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 2021  dicembre 28 Martedì calendario

Intervista a Federico Chiesa


LONDRA – Buone feste, Federico Chiesa. Ma dove si trova?
«Mi sto allenando alla Continassa!».
Ma non siete in vacanza, prima della ripartenza il 6 gennaio?
«Io no. Devo recuperare da un infortunio, ho deciso di non andare in ferie. Voglio essere al 100% per il 2022». Dna Juventus: lavoro duro, cura dei dettagli, puntare al top.
Federico Chiesa è a Torino da poco più di una stagione, ha soli 24 anni, ma pare già un veterano bianconero. Nel documentario All or Nothing di Amazon Prime dedicato alla Vecchia Signora, c’è il “senatore” Bonucci che lo riprende, provoca la sua esuberante verve giovanile: «Ma io ho un grandissimo rapporto, anche di amicizia, con Leo e Giorgio (Chiellini, ndr )», ci spiega Chiesa su Zoom tra un allenamento e l’altro, «quando hai un problema o bisogno di un consiglio, loro ci sono sempre per i “giovani” come me, Kulusevski o De Ligt». Chiesa non ama i social media: è su Instagram, lo controlla ogni tanto, ma non ha la app sul cellulare. Ora però, in collaborazione con la galleria d’arte HOFA fondata a Londra dall’italiano Elio D’Anna, l’attaccante della Juve e della nazionale ha lanciato il suo primo “Nft”. Un “non-fungible token”, in pratica una serie di sue opere d’arte digitali che andranno all’asta da domani 29 dicembre sulla piattaforma cripto-artistica di HOFA e D’Anna, “Kreation”. «Sono tre opere ispirate alla mia esultanza a braccia aperte a Wembley, dopo il gol in semifinale contro la Spagna», racconta Chiesa, «questo è un mercato innovativo. Elio già dieci anni fa era avanti a tutti noi e sono felicissimo di questa collaborazione che combina arte e un momento storico per il calcio italiano». Aggiunge il direttore creativo D’Anna: «Federico ci ha dato un grosso input, questa partnership è già un successo.
Siamo tra i primi, solo Messi e Vidal hanno realizzato progetti simili sinora. E la nostra piattaforma ha un minimo impatto ambientale».
«E poi mia madre mi portava sempre ai musei da piccolo», scherza Chiesa, «è una sensazione stupenda creare qualcosa di artistico di mio, citando l’Europeo vinto dall’Italia dopo 53 anni».
Chiesa, a proposito. Qual è stato il segreto dell’Italia la scorsa estate?
«Due. L’entusiasmo del mister Mancini e il gruppo: giocare sempre per il compagno, essere squadra fino all’ultimo. Come nella fase ad eliminazione diretta e in finale dopo il gol degli inglesi».
Ora gli spareggi per i Mondiali in Qatar. È fiducioso? O voi azzurri siete appagati?
«C’è sempre grande aspettativa di nuove vittorie. Quello che ci ha dato l’Europeo, magari ce lo ha tolto questa qualificazione ai Mondiali: non abbiamo sfruttato le opportunità. Ma agli spareggi torneremo la squadra che eravamo. Non siamo assolutamente appagati.
Dimostreremo che Euro2020 non è stato un episodio ma parte di un percorso vincente».
Il Portogallo di Ronaldo vi spaventa?
«Bisogna avere rispetto di qualsiasi avversario: prima c’è la Macedonia. L’importante è affrontarle entrambe come due finali».
E la sua Juve? 34 punti nel girone di andata, quinto posto.
Per Allegri, si può ancora “aggiustare” la stagione. Lei cosa si aspetta dal 2022? Lotterete per scudetto e Champions?
«Dobbiamo pensare partita dopo partita, come ha detto giustamente il mister. Io torno il 30 con la squadra, ho avuto la sfortuna di farmi male, ma ora dobbiamo fare un grande 2022.
Perché l’idea della Juve è sempre di vincere ogni partita».
Ma finora è mancata soprattutto continuità. Perché?
«Penso sia dovuto a due anni in cui son venuti allenatori diversi, con idee differenti. Ora però stiamo tutti remando dalla stessa parte, e pensiamo partita dopo partita. È l’unico modo».
Qual è il suo compagno di squadra che potrebbe spaccare il mondo ma che non ha ancora espresso il suo talento?
«Questo lo deve chiedere al mister (ride, ndr )!»
Ma si aspetta che quest’anno sia migliore per la Juve?
«Ovvio. Sono venuto qui con la mentalità di vincere qualsiasi competizione. Ora puntiamo alla Supercoppa contro l’Inter, poi alla Coppa Italia. Per il campionato, vedremo. E siamo agli ottavi di Champions: lì è tutto da scrivere».
L’Inter è irraggiungibile?
«Stanno facendo qualcosa di grandissimo, stanno bene e hanno continuità. Noi dobbiamo stare lì e aspettare passi falsi di chi ci sta davanti. Ma prima di tutto dobbiamo pensare a noi stessi».
Che voto si darebbe da quando è alla Juve?
«Più che positivo. Ma penso solo al 2022 e alla prossima partita (il 6 gennaio contro il Napoli, ndr ).
Voglio vincere con la Juve e riportarla in alto».
Ma, visto che se ne discute molto, qual è il suo vero ruolo?
«Sono un’ala».
Però, per esempio, quando Allegri l’ha schierata punta all’andata contro il Chelsea, lei ha segnato il gol decisivo.
«Ovvio, io gioco sempre dove vuole il mister, come contro il Chelsea per sfruttare gli spazi. Ma, come ho dimostrato all’Europeo e con la Juve, sono un esterno. Destro o sinistro».
Lei ha un grande rapporto con suo padre, l’ex calciatore Enrico Chiesa. Per alcuni, come Andre Agassi, il “babbo” è stata una presenza ingombrante. Per lei?
«Per me è stata di ispirazione immensa, anche perché è stato un grande campione.
Tecnicamente, riguardando i suoi video, rimango ancora oggi a bocca aperta. A casa mia girava sempre un pallone, a 6 anni l’ho preso in mano: è cominciato tutto così. Ma anche mia madre è stata importante. Siamo una famiglia molto unita. Papà in campo ha sempre lasciato la parola agli allenatori, ma fuori mi ha insegnato i comportamenti, il relazionarsi con le persone».
Qual è il momento in cui con Enrico avete capito che lei sarebbe diventato un calciatore top?
«L’esordio in Serie A alla prima convocazione: si fa male Borja Valero e il mister mi mette in campo. Oppure quando, in prima squadra, Paulo Sousa ci mandava a giocare in primavera, per non farci perdere l’umiltà. Venimmo a Torino e vincemmo 4-2 contro la Juve: feci gol e assist. Lì dimostrai che do sempre il massimo, in qualsiasi partita, in qualsiasi contesto. Non capita spesso con i giovani».
Qual è la cosa per cui lei si sente più diverso da Enrico?
«In tutto! (ride, ndr). Forse ci accomuna solo il modo di correre».
E qual è il consiglio più importante che le ha dato suo padre?
«A un certo punto, nelle giovanili della Fiorentina non giocavo: per un fatto fisico, ma anche tecnico perché l’intensità della giocata non era quella dei miei coetanei. Allora papà mi disse: “Tu vai per la tua strada. E fa’ sì che ogni allenamento diventi una partita”. È stata la svolta per me».
È vero che prima di questo consiglio, a 14 anni, stava per abbandonare il calcio?
«Sì. Non giocavo. Non potevo farlo nemmeno al campetto con gli amici, essendo sotto contratto.
Pensai: “E se provassi qualcos’altro?”. Ma papà, e anche mamma, mi hanno sempre consigliato di non mollare. Li ho ascoltati».
Che cosa avrebbe fatto Federico Chiesa senza calcio?
«Avrei studiato!».
Cosa?
«I miei genitori mi avevano mandato alla scuola internazionale di Firenze. L’idea era quella di studiare all’estero, la mia passione è l’universo. Certo, fisica è alquanto dura. Ma mi sarebbe piaciuto».
A parte suo padre, ci sono altri giocatori cui lei si è ispirato in carriera?
«No, nessuno. Poi, certo, avevo i miei idoli. Che però giocavano un calcio totalmente diverso dal mio».
Per esempio?
«Kakà. Del Piero. Ma poi ho avuto la fortuna di trascorrere un anno con uno dei campioni più grandi della storia del calcio: Cristiano Ronaldo. (Chiesa alza gli occhi al cielo, quasi in estasi, ndr). Vederlo dal vivo, la sua dedizione, la sua forza mentale, l’essere decisivo e presente in ogni situazione… è stato di costante ispirazione per me. Cristiano è su un pianeta a parte. È stato emozionante lavorare con lui e vedere dal vivo cosa fa per essere così forte».
Quanto le e vi manca Cristiano alla Juve?
«Ha fatto le sue scelte, per la sua carriera. Questo non interessa né alla Juve, né a noi. Ovvio che Cristiano è un fenomeno assurdo e non avercelo fa la differenza. Ma noi abbiamo un nuovo progetto, siamo tutti col mister. Avremo un gennaio molto impegnativo.
Dobbiamo pensare al presente e al futuro: e cioè far vincere la Juventus. Indipendentemente da chi c’è, o non c’è».