il Giornale, 31 dicembre 2021
Houellebecq intervistato da Le Monde
Mai l’avrebbero pensato i suoi lettori, ma Michel Houellebecq, scrittore francese di grido, di moda, e ormai da premio continuo, è diventato buono. Forse lo è sempre stato. Difficile dire che lo abbia rivelato per motivi pubblicitari, a pochi giorni dall’uscita del suo romanzo Annientare (il 7 gennaio, in Italia per La nave di Teseo). Di pubblicità non ha bisogno, ogni sua opera gode del beneficio di aspettative altissime. E infatti può permettersi l’uscita postfestiva, come è concesso a pochi (per esempio la Rowling di Harry Potter).
In un’ampia intervista a Le Monde, di cui è stata pubblicata la prima parte, dice che «sono i buoni sentimenti a fare la buona letteratura». Non il senso del Male, quindi, come tutti credevamo e come lui stesso ci aveva autorizzato a pensare nei suoi precedenti sette romanzi, fitti di predatori sessuali, sfruttatori del Terzo Mondo, dominatori musulmani, spacciatori di psicofarmaci e nichilisti di ogni specie. Questa volta, anziché épater le lecteur, il vecchio Michel rischia di commuoverlo. Definisce «mediocri» autori francesi come Drieu La Rochelle e Paul Morand, secondo lui troppo attratti dal fascino della trasgressione. Rivela la sua attrazione antica per Hans Christian Andersen e le sue fiabe.
Il tabagista erotomane e mezzo alcolizzato Houellebecq, che sempre è apparso compiaciuto di esserlo, cede il passo a un signore assai più incline a rivolgersi al lato tenero e sentimentale del pubblico, pur non rinunciando a qualche stoccata nei confronti di giornalisti isterici, donne in preda a forzate pratiche di maternità e cultori della morte imposta ad anziani ritenuti inutili, in quanto non più produttivi.
Un mondo non perfetto, certo. Tutt’altro, visto che terroristi e assassini imperversano, alcuni perfino in odore di satanismo. Però non del tutto ingiustificatamente. Forse abbiamo finalmente una risposta all’odio e all’estinzione dell’Occidente. Il suicidio di massa? Macché. L’amore. Coniugale. Filiale. Paterno. L’amore per la vita, la pietas, l’altruismo. Il sogno, perfino. Nell’intervista, lo scrittore rivendica la forte spinta all’immaginazione data dall’attività onirica, e non in un’accezione freudiana, ma piuttosto spirituale. In questo rinunciando alla premeditazione della scrittura. «A un certo punto devi adottare il presupposto irrazionale che i personaggi agiscano da soli». Il cinismo gelido delle profezie apocalittiche si inchina ora a una speranza nelle qualità positive dell’uomo.
Anche gli stessi terroristi di cui dicevamo fanno parte di organizzazioni che hanno i loro buoni motivi per esistere. Agiscono in favore di una visione ecologica del mondo. Cercano di fermare l’immigrazione perché la ritengono quella che di fatto è: l’importazione di nuovi schiavi destinati ad abbassare il prezzo della manodopera. Si oppongono alle tecniche di fecondazione assistita, ree di favorire un’idea artificiale e disumanizzante della famiglia, e in ultima istanza della società stessa.
In Annientare abbiamo perfino un politico ambizioso, ma capace, e addirittura onesto, Bruno Juge, ispirato alla figura di Bruno Le Maire, attuale ministro dell’Economia e delle Finanze. Il quale, anche lui intervistato da Le Monde, non riesce a nascondere il compiacimento per essere stato tratteggiato con tanta benevolenza. Un politico di alto livello degno di stima. Qualcosa a cui non siamo abituati da tempo. A meno che Houellebecq non sia egli stesso un genio del Male, in missione sulla Terra per conto del Demonio (e perché mai darlo per escluso?), meglio di così non si poteva immaginare. Auguri.