La Stampa, 30 dicembre 2021
Baerbock, un marito a tempo pieno
Era tutto previsto. Ma certo quando accade è diverso. Il marito della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha effettivamente lasciato il suo incarico presso il gruppo Deutsche Post Dhl per permettere alla moglie di svolgere il suo compito fino in fondo assumendosi in prima persona la cura delle due bambine di 6 e 11 anni. Tutto come concordato da mesi con la moglie ed ex co-leader dei Verdi, ora prima donna a capo della diplomazia tedesca. Lo ha confermato un portavoce del gruppo per il quale il marito, Daniel Holefleisch, 48 anni, lavorava alla rivista femminile Bunte: «Non è più operativo per la Deutsche Post Dhl già dal luglio 2021».
Già in estate la campagna elettorale era fitta di impegni per la 40enne co-leader dei Verdi tedeschi che ha girato centinaia di centri piccoli e grandi in Germania. Lo scorso giugno Baerbock del resto aveva dichiarato in un’intervista a Bild che la decisione della sua candidatura alla cancelleria era stata concordata in famiglia e aveva ammesso con realismo: «Se assumerò un posto di governo, è chiaro che mio marito non continuerà il suo lavoro in questo modo». «Le mie figlie sanno dove sono il mio cuore e la mia casa – ha detto Baerbock – ma naturalmente questo non funziona senza una divisione dei compiti: mio marito si assume la piena responsabilità e il lavoro a casa», aveva proseguito l’allora deputata dei Verdi, pragmatica. «Si prenderà una pausa da agosto e sarà a casa a tempo pieno, anche per essere presente come padre quando la nostra figlia minore inizierà la scuola».
Detto, fatto. Niente di strano, in teoria. Da secoli le mogli sostengono i mariti nella carriera. Come recita la storiella che amava raccontare il premio nobel italiano Franco Modigliani: un uomo chiede alla moglie, mentre aspettano ad una pompa di benzina: «Cara, sei fiera di aver sposato un nobel come me e non un benzinaio come lui?». E lei: «Caro, ma tu lo sai che se avessi sposato lui, non saresti tu il premio nobel?».
L’esperienza del marito di Baerbock non è frequente, ma non è un unicuum in politica. Nel 2019 l’ex leader spagnolo di Podemos, Pablo Iglesias, ha deciso di usufruire di un periodo di congedo parentale dopo la nascita dei due gemelli nati prematuramente e frutto del matrimonio con la deputata del suo stesso partito, Irene Montero. In quel caso l’ex ministro del governo Sanchez, subentrato alla cura dei piccoli dopo il periodo di allattamento, aveva lasciato per un periodo la guida del partito alla sua compagna, già capogruppo in Parlamento e deputata dal 2016.
Un sostegno attivo alla vita politica della compagna, la premier neozelandese Jacinta Ardern, è arrivato anche dalla star tv neozelandese di documentari sugli animali e futuro «first husband» Clarke Gayford. Per esempio quando ha accompagnato Ardern a New York, permettendole di partecipare all’assemblea generale delle Nazioni Unite, cullando la loro figlioletta Neve di pochi mesi seduto tra le poltrone dell’edificio dell’Onu.
Ma la verità è che l’impegno dei padri a sostegno delle mogli in politica è proporzionale all’ingresso lento e recente delle donne in politica. Per la legge della probabilità, tante più donne con figli occuperanno ruoli di rilievo nella sfera pubblica, tanto più saranno normali scelte come quelle del marito della ministra degli Esteri tedesca. E di conseguenza meno frequente sarà la domanda che tanto irrita la deputata cristiano-sociale Dorothee Baer: «Come concilia un mandato al Bundestag con tre figli?»; «Mi chiedo perchè nessuno faccia la stessa domanda a mio marito», usa rispondere l’ex sottosegretaria al digitale, parlando del marito, politico della Csu a Bamberg, in Baviera. Intanto che la transizione avanza, i nonni continuano ad essere una cinghia di trasmissione imprescindibile. Se non si vuole arrivare a scelte drastiche come la rinuncia al proprio incarico, l’unica è contare sul sostegno di quei genitori che si mettono a disposizione dei figli e soprattutto delle figlie.