il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2022
Super green pass, il decreto non è in italiano
Grande è la confusione sotto il cielo pandemico, che sia nelle stanze chiuse dei Consigli dei ministri o nelle file all’aperto di chi cerca disperatamente un tampone. Ora, il linguaggio del diritto non ha mai brillato per eleganza e accessibilità: in altre parole, le leggi sono scritte malissimo, da sempre, e sembrano volontariamente illeggibili per chiunque non se ne debba occupare per mestiere. Ma a tutto c’è un limite e stavolta è stato oltrepassato.
Le quattro paginette e i cinque articoli della bozza, prima, e del definitivo poi, faticosamente usciti da Palazzo Chigi, tra mercoledì e ieri, sono tra i massimi esempi di quanto possa essere ostile la parola dello Stato per i suoi cittadini, nella forma ancora prima che nella sostanza.
Partiamo dal principio, provate a leggere l’articolo 1 tutto d’un fiato, senza pensare che sia il prodotto di una mente contorta e persecutoria: “Dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid-19, l’accesso ai servizi e alle attività, di cui all’articolo 9-bis, comma 1, lettere a-bis), e) e g-bis), del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, nonché l’accesso e l’utilizzo dei mezzi di trasporto di cui all’articolo 9-quater, comma 1, a), b), c), d) ed e), del decreto-legge n. 52 del 2021, sono consentiti esclusivamente ai soggetti in possesso delle certificazioni verdi Covid-19, di cui all’articolo 9, comma 2, lettere a), b) e c-bis), del decreto-legge n. 52 del 2021, nonché ai soggetti di cui all’articolo 9-bis, comma 3, primo periodo, del decreto-legge n. 52 del 2021”. Le leggi sono scritte così, rimandano alle norme precedenti. Ma che ansia. Dentro questa formulazione spaventosa, questa lingua agghiacciante, sono nascosti concetti in realtà abbastanza semplici per quanto contorti. C’è scritto insomma che il cosiddetto “Super green pass” viene esteso ad alberghi, feste, sagre, centri congressi, ristoranti all’aperto, impianti sciistici, piscine, centri sportivi e soprattutto mezzi di trasporto pubblico: solo i vaccinati potranno usufruirne. Lo sappiamo perché ce lo dice il governo (nel comunicato stampa distribuito dopo il Consiglio dei ministri) e poi perché qualche sapiente in grado di decrittare il codice babilonese della legge scritta italiana ha avuto il buon cuore di tradurlo per noi. Siamo costretti a fidarci. L’articolo 4, se possibile, è ancora più delirante. Ne pubblichiamo un estratto. Provate a leggerlo senza diventare scemi: “La violazione delle disposizioni previste dai commi 1 e 2 dell’articolo 1 e degli obblighi previsti dall’articolo 3 del presente decreto è sanzionata ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35. La violazione delle disposizioni previste dagli articoli 4, 5, 6, 7 commi 1 e 2, 8 commi 1 e 2, 11 comma 2, del decreto- legge 24 dicembre 2021, n. 221, continua ad essere sanzionata ai sensi del citato articolo 4 del decreto-legge n. 19 del 2020. Resta fermo quanto previsto dall’art. 2, comma 2-bis, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n.74”.
E così via. Qui si parla della “disciplina sanzionatoria”: le multe per chi infrange i nuovi obblighi. Gli altri articoli, appena meno cervellotici, ve li risparmiamo per carità di patria.
Occorre specificarlo di nuovo: questa neolingua oscena con cui si esprime lo Stato non se l’è inventata il governo dei Migliori, non è certo una responsabilità che si può attribuire a Mario Draghi. Eppure ricordiamo un’asperrima invettiva del celebre maestro di diritto Sabino Cassese, che ai tempi del governo Conte e dei suoi Dpcm auspicava “la colonia penale” per quelli che avevano scritto certe porcherie senza eleganza: “Ci vorrebbe la Siberia”.
Nessuno pensava che questi altri straordinari professionisti potessero scrivere testi più brutti e illeggibili, bisogna confidare che il professore li rieduchi tutti.