Il Messaggero, 29 dicembre 2021
La lezione di amore del maestro d’orchestra
Esibizionismo o romanticismo? This is a question! Una proposta di matrimonio consumatasi dal palco di un teatro è in re ipsa plateale. Ma se a farla è un direttore d’orchestra nei confronti di una sua orchestrale è qualcosa di più. È il loro luogo di fatica, le ore trascorse insieme, tra spartiti che possono essere routine anche nella loro bellezza, ad ogni modo è casa. Certo tutto è avvenuto non durante le prove, ma nel clou di una serata speciale. Natalizia.
Tra un bis e l’altro di brani famosi, arie riconoscibili, inserti di danza. E poi il direttore ripone la bacchetta, usa parole anche un po’ ridondanti sul concetto di famiglia, ma ci crede. Si sente che ci crede. In quel preciso istante, il silenzio è mistico, l’orchestra non è nascosta nel golfo, è protagonista sul palco. E mai il pubblico avrebbe sospettato lo spettacolo nello spettacolo.
Mai il pubblico avrebbe pensato di potersi emozionare ancora così tanto dopo aver ascoltato musica, struggente come allegra. E poi Matteo si rivolge ad Annamaria, la flautista e glielo chiede: «Vuoi sposarmi?». Lei si alza, sorridente, va a dirgli di sì sul proscenio. E si baciano. Un collega sale sul podio ed invita l’orchestra ad intonare il Waltzer dei fiori di Ciajkovskij. Tutto organizzato a meraviglia. Una raffinata proposta in musica per una musicista.
IL SÌ IN CORSIA
Solo pochi giorni fa: «Mamma, vuoi sposare il mio papà?». «Sì». Poteva rimanere segreta, riservata la storia d’amore a lieto fine di Simona e Antonio, una coppia di ragazzi che vivono contestualmente alla nascita di Cosimo la proposta di matrimonio di lui a lei, nel reparto di Ginecologia dell’ospedale San Pio di Castellaneta in provincia di Taranto, con tanto di anello? Il piccolo Cosimo fa da ambasciatore per il suo papà con un messaggio scritto sul piccolo body, al quale Simona risponde segnando una croce con il sì. Simona aveva avuto dei problemi di salute e una gravidanza delicata, con alcune complicazioni mediche e un parto cesareo difficile. Questo è molto romantico. E molto social. Lo sappiamo che sono immagini destinate ad Instagram, Facebook, al web che le rende virali, ma il romanticismo veste gli abiti dell’epoca che attraversa. Non per questo non è egualmente sinfonico. Anzi, lo è di più, vedendolo recuperato tra le ceneri di una pandemia che non finisce. Tra lo sbando, la sfiducia, paura, dubbio, buio, intolleranza, indifferenza. Disoccupazione o occupazione precaria, non bastevole per andare avanti. Tra teatri vuoti, ristoranti in bilico, vetrine abbassate per sempre.
IL RISCATTO DEI PICCOLI GESTI
E se fosse questo il momento perché gli uomini chiedano a se stessi di cedere parte della loro ferita economica e sociale alle donne? Di consegnarla nelle loro mani, di ammettere che bisogna riprogettare in due? E se fosse il momento per gli uomini di chiedere alle donne di sposarle e fare un figlio con la dolcezza di uno spartito di Beethoven? Disperato e romantico.
E per usare le parole del pontefice di ribaltare quest’inverno demografico che svuota le culle in Italia. Facciamo di tutto per vincerlo. È contro le nostre famiglie, contro la Patria, contro il futuro?
E poiché il futuro è donna perché è lei che dà la vita, non sarebbe questo il momento di posare le armi da parte di entrambi e recuperare quell’afflato fatto di tradizione, retorica, liturgia, parole anche trite, gesti antichi e dire l’uno all’altro «Mi vuoi sposare Si lo voglio ?» e che il mondo assista pure. Sia testimone di nozze, e di vita. Sia il coro che giudica e vigila. Sia partecipe di uno nuovo speciale Pnrr, piano nobile di ripresa e romanticismo.