Avvenire, 29 dicembre 2021
Petra Sonante, l’organo suonato dal vento
Trarre musica da vento e terra, ricercando l’innovazione in un mondo, quello degli organari, che appartiene a una tradizione secolare. Claudio Pinchi, nato in una famiglia di costruttori di organi da generazioni, non teme la storia: ne scrive anzi nuove pagine. Stavolta sulla pietra, abbracciando il progetto “Petra Sonante” che lo porterà a costruire il primo organo in pietra del mondo. Nelle antiche cave di pietra a Cursi, comune in provincia di Lecce, cuore del Salento, sorgerà fra un anno la Torre Sonante: un maxi organo in pietra con quasi duecento canne, lunghe da 15 centimetri a cinque metri e mezzo, in forma di conci murali, inglobate nella struttura architettonica. La monumentale torre-museo sarà fulcro di un parco musicale e delle arti con un’arena da duemila spettatori circondata da ulivi e carrubi. Un intervento di restituzione nato dalla volontà della proprietà Pitardi Cavamonti di rendere la cava dismessa un polo culturale: un bando della Regione Puglia ha finanziato l’opera per un milione e mezzo di euro, cui si sono aggiunti altri 500 mila euro di investimenti privati per due milioni complessivi di fondi destinati al progetto. A firmarlo un grande nome, quello di Mauro Sàito, archistar della rigenerazione urbana e dell’eco sostenibilità. «Petra Sonante – spiega – è un progetto innovativo e sperimentale che coinvolge tutte le arti per rige- nerare una cava di pietra leccese, luogo di lavoro antico e tradizionale. Un vuoto fisico di materia viene riempito di contenuti metafisici ed attività creative. La pietra risuonerà come un organo e risarcirà il territorio con nuove idee teatrali, partiture musicali, opere d’arte, azioni artistiche condivise». Claudio Pinchi, da Foligno, in Umbria, ha colto la sfida di Sàito: dopo aver costruito strumenti in tutto il mondo – suo il grande organo nell’Aula liturgica Padre Pio a San Giovanni Rotondo – e dopo averne realizzato uno suonato dal vento a Cairano, in provincia di Avellino, stavolta ne realizzerà uno in pietra.
Far suonare la pietra: Pinchi, come ha accolto l’idea?
Ho subito amato il progetto di Mauro Sàito che con la sua architettura, volta soprattutto alla riqualificazione del paesaggio, ha come primo obiettivo quello di riparare i danni inferti dall’uomo alla Natura. Voler “porre rimedio” alla ferita costituita da una cava, restituendole del materiale e costruendo per arricchire il territorio, mi ha conquistato. La sfida della lavorazione della pietra per “intonarla” è grande: una ricerca eseguita per sottrazione di materiale. Pur esistendo molti strumenti litofoni (a Zara in Croazia c’è un organo “marino” in pietra suonato dalle onde) nessuno ha mai costruito un organo con canne di pietra dotato di consolle con tastiera e pedaliera, che verrà suonato dall’uomo. Con brani che dovranno essere adattati o appositamente scritti, trattandosi di uno strumento sperimentale.
Non è nuovo a sfide “impossibili”. Ha già fatto suonare un organo con il vento a Cairano, nell’Avellinese...
In quel caso non esiste organista, a suonare è il vento. Le canne orientate in diverse direzioni catturano le raffiche con un effetto finale sorprendente: un suono imprevedibile, che talvolta è sussurro, altre volte grido. In base a come il vento, teso o a folate, avvolge le canne. È l’imprevedibilità che dà il senso a quel progetto. L’organo è sospeso su di uno sperone di roccia che si affaccia su una vallata enorme. Un luogo che invoca il silenzio, ascoltando ciò che il vento vuole raccontare, come fosse una narrazione della montagna. Ascoltare: qualcosa che oggi si pratica raramente. Cairano, in alta Irpinia, è un luogo tanto bello quanto difficile da raggiungere, ideale per la meditazione.
Suonare con gli elementi è forse ancora un tentativo di dominio della Natura?
Impossibile! Semmai – nel caso di Petra Sonante – è un tentativo di dominare l’elemento terra, la pietra, attraverso l’elemento aria. Ma mi piace soprattutto immaginare che con questa operazione riporteremo terra su terra abbandonata e a questa, grazie al soffio divino del vento, restituiremo la vita.
Un processo ancestrale...
Del resto l’organo è l’unico strumento musicale che imita la voce umana; nella sua essenza c’è la ricerca del sé, di qualcosa di atavico. Noi uomini siamo aerofoni, parliamo grazie all’aria che fa vibrare le corde vocali e l’organo è omofono; genera una vibrazione molto forte: per far risuonare grandi ambienti ma – vibrandoci addosso – per risuonare anche dentro di noi. Ecco perché è così importante il suo utilizzo nella liturgia, ce lo ricorda quel Laudate Dominum in chordis et organo del Salmo 120: un invito ai fedeli a ricordare che la miglior lode a Dio è quella innalzata attraverso la musica.