Corriere della Sera, 2 gennaio 2022
Il patriottismo sbagliato di Putin
Memorial, l’istituzione moscovita di cui un tribunale russo ha decretato la morte negli scorsi giorni, ha avuto per qualche decennio nella storia del Paese una parte molto importante e ammirevole. Fu creata il 28 gennaio 1989 e il suo primo presidente fu Andrej Sacharov, uno scienziato che aveva avuto un ruolo decisivo nella costruzione della bomba atomica e negli esperimenti nucleari degli anni successivi; ma era diventato negli anni seguenti (insieme alla moglie, Elena Bonner) un tenace paladino della pace, un coraggioso difensore dei diritti umani, una delle voci più critiche del regime. Elena Bonner non era da meno e si dimostrò col passare degli anni ancora più tenace e combattiva. Sacharov era stato esiliato a Nizhny Novgorod, una città nella zona del Volga, e condannato al silenzio, ma durante il segreteriato di Gorbaciov ricevette un giorno nella sua casa un tecnico che aveva avuto l’ordine di installarvi un telefono (sino ad allora gli era stato proibito). L’apparecchio squillò qualche ora dopo e Sacharov apprese dalla voce di Michail Gorbaciov che il suo esilio era finito. Tornato a Mosca si dedicò con Elena non soltanto alla difesa dei diritti umani e civili, ma anche alla ricerca dei luoghi (carceri e lager) che erano stati teatro dei peggiori crimini staliniani. Memorial fu fondato nel dicembre 1989, quasi un anno dopo la morte di Sacharov, e Elena Bonner morì nel giugno del 2011 a Boston, negli Stati Uniti, dove era divenuta molto popolare. Memorial intanto ha continuato a operare secondo i principi dei suoi fondatori ed è diventato un nemico di Vladimir Putin. Il presidente della Russia non è mai stato comunista e non difende Stalin. Ma la sua ideologia è il patriottismo e non può dimenticare che l’URSS fu una grande potenza, uno dei maggiori protagonisti della scena mondiale, mentre Stalin era la sua guida nella sua vittoriosa guerra contro Hitler. Putin ritiene che le iniziative di Memorial mettano in cattiva luce il suo Paese ed è convinto (non sempre a torto) che i nemici della Russia se ne servano per meglio screditarla agli occhi del mondo. Per sbarazzarsi degli eredi di Sacharov e Bonner, Putin ha voluto una legge con cui ogni istituzione che critica la storia sovietica deve «confessare» di essere «straniero» perché sostenuto finanziariamente da un altro Stato. Memorial, beninteso, non gli ha obbedito ed è caduto negli artigli di un magistrato putiniano. Il patriottismo di Putin può essere comprensibile e talora persino scusabile. Ma non quando sopprime una istituzione che ha avuto tanti meriti nella storia del suo Paese e non merita di essere zittita.