanno una rivalutazione importante nel tempo. Non soltanto, e non più, pochi vini di Bordeaux o di Borgogna. Oggi è un mercato più ampio, con etichette da ogni parte del mondo, dalla californiana Opus One all’australiano Grange di Penfolds, allo spagnolo Unico di Vega Sicilia. Sono sempre più anche i grandi vini italiani (Monfortino, Sassicaia, Masseto, Solaia, i cru di Barolo Giacosa, Gaja, Redigaffi, Brunello Riserva Biondi Santi, Soldera, Quintarelli...) capaci di aumentare il loro valore in modo significativo». Il vino ha, del resto, caratteristiche per crescere di valore: è il risultato di un’attività tangibile, possiede un’ottima longevità, ha una reperibilità e tiratura limitata. «Il segreto fondamentale -continua Regoli – è quello di acquistare i vini prima della loro effettiva uscita sul mercato». Il punto critico, secondo il direttore di Winenews, «è però che per ottenere ricavi interessanti dall’investimento sui grandi vini, oltre ad una buona/ottima dose di expertise e aver costruito una rete di rapporti specialistica, bisogna fare un po’ una scommessa».