il Fatto Quotidiano, 29 dicembre 2021
A Milano test rapidi a 7 euro nel ristorante cinese
“Era meglio quando c’era Gallera, non funzionava un cavolo uguale, ma almeno ogni tanto si rideva…”. È la battuta che circolava ieri tra le decine di milanesi in coda alla farmacia di via Ravizza. Disperati in cerca di un tampone. Un’odissea trovarlo in una regione allo sbando. Come testimoniano le almeno 75 mila persone segregate in casa durante le feste solo a Milano (il calcolo è del Corriere), 1 su 18, molte già giunte oltre il limite della quarantena, ma che non possono liberarsi perché non riescono a tamponarsi.
Un esercito di reclusi destinato a crescere: ieri i nuovi casi hanno toccato quota 28.795, il tasso di positività il 12,8%; le terapie intensive i 193 pazienti (+6); le non intensive i 1.698 (+159) e i morti sono stati 28.
Una disfatta, alla quale l’assessore Letizia Moratti tenta di rispondere con i dati dei vaccinati e con l’immancabile task force. Che lunedì ha partorito l’idea di aprire altri due centri tampone (nei prossimi giorni, però), di aumentare alcune linee in un hub; di chiedere a medici di famiglia e pediatri di tamponare i positivi. Il presidente Attilio Fontana dal canto suo propone di diminuire la quarantena a chi ha la terza dose, perché “è più difficile che si contagi”.
Ciò che Moratti non ammette, è il fallimento del sistema lombardo: sia di previsione, sia di gestione. Basti pensare al portale di prenotazione dei tamponi di Ats in tilt da giorni che impedisce ai medici di famiglia di prendere appuntamenti. Per un molecolare con Ats si deve attendere il 5 gennaio. Certo, c’è il privato: all’hub di Malpensa con 160 euro ti fai il molecolare e hai il risultato in due ore. Ma non tutti possono permetterselo. E anche il privato inizia ad essere pieno zeppo.
Così si va per tentativi. Spesso infruttuosi: “Alcune strutture sanitarie stanno mandando via cittadini che vogliono farsi il tampone nonostante abbiano la prescrizione del medico. È un fatto grave”, tuonava ieri Roberto Carlo Rossi, il presidente dell’Ordine dei Medici. Nei giorni scorsi, Rossi per ovviare alle bizze del portale, aveva ottenuto dalla Regione che bastasse presentarsi nelle strutture sanitarie con un foglio di ricettario o email del medico per avere il test. Evidentemente non tutti i sanitari lo sanno.
Enormi disagi stanno vivendo anche i contatti di positivi – molti all’interno della stessa famiglia –, costretti a vivere in stanze separate, perché non ci sono i Covid Hotel. Tanto che molti non si denunciano più ad Ats, per evitare di entrare in un circolo burocratico che non funziona più. Tanto in casa ci stanno ugualmente. L’assenza delle Usca impone invece ai positivi con febbre alta di fare le file al freddo.
La disfatta è testimoniata dalla nota inviata dalle scuole il 23 dicembre scorso, con la quale si diceva che gli studenti risultati positivi o “sospetti positivi” il 22 dicembre (ultimo giorno di scuola) erano esentati dal tampone. Una misura pensata per non sovraccaricare il tracing, ma che certo non ha contenuto il contagio.
E, nel delirio, ci si arrangia: chi comprando mascherine per strada (ieri la Polizia locale ha sequestrato 1.050 Ffp2 vendute in una bancarella in via Dogana, in pieno centro a Milano), chi cercando sul mercato “parallelo” gli introvabili test fai da te. Come F.R., appena liberata dalla quarantena, ma con ancora due figli positivi e un marito negativo, sparsi per le stanze di casa: “Ho un amico ristoratore cinese che riesce a procurarsi stock di test a China Town. Sono gli stessi nasofaringei che vendono in farmacia a 18 euro l’uno. Lui me li fa pagare 7!”. Un mercato che vola: “La settimana scorsa mi aveva procurato 15 tamponi singoli, ma li abbiamo finiti noi Così li abbiamo ricomprati lunedì, ma erano rimaste solo confezioni da 25. Ne ho prese due, perché nel frattempo ce li hanno chiesti amici e parenti. Mi ha procurato anche 20 Ffp3 a 1 euro l’una. In pratica abbiamo speso più in tamponi che nel cenone di Natale!”.