ItaliaOggi, 31 dicembre 2021
Periscopio
La stampa italiana è troppo autoreferenziale. Si parla addosso, anziché rivolgersi al lettore. È logorroica. Ed è molto parziale. Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
Credevamo d’esserne quasi fuori, e rieccoci nella sacca del Covid. Contagiati, dicono, sono soprattutto i bambini, senza, grazie a Dio, conseguenze gravi. Ma le madri passano la mano sulla fronte del figlio, che scotta, e non sono del tutto tranquille. Non tranquille come due anni fa, quando bastava un antibiotico. Sono diventate, le mamme del Terzo millennio, di colpo vicine alle loro nonne e bisnonne, che della guarigione di un figlio non avevano certezza. Marina Corradi, scrittrice (Avvenire).
Io ho sempre criticato la cultura di destra per cercare di migliorarla. La vorrei liberale, liberista, libertaria e magari un po’ libertina, ma la vedo ingessata nel tradizionalismo. Giordano Bruno Guerri, storico e presidente del Vittoriale. (Francesco Specchia). Libero.
L’Assemblea costituente avrebbe una garanzia di successo. Alla fine avremmo una seconda Costituzione e una vera seconda Repubblica. Con il massimo coinvolgimento democratico. Il popolo vota due volte, quando elegge i 75 componenti e quando ne giudica il testo da loro predisposto. Ci sarà la libertà dell’Assemblea da condizionamenti di parlamento e governo. I 75 decidono per il futuro secondo le loro idee soltanto. Marcello Pera, ex presidente del Senato . (Fausto Carioti). Libero.
«E’ ridicolo» paragonare le piazze contro il green pass e gli atti di teppismo contro la sede della Cgil alle azioni squadriste del 1921 che segnarono l’ascesa del fascismo in Italia, «il fascismo non c’entra nulla», dice Giovanni Orsina, storico della Luiss-Guido Carli e direttore della School of government dell’università romana, «c’entra invece la scontentezza del Paese, acuita dalla pandemia, dentro la quale si agita un certo ribellismo, e in questo si innestano gruppi politici organizzati che cercano di cavalcare la protesta. Dentro questo terzo cerchio troviamo una robusta presenza neofascista. Ma è la matrioska più piccola, ce ne vuole per dire che siamo in presenza di un pericolo fascista». Giovanni Orsina. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Vedremo se la concretezza del draghismo (cioè di un’azione di governo portata all’asciutta concretezza e allo studio dei dossier, piuttosto che alla retorica e all’esibizionismo dei leader ) diventerà un metodo e una postura consolidata per i governanti italiani. Oppure se il draghismo sarà solo una parentesi di cui aver nostalgia. Luigi Chiarello. ItaliaOggi.
Il 31 marzo 2017 l’allora presidente Usa, Donald Trump, dalla più grande portaerei statunitense ha dichiarato: «L’America è il Paese che, coraggiosamente, porterà il mondo nel futuro». E il suo successore Joe Biden il 6 giugno di quest’anno (2021) prima di partire per l’Europa e partecipare ai summit dell’Unione Europea, del G7 e della Nato ha dichiarato: «Gli Stati Uniti devono guidare il mondo da una posizione di forza». Due dichiarazioni sorprendentemente simili da parte di due presidenti presentati come antagonisti irriducibili. Pino Nicotri “America is back!”. Nexus Edizioni.
Un primo distinguo giunse da Pier Paolo Pasolini che delle Botteghe Oscure era intellettuale organico (nel gergo di allora). Dopo uno scontro violento alla facoltà romana di Architettura, a Valle Giulia, tra poliziotti e studenti (in maggioranza di destra ma altri emuli di Che Guevara) Pasolini prese le parti degli agenti “figli di poveri”, contro “i figli di papà, prepotenti e ricattatori”. Non che l’articolo, scritto in forma di litania, fosse un granché ma sottolineò che era andata in scena una lotta di classe a parti invertite: il proletario si batteva per l’ordine, il ricco per la rivoluzione. Era un’avvertenza al Pci a non stare al gioco dei giovani leoni che per capriccio davano fuoco alle aule e, tornati per pranzo a casa, erano serviti da camerieri in polpe. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.
Questa è la foto: ma fuori dall’inquadratura che cosa resta? La categoria della fortuna, come quella dell’eroismo, è scivolosa, impedisce una vera riflessione storica. Impedisce di chiedersi: per che cosa combatterono i soldati italiani ad El Alamein? Per quale Italia? Ad esempio, se Rommel avesse sfondato a El Alamein, e avesse preso l’Egitto, che cosa sarebbe stato della fiorente comunità ebraica (70mila persone) che all’epoca viveva lì? Sarebbe stato ancora giusto e valoroso morire come leoni nel deserto per mandare altri innocenti ad Auschwitz? Sarebbe bello un giorno poterne ragionare laicamente, senza paraocchi ideologici, davanti a quei monumenti, davanti a quel valore. Maurizio Pilotti. Libertà.
Mio padre, scalpellino di sampietrini, era in realtà più intellettuale di molti intellettuali. Alla sua età aveva capito che il fascismo era il fascismo mentre Pirandello e un po’ anche Croce non lo avevano capito. Difficile a quell’età essere più consapevoli di così. Per questo mi viene sempre naturale chiedermi quanto siano davvero intelligenti gli intellettuali. Alfonso Belardinelli (Nicola Mirenzi). Huffington Post.
Roma non era Hollywood, anche se in quegli anni le somigliava. Mi appostavo sotto le case dei registi famosi, frequentavo i luoghi dove sapevo che sarebbero andati. Ma non era facile. Ne ho fatti di provini e ti assicuro che restavano ammaliati dalle mie performance. Una volta incrociai a piazza Navona Orson Welles, camminava con passo monumentale e un grosso sigaro stretto tra due dita a forma di salsiccia. Gli dissi che amavo i suoi capolavori, che ero un attore e che volevo lavorare nel suo cinema. E lui secco: io no. In un’altra occasione inseguii Jean-Luc Godard per Roma. Fu Lou Castel a dirmi che era il genio della Nouvelle Vague. Lo raggiunsi, gli dissi in un buon francese le stesse cose che avevo detto in un pessimo inglese a Welles. Fu sprezzante, infastidito, e lo mandai a quel paese. Alessandro Haber, attore. Antonio Gnoli. La Repubblica.
L’amore per Silvio Capitta, in arte Silvio Testi, arriva prima, a Fantastico. Mi è piaciuto subito, ma in quel momento non poteva scattare nulla: mi stavo giocando l’opportunità della mia carriera, non avevo in testa altro. Poi ci siamo persi e quindi ritrovati: lo volli con me quando andai in Fininvest, lavorò anche alla celebre sigla La notte vola. Quando si sta bene insieme, possono venire solo cose belle. Insomma, io ero libera, lui si liberò. Il 3 agosto abbiamo festeggiato 30 anni di matrimonio. Lorella Cuccarini, show girl (Candida Morvillo), Corriere della Sera.
La volontà, se non può tutto, può tutto il possibile. Roberto Gervaso, scrittore.