il Fatto Quotidiano, 29 dicembre 2021
Tutti i viaggi d’affari di Renzi nel 2021
Per viaggiare ha rinunciato a sedute parlamentari, ha fatto acrobazie tra i divieti per il Covid, ha sfidato ogni imbarazzo dando l’impressione di partecipare a lussuose conferenze e kermesse anche solo per il gusto di provocare. Oltreché per far lievitare quel conto in banca che meno di quattro anni fa sbandierava con orgoglio in televisione, vantandosi di essere rimasto povero tra gli arricchiti della politica.
Un paio di settimane fa, abbiamo dato conto dell’ultima impresa araba di Matteo Renzi, volato negli Emirati per minacciare che un giorno, chissà, potrebbe anche “tornare al governo”. Ma riannodare i fili dell’ultimo anno consente di riguardare dall’alto un mosaico del tutto inusuale per chi ricopre incarichi politici di rilievo: Renzi ha collezionato impegni in undici Paesi diversi, senza contare gli incontri a cui, maledetto virus, ha partecipato via Zoom.
In origine fu Bin Salman, il principe saudita definito “un amico” e omaggiato da Renzi in piena crisi di governo. È il 26 gennaio: Matteo vola a Riyad per un evento del FII Institute, un organismo legato a un fondo sovrano dell’Arabia Saudita che lo paga fino a 80mila dollari lordi all’anno. Renzi dipinge un Paese-locomotiva di un “Nuovo Rinascimento”, confessa al principe Bin Salman – accusato dalla Cia di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Khashoggi – di “invidiare il costo del lavoro” saudita. Tornato in Italia, rivendica tutto quanto, senza chiarire però molti aspetti dei suoi interessi personali in Medio Oriente.
I dubbi aumentano quando il 6 marzo, il senatore semplice di Scandicci atterra a Dubai per un mai chiarito fine settimana negli Emirati: Renzi giura di essersi pagato tutto da sé e assicura di non essere andato in vacanza – anche perché le normative anti-Covid lo vietano –, ma non spiega chi abbia incontrato. Di certo c’è che due giorni dopo, come rivelato da La Stampa, l’ex premier torna in Italia in aereo con l’amico di sempre Marco Carrai. L’Italia si divide tra zone rosse, arancioni e gialle, ma Renzi è una trottola. Il 22 marzo è in Senegal, dove vede il presidente Macky Sall e l’ex premier inglese Tony Blair, accompagnato da alcuni imprenditori italiani. Passa una settimana e Renzi viene paparazzato nel paddock del Gran premio di Formula 1 del Bahrein: è il 28 marzo e Matteo si gode lo show in compagnia di Jean Todt.
L’attenzione sugli spostamenti di Renzi cresce e lui preferisce calare il ritmo. O forse è solo più bravo a far perdere le tracce, fatto sta che tra la primavera e l’estate si gode le vacanze tra Ischia e la Sardegna – dove è ospite sullo yacht di un emiro del Qatar – e gira l’Italia per presentare il suo libro, anche a scapito dei lavori del Senato. Ma le conferenze sono un richiamo troppo forte. Il 12 luglio, Renzi partecipa a distanza al Free Iran World Summit, snocciolando buoni consigli sulla “fine della violazione sistematica dei diritti umani da parte del regime iraniano”. Il 22 luglio ecco invece la Turchia, dove Renzi officia i Menaa Best Brand Awards insieme a ospiti di ogni tipo: l’ex tennista Boris Becker, l’ex arbitro Pierluigi Collina, l’ex calciatore Clarence Seedorf. Ma è dopo le Amministrative di inizio ottobre che il leader di Italia Viva si dedica quasi a tempo pieno alle relazioni internazionali. Il 18 ottobre è ad Atene a un forum organizzato dall’Economist. Il 26 ottobre è in Baviera per l’Unternehmertag, un raduno esclusivo di manager, lobbisti, politici e imprenditori organizzato dalla Mountain Partners, colosso svizzero che investe in start-up in tutto il mondo. Il giorno dopo, in Italia, il Senato vota per affossare il ddl Zan sull’omotransfobia, ma Renzi ha altri programmi. Nelle stesse ore si sposta dalla Germania a Riyad, dove lo aspettano i suoi colleghi del FII Institute per un altro tuffo nel Rinascimento saudita. Mezza Italia – quella che chiedeva la legge Zan – insorge, ma lui se ne frega: “Legge affossata? La colpa è di Pd e M5S”. Neanche il tempo di tornare in Italia che Renzi riparte: questa volta va a New York perché nel frattempo si è scoperto che Matteo è entrato nel consiglio di amministrazione di Delimobil, società di car sharing con sede in Lussemburgo e attiva in Russia. L’azienda vuole quotarsi in Borsa a Wall Street e ha arruolato Renzi per il grande salto. Lui, al Racket & Tennis Club di Manhattan, fa lo splendido: “Qui chi investe è stimato, in Italia lo attaccano”. Il 6 novembre, due giorni dopo, Matteo dovrebbe intervenire al Global Baku Forum, in Azerbaigian, ma un imprevisto dell’ultimo minuto fa saltare tutto. Tra il 9 e il 10 novembre Renzi è di nuovo in aereo. Nessun nuovo incarico, ma la presentazione a Parigi e a Bruxelles del libro Controcorrente, perfetta occasione per rinsaldare i rapporti con gli alleati europei. E siamo a un mese fa. Proprio mentre il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è a Dubai in visita all’Expo, Renzi si presenta a due passi dai padiglioni per una conferenza.
Qui parla del “governo del futuro” e attacca di nuovo Giuseppe Conte: “Sono sicuro che Renzi sia qui per i suoi business, le sue cose, quindi non ci incontreremo”, taglia corto Di Maio. Dal Forum negano ogni pagamento all’ex premier, che però negli Emirati Arabi tornerà presto. Prima c’è ancora da sistemare qualcosa in Russia, dove Renzi vola per “un incontro di routine” – come spiegano al Fatto fonti di Delimobil – “con il dottor Vincenzo Trani, presidente e consigliere di Delimobil”. Non è finita. La Formula 1, si sa, è una vecchia passione del leader di Iv. Che infatti il 6 dicembre viene avvistato intorno al buffet per gli ospiti del Gran Premio di Gedda, Arabia Saudita. Fino all’ultimo evento, quello del 12 dicembre a Ras al-Khaima, a nord di Dubai. Qui Renzi invoca “grandi emozioni” e non esclude “il ritorno al governo”. Sempre che, con un’agenda del genere, trovi il tempo per occuparsene.