Avvenire, 28 dicembre 2021
Gli inclassificabili aforismi di Elias Canetti
Elias Canetti odiava la guerra e la morte, amava gli animali e tutti gli esseri umani («La stessa angoscia, da settant’anni, ma sempre per gli altri»). Al punto dal non poter sopportare la morte di nessuno. Potrebbe essere un riassunto appropriato, forse, della sua carriera. La morte fu la più grande ossessione della sua vita. Ossessione che sminuzzò nei vari libri e particolarmente in quelli di note: «Non esiste massacro che protegga dal prossimo massacro». Un articolo su un libro dal titolo Appunti (Adelphi, pagine 884, euro 18,00) rischia di diventare un mosaico di citazioni. O forse è giusto che sia così, come per i libri di versi. È giusto approfittarne. «I respiri non si lasciano condensare in conclusioni», scrive ne Il cuore segreto dell’orologio. Dal frontespizio sappiamo di che si tratta: “Quaderni di appunti 1973-1985”. Sarà uno dei cinque volumi di note – Aufzeichnungen in tedesco, termine che amava perché neutro e puramente comunicativo – che Adelphi ha riunito in volume unico. Proprio per respirare prese a tracciare note di ogni genere, senza rileggerle eppure come se rileggesse e correggesse di continuo tanto sono cesellate. Cesello più del pensiero che della penna. Quanto doveva essere concentrato nelle opere a cui lavorò per anni, Auto da fé e Massa e potere, tanto poteva disperdersi e prender fiato negli appunti. I quali iniziano in concomitanza con il lavoro ventennale su Massa e potere, per non soccombere. Altra circostanza o movente non secondari: il grande ammiratore di Karl Kraus, Lichtenberg e Renard non può che finire per costruire tutto un altro proprio edificio di note, se già conducono in quella direzione una serie di qualità naturali: incessante capacità di osservazione, attrazione per la riflessione ugualmente ininterrotta, indifferenza per il risultato (la pubblicazione), necessità di arrotondare e precisare ogni pensiero che abbia un germe promettente, ansia di registrare tutto per non far morire… Credeva nella forza della frase singola, anche se le sue note possono arrivare alla mezza pagina e alla pagina. La nota permette di scrivere, spesso, mettendo il minor numero possibile di frasi una dopo l’altra. Come se l’arte del cinema finisse quando inizia il montaggio. «Le cose che si legano e collimano perfettamente, come avviene nei filosofi, non hanno più alcun significato. Separate, feriscono e contano». Non scrisse solo annotazioni, Canetti, anche se da quando incominciò probabilmente non smise mai. Ecco il breve elenco del resto, prima di tornare agli appunti, saltando le cronologie e le sfumature: un romanzo ( Auto da fé) e un saggio lungo ( Massa e potere), un libro di viaggio e cinque di note, tre opere drammatiche, tre volumi autobiografici, due di saggi brevi. ( Tra i primi due e il terzo libro autobiografico riceve il premio Nobel, nel 1981. Un anno dopo Milosz, uno prima di García Márquez). Poco, per una vita così lunga (1905-1994), ma quasi tutto. Ha praticato quasi ogni genere e quanto alla poesia, nessuno è così ingenuo ormai da credere che si faccia solo con i versi. Si può fare con la prosa, anche la più incolore e impoetica, e persino tacendo. Quanti generi frequentò, d’altra parte, nei soli Appunti?
Il romanzo breve: «Si costruirono un nuovo firmamento e si misero in salvo». Lo sketch umoristico-grottesco: «Si dava la mancia da sé, dalla destra alla sinistra». La letteratura favolistica: «Un paese dove uno che dice “io” sprofonda subito sotto terra». La (auto) ammonitoria: «Non spiegare. Esponi la cosa. Dilla. Scompari». La diagnostica: «Affaticamento da cose non avvenute». E l’utopistica: «Le cose non miglioreranno; ma se rallentassero?». L’autobiografia riflessa: «Nella musica nuotano le parole che di solito camminano. Io amo l’andatura delle parole, le loro strade, le loro fermate, le loro stazioni; diffido del loro scorrere». La micro-parabola: «Allora la tenerezza si alzò con un lieve gesto della mano, e tutte le esplosioni tacquero». Per uscire dal gioco un po’ arrischiato delle definizioni, ecco infine due aforismi che meritano l’inclassificabilità, come l’ultimo citato: «Anche dopo tutto quello che è già piovuto di lassù, egli non rinuncia alla parola “cielo”»; «Un uomo fatto di spighe, e come tutte si piegano contemporaneamente per mettersi in ascolto». Questo sono gli Appunti di Elias Canetti, per 884 pagine. «Si può toccare in un singolo uomo l’infelicità di tutto il mondo, e finché non lo si dà per spacciato nulla è perduto, e finché egli respira, respira il mondo».