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 2021  dicembre 28 Martedì calendario

Quanto costa un uragano


Corrispondente da Washington
Gerry Cirigliano abita al Marriott Residence Inn della contea di Montgomery in Pennsylvania da quando, la prima settimana di settembre, l’uragano Ida ha spazzato via veranda, tetto e pareti in legno della sua casa lasciandolo inerme fra un cumulo di detriti.
I Cirigliano sono una delle 50 famiglie – 350 persone in tutto – che ha trascorso il Natale attorno all’albero addobbato nella stanza d’albergo. «Abbiamo perso tutto, la casa è stata spazzata via, non possiamo tornare» ha raccontato alla Cbs la moglie Crystal Shivers con in braccio la figlia di 4 anni che scartava i regali di Natale ricevuti dai vicini e dalla comunità.
La storia dei Cirigliano non è un’eccezione. In molti Stati d’America decine di famiglie hanno vissuto un Natale simile. Ida ha causato in Pennsylvania danni per 100 milioni di dollari che sono tuttavia una porzione esigua dei 65 miliardi andati in fumo sotto i venti dell’uragano, particolarmente violento in Louisiana e Texas.
Christian Aid, una Ong britannica, ha fatto anche quest’anno un calcolo di quanto la furia della natura sospinta dai cambiamenti climatici è costata all’economia globale. La stima si basa sulle perizie delle assicurazioni ed è quindi più bassa del valore reale.
Le cifre del report «Counting the Cost 2021» sono comunque utili per comprendere quanto la natura stia chiedendo il conto all’incapacità dell’uomo di trovare soluzioni per contenere le emissioni di gas serra e frenare il surriscaldamento del Pianeta nonostante gli sforzi profusi nella Conferenza sul clima di Glasgow di novembre.
Sommando i dieci eventi estremi individuati da Christian Aid (siccità, tempeste, inondazioni, uragani) più importanti dell’anno che si sta concludendo, i danni ammontano a 175 miliardi di dollari, 20 miliardi in più di quelli del 2020. I morti sono stati 1.075 e gli sfollati 1,3 milioni.
La famiglia Cirigliano fra quest’ultimi rientra nella categoria di quelle fortunate perché non popola un campo di accoglienza o alloggi di fortuna come succede in Sud Sudan o in India. In questi posti più poveri e meno strutturati – spiegano a Christian Aid – pesare l’impatto economico dei fenomeni atmosferici estremi è praticamente impossibile. Le inondazioni in Sud Sudan, ad esempio, da sole hanno tolto un riparo a 850mila persone.
Dietro l’uragano Ida che guida la classifica degli eventi più onerosi ci sono le inondazioni in Germania, Olanda e Belgio di luglio che hanno provocato perdite per 43 miliardi di dollari. Le tempeste di neve in Texas che hanno lasciato senza corrente elettrica 5 milioni di persone per giorni sono costate 23 miliardi, le inondazioni nell’Henan, Cina, 17,6 miliardi. Nella lista anche il ciclone in India e in Bangladesh in maggio, le recenti inondazioni nella zona di Vancouver e le gelate primaverili in Francia che hanno danneggiato l’80% del raccolto vinicolo nel Regno e spinto il governo di Macron a dichiarare «lo stato di disastro agricolo». Sono situazioni – sottolineano gli esperti sentiti da Christian Aid – cui dovremmo abituarci in futuro se non ci sarà un’inversione di rotta netta. Le inondazioni sono destinate a crescere dell’80% nei prossimi anni senza una riduzione delle emissioni di anidride carbonica provocate dalle attività umane.
La previsione si basa sul trend degli ultimi cinque anni, 4 di questi hanno visto frantumare il numero e la gravità dei fenomeni estremi. Sono valutazioni che fanno dire a Kat Kramer, capo del pool di esperti sul clima di Christian Aid, che «nonostante alcuni progressi alla Cop 26, non siamo sulla strada giusta per garantirci un pianeta prosperoso e sicuro».
Anche le inondazioni che hanno colpito gli Stati Uniti nel 2021 sono tutt’altro che un fenomeno isolato. Come ha evidenziato un report dell’Ong First Street Foundation oltre 700mila fra appartamenti, negozi e uffici nei centri delle metropoli Usa rischiano di finire sott’acqua nel 2022. Con un contraccolpo fortissimo sul fatturato, stimato in 50 miliardi all’anno. Nella sola New York sono a rischio 30mila palazzi, a Miami metà delle strutture commerciali sono a rischio inondazioni. Ma rischiano danni ingenti anche Boston e Chicago e Pittsburgh dove confluiscono tre fiumi dove un terzo delle attività commerciali dovrebbe cautelarsi. Secondo la Fema (la Protezione civile americana) le inondazioni sono il più costoso e più frequente disastro naturale per gli americani. Nell’ultimo decennio si sono avuti danni per 150 miliardi di dollari. E il conto è destinato a salire. —