Corriere della Sera, 31 dicembre 2021
L’anno terribile di Zuckerberg
Si parte dalla fine. Mentre a Zuckerberg tocca ancora scusarsi per lo scandalo di Cambridge Analytica e per le interferenze sul voto, il nome dell’ultima tempesta porta quello di Frances Haugen, la ex dipendente che in ottobre ha denunciato al mondo come i prodotti di Facebook-Meta siano dannosi per la salute degli utenti – soprattutto quelli più giovani – tanto quanto le sigarette e gli oppioidi.
Annus horribilis per Facebook, forse anche peggio del precedente, sentenziano i media Usa. Talmente «horribilis» che secondo il Wall Street Journal, nell’ultimo consiglio di amministrazione, si è iniziato a ventilare l’ipotesi di un cambio ai vertici più senior della società. E non solo. A essere messe in discussione anche le decisioni del fondatore, tra cui il piano di creare una piattaforma Instagram per bambini e l’idea di cambiare nome alla società sbandierando un concetto – quello di metaverso – sul cui significato ancora molti si interrogano.
Non piace anche il tentativo di screditare il «nemico». I lobbisti di Facebook – la denuncia è sempre del Wall Street Journal – sono al lavoro per far passare Haugen grazie ai media di destra come un’«attivista di sinistra». O, peggio ancora, una «frontwoman» di una campagna architettata dal partito democratico e pilotata dall’ex presidente Obama. Tanto che Nick Clegg, vicepresidente degli affari globali della società ed ex vice primo ministro del Regno Unito, ha dovuto consigliare al suo datore di lavoro di adottare un approccio più sobrio.
Malumori serpeggiano anche nel consiglio di amministrazione. Se membri di lunga data come Peter Thiel e Marc Andreessen stanno ancora dalla parte di Zuckie, a fine novembre alcuni dei maggiori investitori di Meta hanno chiesto a Facebook di affrontare il tema sicurezza degli utenti. Ma si sono trovati davanti un Ceo sulla difensiva che non ha saputo dare risposte soddisfacenti.
Non benissimo per un anno iniziato con il disastro dell’assalto a Capitol Hill che ha portato alla luce il tema dell’hate speech e dello strapotere dei movimenti populisti, razzisti e no vax sui social ed è continuato con il dibattito politico in Stati Uniti, Regno Unito ed Europa per regolamentare e limitare i social, tanto più in tempi di pandemia. Da non dimenticare poi il blackout delle piattaforme del 4 ottobre che ha fatto scendere le azioni del 4,9%.
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Facebook ha chiuso il terzo trimestre del 2021 in crescita del 35% rispetto al 2020
Zuckerberg dovrebbe lasciare l’azienda per il bene della sua stessa creatura come ha fatto Jack Dorsey con Twitter? Secondo un recente sondaggio del Washington Post, il 72 per cento degli americani dice di fidarsi meno di Facebook che di ogni altra compagnia del tech, tra cui TikTok Amazon, Apple, Microsoft, Google. Ma le cose non vanno così male. Facebook ha chiuso il terzo trimestre del 2021, con ricavi per 29,01 miliardi di dollari, in crescita del 35 per cento rispetto ai 21,47 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. I costi operativi sono aumentati del 38 per cento a 18,59 miliardi. Inoltre l’utile per azione è salito da 2,71 a 3,22 dollari.
Diceva il poeta Khalil Gibran: il privilegio dei grandi è vedere le disgrazie da una terrazza. E se per Zuckerberg l’anno che sta finendo non è stato dei migliori, di sicuro il suo patrimonio da 129 miliardi di dollari gli garantisce ancora un belvedere degno di questo nome.
Ma anche per quanto riguarda la terrazza non tutto fila liscio. Poche settimane fa il miliardario ha sborsato 17 milioni di dollari per acquistare altri 44 ettari da aggiungere alla sua tenuta nelle Hawaii, terre che comprendono un bacino secolare la cui diga si è rotta nel 2006 rilasciando 400 milioni di litri d’acqua e togliendo la vita a sette persone. Un capriccio che potrebbe rendere ancora più malvista la presenza del miliardario nel 50esimo Stato. Nel 2017, Zuckerberg aveva intentato una causa contro le famiglie che rivendicavano la titolarità di terreni all’interno della sua proprietà. Allora è finita che gli hanno dato del «neocolonialista». Per il 2022, meglio non scommettere.