MONICA SCOZZAFAVA per il Corriere della Sera, 29 dicembre 2021
IL GOL DEL SECOLO ALL’INGHILTERRA? DIEGO MARADONA LO REALIZZO’ GRAZIE A UN SUGGERIMENTO DEL FRATELLO HUGO STRONCATO DA UN INFARTO IERI A 52 ANNI - SOFFRIVA DI POLMONITE E DOPO LA MORTE DI DIEGO SI ERA LASCIATO ANDARE: “CON LUI È ANDATO VIA UN PEZZO DELLA MIA VITA. PER IL COVID NON SONO POTUTO TORNARE IN ARGENTINA PER I FUNERALI” – IL RICORDO DI BRUSCOLOTTI: “QUALCHE ANNO FA MI CHIESE DI PORTARLO IN ALBERGO DA DIEGO. AVEVANO LITIGATO, QUANDO SI VIDERO SI ABBRACCIARONO FORTE. PIANSI CON LORO” – VIDEO -
Hugo Maradona non avrebbe voluto tanto clamore attorno alla sua morte. Se ne è andato in una mattina di dicembre, a 52 anni. In silenzio. Ma la notizia della sua prematura scomparsa, 13 mesi dopo quella del fratello celebre Diego, ha immediatamente fatto il giro del mondo, sino a raggiungere la sua famiglia argentina e i figli Nicole, Thiago e Melina, avuti dalla prima moglie, che vivono a Miami. Eppure, Hugo, famoso non lo era mai stato.
Neanche quando il Pibe dopo aver vinto i Mondiali del 1986 raccontò al mondo intero che il gol del secolo all'Inghilterra lo aveva realizzato grazie a un suggerimento del fratello. Gliene fu grato, certamente. Ma continuò la sua vita nell'ombra. Umile e riservato. Amava stare tra la gente comune, non aveva avuto la fortuna di Diego e si dava da fare come poteva, sfruttando il suo mestiere di allenatore. Qualche minuto prima dell'arresto cardiaco che gli è stato fatale ha detto a sua moglie Paola di chiamare un'ambulanza. Ha guardato il mare dalla sua abitazione di Monte di Procida ma non ha fatto in tempo a vedere l'arrivo dei medici, a sperare che anche stavolta lo avrebbero salvato. Un destino tragico, simile a quello del fratello maggiore, scomparso la mattina del 25 novembre di un anno fa per una insufficienza cardiaca dovuta a un edema polmonare.
Hugo soffriva di polmonite, ed era stato anche lui sottoposto a un intervento due anni fa. Conviveva con acciacchi influenzali più o meno intensi ma dopo la morte di Diego si era lasciato andare. Il dolore è stato insopportabile, quelli che gli sono stati vicino raccontano di un uomo diventato fatalista, quasi arreso a un destino triste che prima o poi avrebbe travolto anche lui. Con suo fratello Diego ha sempre avuto un buon rapporto, nonostante per gran parte della loro vita siano stati distanti. In una sua ospitata a Domenica In, a dicembre del 2020, raccontò gli ultimi tempi del loro rapporto: «Con lui è andato via un pezzo della mia vita. Non ci vedevamo da due anni, ma ci saremmo dovuti vedere a Natale.
Per il Covid non sono potuto tornare in Argentina per i funerali». Era il più piccolo degli otto figli di don Diego e Donna Tota ma non aveva più rapporti con le sorelle Maria Rosa, Rita, Elsa, Ana Maria e Claudia e con il fratello Raul. Aveva sposato Napoli e i napoletani, si era battuto per ottenere la cittadinanza italiana ma pur provando ad affacciarsi in politica (voleva candidarsi con il centrodestra di Catello Maresca alle scorse elezioni comunali) non ci era riuscito per una serie di difficoltà burocratiche.
Ed era il suo più grande rammarico, oltre a quello di non aver potuto salutare per l'ultima volta Diego. Un mese fa era allo stadio intitolato al fratello, tra i primi in tribuna a celebrare l'anniversario della sua morte e l'intitolazione della statua. Era cresciuto nei campi in Argentina prima di sbarcare a Napoli nel 1987, quando a 18 anni giocò una sola partita con i partenopei prima di andare in prestito all'Ascoli, e poi al Rapid Vienna e al Rayo Vallecano.
Un centrocampista, Hugo Maradona, che metteva il suo talento in campo anche contro Diego, come ricorda l'Ascoli che ha pubblicato sul proprio sito una foto di Hugo che insegue il Pibe in campo in una sfida tra Napoli e i bianconeri marchigiani. Smesso il calcio giocato, cominciò come allenatore dei ragazzini in diverse scuole calcio. Per lui, tornato a Napoli dopo aver vissuto con i figli a Miami, era cominciata la sua vita vicino al mare partenopeo, a Monte di Procida, dove nel 2016 ha sposato la sua seconda moglie, Paola Morra, mentre i tre figli delle prime nozze vivono ormai da tempo negli Usa.
Aveva continuato a fare il papà a tempo pieno dedicandosi ai due figli di Paola. Il ricordo del capitano storico del Napoli degli scudetti, Beppe Bruscolotti: «Un uomo semplice, gentile. Rispettoso. Qualche anno fa mi chiese di portarlo in albergo da Diego. Avevano litigato, quando si videro si abbracciarono forte. Piansi con loro».