ItaliaOggi, 28 dicembre 2021
In Germania va di moda l’usato
Un Natale sotto il segno dell’inflazione. In Germania supera il 6%, e già si comincia a parlare di Weimar. Quasi un secolo dopo, i tedeschi non hanno dimenticato la drammatica inflazione dei nonni o dei bisnonni, quando un uovo costava due miliardi di Reichsmark al mattino, e otto miliardi la sera. Colpa del Covid. Gli economisti assicurano che a primavera andrà meglio, ma si rimane prudenti. Negli ultimi anni, i tedeschi erano diventati spendaccioni, e risparmiavano di meno, anche perché in banca ottenevano interessi pari quasi a zero. Un comportamento contraddittorio: compravano abiti alla moda, e vini d’annata, poi stavano attenti ai centesimi.
In fondo alla mia strada, si trova il distributore di benzina più economico di Berlino. Al venerdì vedo lunghe code di auto in attesa. Capisco i taxisti, ma per i privati vale la pena attraversare la città per risparmiare qualche centesimo? Un mio collega compra tortellini in scatola quasi al limite della scadenza, che costano 30 centesimi in meno, e mi ha rimproverato: tu da italiano non capisci, devi calcolare in percentuale, risparmio il 20% a scatoletta. Io sono una cicala mediterranea, lui una formica prussiana.
A risparmiare non sono solo quelli che devono far quadrare i conti a fine mese, informa Der Spiegel, nell’articolo intitolato Gebraucht ist geil, usato è sexy. Tim Stracke, 47 anni, è il capo del sito di vendita online Chrono24, dove offre orologi di gran marca di seconda mano, e altri oggetti di lusso, e non riesce a esaudire le richieste. In media un prodotto costa almeno settemila euro, e quest’anno Tim ha sfiorato un giro d’affari di due miliardi di euro. Ha venduto un Omega Aqua Terra per 2.990 euro, il prezzo da nuovo è di tremila, un Breitling Colt automatic per 2.250 euro, con un risparmio sul nuovo di 750 euro. Ovviamente i suoi clienti non hanno preoccupazioni finanziarie, ma il risparmio è un piacere superiore al possesso.
Ikea prende indietro gli economici scaffali Billy, li rimette a nuovo, e li rivende. eBay ha riciclato un milione e mezzo di scarpe Nike. Al KaDeWe, il grande magazzino, che al tempo del muro era il simbolo del paradiso consumistico per i cittadini della Ddr, le clienti riportano toilette da migliaia di euro, che vengono rimesse a nuovo e rivendute con sconto, in cambio di un buono per altri acquisti. Nel 2018, 850 mila tonnellate di elettrodomestici, lavatrici, televisori, e anche cellulari, finirono nella spazzatura. Oggi, sono meno di un quarto. Quando è possibile, si preferisce riparare e riciclare. E anche i sarti che rimettono a posto i vestiti, quasi tutti turchi, sono presi d’assalto da clienti, uomini e donne, che vogliono modificare cappotti e vestiti. Da Zalando vengono proposti online vestiti usati: erano 15 mila, un anno e mezzo fa, oggi sono 200 mila.
I giovani, e non solo loro, vogliono un cellulare ultimo modello e, per loro, il vecchio non ha alcun valore. Ma oggi fiorisce il mercato degli smartphone di seconda mano. Uno nuovo costa anche mille euro, ma non è il prezzo il motivo principale. C’è l’alibi del clima. Fabbricare un telefonino nuovo comporta l’emissione di 58 chili di C02. Si compra di seconda mano, non perché siamo avari, ma perché vogliamo salvare il pianeta.
In passato si aveva qualche problema ad andare a vendere gli oggetti che non servivano al mercato delle pulci. E si andava a rovistare sulle bancarelle solo per comprare, alla ricerca del quadro o della statuetta d’antiquariato da acquistare per un paio di euro. Oggi il Flohmarkt, il mercato delle pulci, fiorisce online. E quest’anno il 44% dei tedeschi confessa, anzi si vanta, di aver comprato qualcosa di seconda mano. L’unico genere che si vende sempre meno sono i libri. Non li vuole nessuno, in Germania come in Italia. Io non so più dove metterli, ma non riesco a buttare un libro nella spazzatura. Non li voglio vendere, li regalo, ma gli antiquari si rifiutano di venire a casa a prenderli. Vogliono solo costosi libri d’arte, quelli che di solito vengono usati come soprammobili. Dovrei abbandonare i miei libri per strada, come fanno i vicini, con un cartello: chi li vuole, li prenda.