Avvenire, 31 dicembre 2021
Usa, il baby boom sta decollando
L’atteso baby boom post-pandemia nel 2021 non si è mai materializzato. Ma forse è solo in ritardo. Alcuni dati puntano a un rinnovato desiderio delle coppie americane di avere figli, il prima possibile. Per cominciare, le nascite sono già aumentate. Lo scorso giugno è nato il 3,3% di bam- bini in più rispetto al giugno precedente, il massimo dal 2013. Intanto la società Nielsen si è accorta che le vendite di test di gravidanza sono cresciute del 13% rispetto allo scorso anno. E, per un prodotto che si vende più o meno di anno in anno, con cambiamenti al massimo del 2%, il balzo potrebbe indicare che un alto numero di adulti sono desiderosi di diventare genitori. Un recente sondaggio della Bank of America, infine, ha scoperto che l’11,3% dei Millennials (il dato più alto in due ani) è già in attesa di un bambino o spera di esserlo presto. I picchi nei dati sono ancora più visibili sullo sfondo del crollo di nascite registrato durante la pandemia. Dal 2019 al 2020, infatti, negli Stati Uniti sono venuti al mondo meno bebè ogni mese. Il calo maggiore, del 6%, si è verificato nella seconda metà del 2020, quando gran parte del Paese era in lockdown, rispetto a un calo del 2% per la prima metà dell’anno, secondo i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie. In definitiva, il tasso di natalità negli Stati Uniti ha messo a segno il calo più netto in quasi mezzo secolo.
Qualche indicazione di un possibile ritorno delle cicogne allora è balsamo per le orecchie dei demografi, che si domandavano se il crollo – tipico dei periodi di turbolenza economica ed accentuato dalla crisi sanitaria globale – sarebbe continuato a lungo termine. «Noi abbiamo aspettato un po’ di più per avere il terzo figlio – spiega Maida Hughes, incinta di cinque mesi in New Jersey – a causa delle incertezze della pandemia e dei rischi di chiusure degli asili. Ma abbiamo deciso che non potevamo aspettare ad oltranza. Non sappiamo quando tutto questo finirà». In effetti alcuni esperti, come la demografa Jennifer Sciubba, interpretano il baby boom in arrivo proprio come un desiderio di recuperare il tempo perduto. «Alcune persone
hanno rimandato e ora sono stufe di rimandare», dice Sciubba, che legge i dati recenti come un segno di maggiore ottimismo da parte della generazione che va dai 18 ai 35 anni. Ma l’esperta esita, per ora, a credere a un’inversione della tendenza decennale al declino delle nascite, caratterizzata dalla scelta di aspettare ad avere figli fino a un’età più avanzata, quando la fertilità è inferiore. Un andamento generale che a suo dire dipende meno dalle fluttuazioni della congiuntura economica che da «un cambiamento nei valori e negli stili di vita di sempre più donne».
Negli ultimi 15 anni, infatti, il tasso di fertilità totale – vale a dire il numero di nati vivi che una donna ha nel corso della sua vita – è crollato da 2,12 a 1,64, ben al di sotto del tasso di sostituzione naturale di 2,1. Resta allora da vedere se il baby boom in arrivo sarà abbastanza per far rivedere quei numeri al rialzo. Di certo gli Stati Uniti hanno bisogno di giovani. Secondo il censimento Usa, infatti, la popolazione americana è cresciuta solo dello 0,1% da luglio 2020 a luglio 2021. È il risultato di gravidanze ritardate e di immigrazione limitata. Ma, soprattutto, dei morti per Covid.