Agrifoglio, 29 dicembre 2021
Com’è andato il 2021 di olive e carne
Nei bilanci bisogna essere onesti, soprattutto quelli di fine d’anno. Per quanto riguarda l’olivicoltura nazione e internazionale, l’ultimo report dell’Ismea ci dice che la situazione non è buonissima, insomma va così così. E’ vero, le operazioni di raccolta e molitura avviate su gran parte di Italia, confermano il dato previsionale di 315mila tonnellate di olio di oliva per la campagna 2021-22, quindi in crescita del 15% rispetto al 2020, ma quello fu un anno particolarmente scarso. E infatti siamo sotto le nostre potenzialità. Molti sono stati i fattori climatici che hanno contribuito alla perdita di produzione: le gelate primaverili, la siccità estiva e la frequente alternanza di caldo freddo non hanno favorito l’ottimale sviluppo vegetativo degli oliveti. Poi, le alte temperature estive e l’assenza prolungata di precipitazioni hanno ulteriormente aggravato la situazione in tutti gli areali italiani, soprattutto in quelli non provvisti di impianti irrigui. Il problema tuttavia non è solo italiano. La Spagna, per esempio, conta una flessione è stimata del -3%. Tra l’altro è un dato ottimista, visto che la prolungata mancanza di precipitazioni ha fatto passare le aspettative da "molto buone" a "mediocri". Insomma, in questa Paese, il volume potrebbe scendere a 1,3 milioni di tonnellate, dunque il 7% in meno rispetto alla campagna precedente.
Non è andata meglio alla Grecia, che conta una flessione del 14%. In crescita, invece, la produzione del Portogallo che potrebbe salire a 120 mila tonnellate (+20%).
Vanno meglio le nazioni extra UE, per esempio, benissimo la Tunisia (+71%), e niente male la Turchia (+9%) e il Marocco (+25%).
Proposito di fine anno? Anche il tradizionale settore olivicolo andrebbe innovato.
Vediamo, invece, come se la passa il mercato nazionale delle carni bovine: nel 2021 i prezzi sono stati in netto rialzo, soprattutto nell’ultimo trimestre. Bene, ma…Ma ci sono alcune preoccupazioni. Anche se la offerta estera è stata meno pressante, e cioè, i flussi in entrata da oltreconfine si sono tuttavia notevolmente ridotti sia nel 2020 che nel 2021, permettendo al mercato interno di mantenere un discreto equilibrio e un totale assorbimento dell’offerta nazionale, la partita, per usare un gergo calcistico, si continua a giocare sul campo della redditività. Ovvero, le quotazioni delle materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali e i prezzi dei ristalli(quando l’ingrasso dei vitelli è realizzato in una stalla diversa da quella riservata allo svezzamento),crescono più velocemente dei prezzi di vendita, erodendo i già ridotti margini.
Dunque, riassumendo, anche se i prezzi dei prodotti di origine animale (di manzo, pollame e latticini) sono relativamente buoni, i margini rischiano di essere schiacciati dall’aumento dei costi dei mangimi (cereali, semi oleosi e panelli) e dei prodotti energetici.
Vanno considerati nel bilancio, l’aumento dei prezzi dell’energia e dei trasporti e le conseguenze della diffusione della varianteDelta del COVID-19. In Asia, per esempio, stanno avendo un impatto dirompente sulle catene di approvvigionamento in tutto il mondo.
E la produzione della UE? Nei primi 8 mesi del 2021, è diminuita dello 0,6% in volume su base annua, ma ogni paese è una storia a sé. Per esempio la produzione dell’Irlanda è calata, - 7,8%: questo è riconducibile alle incertezze sulla gestione del confine con il Regno Unito, dopo che quest’ultimo ha lasciato il mercato unico. Anche in Germania la produzione di carne bovina ha mostrato una contrazione nei primi otto mesi del 2021 (-1,6%),riflettendo una strutturale riduzione della mandria cui si sono aggiunte le difficoltà delle misure anti Covid-19 e la minore domanda da parte dei servizi di ristorazione. In Spagna, al contrario, la produzione è aumentata del 5,7%: prezzi favorevoli in un mercato interno ristretto e una mandria di vacche in aumento costituiscono la base di questa evoluzione.
Insomma non è stato un anno di vacche grasse, diciamo che queste vacche possono ancora raggiungere il peso forma, metaforicamente parlando.