Domani, 30 dicembre 2021
Tutti gli affari di Fali Ramadani
Come se fosse un rischio d’impresa. Il signor Ramadani Abdilgafar, 58 anni, meglio conosciuto come Fali, entra nel mirino della magistratura italiana e della Guardia di finanza ma ciò succede senza provocargli turbamento.
Da anni è al centro di inchieste giudiziarie e giornalistiche. Gli sembrerà un effetto collaterale del suo essere parte della nuova classe dominante del calcio globale: i super agenti. Soggetti che il mercato hanno smesso di mediarlo perché lo creano.
Nazionalità nord macedone ma origini albanesi, Ramadani – che in Italia rappresenta tra gli altri Federico Chiesa, Kalidou Koulibaly e Samir Handanovic, ma è anche l’agente di Miralem Pjanic – domina uno dei mercati più complessi (eufemismo) del calcio globale: il vasto quadrante ex jugoslavo. Qui il signor Fali si è radicato nonostante il trasferimento in Germania, dove mentre muoveva i primi passi da agente di calciatori intraprendeva una breve carriera da ristoratore.
L’OMBRA DELLE TPO
In Germania Ramadani ha fondato l’agenzia Lian Sports, che ha spostato la sua sede legale a Malta. E sempre da quelle parti è stato coinvolto, per la prima vola, in vicende oscure. La più clamorosa riguarda i fratelli Burim e Bashkim Osmani, uomini d’affari kosovari di origine albanese chiamati in causa per il quasi dissesto della Volksbank Lauenburg.
Una storia di prestiti concessi troppo allegramente, di cui secondo l’accusa i fratelli Osmani avrebbero beneficiato attraverso dei prestanome.
Ramadani, che dalla vicenda è uscito indenne, è sospettato di essere uno dei prestanome. Durante il processo si è parlato di un sacchetto di plastica con dentro un milione di euro in contanti che gli bsarebbe stato affidato presso lo studio di un notaio amburghese.
Una cifra che, secondo Bashkim Osmani, doveva servire a comprare diritti economici di calciatori in ex Jugoslavia, non a finanziare (come sosteneva l’accusa) una mega speculazione edilizia a Skopje, attuale capitale della Macedonia del Nord.
Rimane un dato che retrospettivamente suona molto interessante: quando nel 2003 quella somma viene messa nelle mani di Ramadani, il mercato delle third party ownership (Tpo, formula messa al bando dalla Fifa soltanto nel 2015 e con molta fatica) è pienamente attivo nell’est Europa.
All’epoca il futuro super agente è già al centro di almeno un altro paio di vicende. E in entrambi i casi viene coinvolto l’ex calciatore Volker Graul, convertito alla carriera di agente. La prima riguarda l’uso sospetto dei fondi del Bayer Leverkusen fatto dall’allenatore manager Reiner Calmund. Che nel 2003 avrebbe versato ben 580mila euro a Graul, con lo scopo di acquisire opzioni di calciatori slavi.
Non si parla chiaramente di Tpo ma se ne sente l’olezzo. L’altro caso chiama in causa il Coblenza, squadra che all’epoca militava nella Serie B tedesca e si affidava al signor Fali per fare shopping di calciatori nelle terre slave.
La non trasparente gestione delle contrattualizzazioni dei giocatori porta il Coblenza a una penalizzazione di 8 punti e nei giorni in cui ciò avviene vi è molta polemica sul fatto che Ramadani sia diventato un agente di riferimento del club e sulle commissioni che gli vengono pagate.
DA JÜRGEN A PINI
Ciò che più conta nella costruzione della rete di Fali Ramadani è il capitale di relazioni. Un’amicizia solida è quella col tedesco Jürgen Röber, ex calciatore e poi allenatore che infine si converte alla carriera dirigenziale.
Ma la più importante in assoluto è con Pini Zahavi, il super agente israeliano più potente al mondo che lo considera una sua creatura. Per mettere in fila gli affari comuni tra Zahavi e Ramadani bisognerebbe scrivere un libro. Meglio limitarsi a ciò che riguarda due club calcistici: l’Apollon Limassol e il Royal Excel Mouscron.
L’Apollon Limassol è un esempio perfetto di ciò che viene definito “bridge club”. Una società che acquisisce calciatori di alto potenziale senza mai utilizzarli, ma soltanto per rivenderli e far transitare il denaro. Un modo perfetto per aggirare il bando contro le terze parti.
I documenti divulgati da Football Leaks spiegano diffusamente il meccanismo di circolazione dei calciatori e del denaro innescato attraverso l’Apollon. I diritti economici di giovani e quotati calciatori dell’est Europa vengono acquisiti dal club cipriota che poi li rivende a club dell’Europa occidentale a cifre rilevanti.
E nella selezione di questi calciatori interviene Ramadani, dato che molti fra questi provengono dalla Serbia. Di questo giro fanno parte Luka Jovic, Andrija Zivkovic, Nikola Maksimovic (attualmente al Genoa dopo avere giocato nel Torino e nel Napoli), Mijat Gacinovic, Marko Pavlovski, Nikola Aksentijevic e il rumeno Cristian Manea.
Per il trasferimento di quest’ultimo viene pagata una consulenza da un milione di euro a una società maltese denominata Dito Trading. Il cui indirizzo è il medesimo di Lian Sports. Quanto a Zahavi, sempre stando alle rivelazioni di Football Leaks, c’era lui dietro una società cipriota denominata Sliva Trading, proprietaria del 16 per cento dell’Apollon Limassol.
Da un azionariato all’altro, Zahavi ci ha provato anche in Belgio col Royal Excel Mouscron. Nell’estate 2015 ha comprato il 90 per cento del club attraverso un fondo d’investimento maltese denominato Gol Football Limited.
Un anno dopo ha venduto per una questione di incompatibilità. Il soggetto compratore, per la bella cifra di 10 euro, era Latimer International Limited, il cui azionista si chiama Adar Zahavi. Nipote di Pini. Quindi il club è entrato nell’orbita di Ramadani con la nomina dello svizzero Marc Rautenberg nel consiglio del club e di Jürgen Röber nel ruolo di direttore sportivo. Il problema è che anche Rautenberg era un agente della Lian Sports e dunque il problema dell’incompatibilità si è ripresentato.
Le polemiche sono proseguite fino a quando il club belga è stato ceduto. Ma all’inizio dello scorso ottobre la vicenda ha avuto uno sviluppo giudiziario con l’incriminazione di Pini Zahavi da parte della magistratura belga. Le ipotesi di reato sono falso, frode e riciclaggio. Al centro dell’inchiesta è il modo, che si sospetta fraudolento, con cui il Mouscron ha ottenuto durante quegli anni la licenza per partecipare al campionato.
DALLA SERBIA A MAIORCA PER FIRENZE
Da anni i migliori calciatori provenienti dal Partizan Belgrado e diretti verso i campionati dell’Europa occidentale passano dalle mani del signor Fali. La stampa specializzata serba sostiene che questo rapporto si sia rafforzato con l’arrivo sulla panchina del Partizan, nel 2005, di un allenatore chiamato Jürgen Röber Coincidenze.
Ramadani ha ottimi legami anche col club rivale del Partizan, la Stella Rossa. Questo grazie al rapporto col presidente del club, Zvezdan Terzic. Che è cognato di Milan Damjanac, socio del signor Fali in Lian Sports.
In Serbia e poi in Croazia il signor Fali è inarrestabile. Da lì costruisce una catena di distribuzione che in Italia trova una partnership privilegiata con la Fiorentina della famiglia Della Valle. Molti calciatori di alto livello (Jovetic, Savic, Nastasic, Milenkovic, Vlahovic fra gli altri), ma anche una sequela di mezze figure (Gulan, Hanuljak, Fruk, Antzoulas, Milic, Marin) inserite nel pacchetto e in qualche caso transitate dal Mouscron.
A un certo punto il rapporto con la società viola si fa talmente stretto da portare a Firenze, come dirigente, il portoghese Pedro Pereira. Che dopo un anno di permanenza in città viene arruolato da Lian Sports. E in quel ruolo, nel 2018, incassa laute commissioni per intermediazioni dalla società di cui fino a due anni prima era stato dipendente. Lo fa per conto di Primus Sports, la nuova denominazione della filiale irlandese di Lian Sports.
Il penultimo incidente della serie, prima che del provvedimento di perquisizione da parte della procura di Milano, è avvenuto in Spagna. A febbraio 2020 il signor Fali e il socio Damjanac sono stati oggetto di vaste perquisizioni a Maiorca, dove trascorrono gran parte del loro tempo.
Al centro delle indagini non solo gli affari di calciomercato, ma soprattutto uno shopping immobiliare un po’ troppo appariscente. La stampa spagnola ha avanzato il sospetto di riciclaggio. Di quell’indagine non si è più saputo nulla. Il tempo dirà.