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 2021  dicembre 28 Martedì calendario

Periscopio

Caro Babbo Natale, ai signori dell’Oms porta in dono un manuale zen e un pacco di dati e di cifre, affinché torni a essere quello dei dati e delle cifre il loro linguaggio. Gli aggettivi iperbolici e le metafore catastrofiste lasciale ai filosofi minori che ostentano un incomprensibile senso di superiorità ogni volta che si affacciano alla tv. Massimo Gramellini. Corsera.

In passato non pochi nomi provenienti dalla sinistra furono bruciati, perfino in maniera impressionante nella loro ascesa al Quirinale. Vanno da Franco Marini a Romano Prodi. Il primo aveva addirittura superato al primo scrutinio il quorum che gli avrebbe garantito l’elezione al quarto. Al secondo fu azzoppato da oltre cento franchi tiratori. Marco Bertoncini. (ItaliaOggi).

Draghi ci ha salvati dalla catastrofe, dalla desertificazione a cui ci stava portando Giuseppe Conte. L’Italia non può diventare una steppa mongolica. Temo purtroppo che Draghi però non riuscirà ad evitare la decadenza. Giulio Sapelli, economista e storico. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

In vista del grande assalto al Quirinale, la fazione, sulla carta, più numerosa è rappresentata dal Movimento 5 Stelle, guidato da Conte, che non riesce a trovare la sua identità ed è perfino sbeffeggiato da Beppe Grillo che, se ha poco seguito tra i parlamentari, ha invece molta influenza sulla base. Luigi Di Maio ha una trentina di miliziani e ormai un bel peso più negli apparati dello Stato, che lo apprezzano, che all’interno del Parlamento. C’è poi la corrente arcobaleno ambientalista, eutanasista e Lgbtq+ di Roberto Fico con una decina di accoliti, che però non ha ancora capito se stare dalla parte di Conte-sì o Conte-no. Infine, un gruppetto silenzioso ed agguerrito di quelli che si definivano una volta “guerrieri”: Sibilia, Gubitosa e Liuzzi che, giorno dopo giorno, raccattano adepti. Luigi Bisignani. Il Tempo.

E’ un governo dei senza Dio, quello tedesco. La nuova coalizione tra verdi liberali e socialdemocratici. Su sedici ministri ben nove non hanno pronunciato quando hanno giurato la formula So wahr mir Gott helfe, che Dio mi aiuti. Roberto Giardina. (ItaliaOggi).

Nelle condizioni date, additare come ricconi da colpire i percettori di salari e pensioni superiori ai 2.500 euro netti mensili, e che si stanno facendo carico del 60% dei versamenti totali dell’Irpef, è una cosa priva di senso. Natale Forlani. Il Sussidiario.

Trieste è una città meravigliosa. Riconosciamolo: a diventare italiana ci ha perso. Cent’anni fa i triestini erano 234 mila, ed erano i più ricchi dell’Impero; oggi sono 33 mila in meno, e sono i più vecchi del nostro Paese (insieme con i genovesi). La città è stata inventata dagli austriaci, e dimenticata dagli italiani. Arrivarci in treno è un’avventura; pure i voli sono pochi, e l’aeroporto lontano. Quando Riccardo Illy nel 1993 fu eletto sindaco, per prima cosa andò a Roma al ministero dell’Industria per salvare la ferriera, che era lì da quasi due secoli. Il funzionario lo guardò con stupore e gli disse: «Ma la ferriera di Trieste non è già chiusa?». «Ha 1.500 operai» rispose Illy. Aldo Cazzullo. Corsera.

Conversare con Sciascia non era facile. Era difficilissimo, poi, intervistarlo (ci provai, una volta, e ne ricavai soltanto borbottii, qualche «sì», un «no» o due, ma più i «sì» che i «no», che i «no» si devono argomentare, con i «sì» non c’è bisogno). Laconico per natura, anche un po’ diffidente, ombroso, Sciascia detestava le interviste (o così mi consolai, quando rinunciai a scrivere il pezzo dopo avere soppesato gli appunti). Diego Gabutti (ItaliaOggi).

Il web era articolato sullo schema di una rete da pescatori in cui tutti i nodi erano uguali agli altri nel senso che non c’era nessun nodo centrale che controllava il traffico della Rete e quindi non c’era nessun sopra, nessun sotto, nessun lato o circonferenza. E qui si vede che già dall’inizio Internet è qualcosa di unico, mai visto prima: si basa sull’idea da sempre cara al mondo anarchico e cioè come far funzionare un gruppo senza un’autorità centralizzata. Mauro Masi. ItaliaOggi.

Andrea Marcucci, renziano, si sposta abitualmente in elicottero. È gentile, empatico, scaltro, tifa Cagliari, sostiene di preparare risotti squisiti (dev’essere fichissimo entrare in cucina e dire al cuoco: scansati, stasera ci penso io), sbaglia regolarmente il colore degli abiti (tonalità preferita: il verde pistacchio di Bronte), ma, quasi mai, strategie: se fa, o dice, una cosa, c’è sempre un perché. A ventisette anni è già vice-capogruppo del Pli a Montecitorio; incappa in Mani Pulite (il Fatto in un brillante ritratto ha scritto che è l’unico politico italiano, oltre naturalmente a Berlusconi, coinvolto nell’inchiesta non per aver preso soldi ma per essere stato costretto a darli); diventa prodiano, rutelliano, quindi incontra Renzi. Fabrizio Roncone: “Razza poltrona”. Solferino.

Gli esempi del modo di agire degli Usa, dice Antonio Di Majo dell’università di Roma, sono arcinoti, dal Centro e Sud America fino al Nord Africa delle primavere arabe, dal Medio Oriente all’Afghanistan: «Un modello fallimentare, perché una volta che gli appetiti della grande finanza sono stati soddisfatti, scatta puntualmente la ritirata Usa. Esattamente come è avvenuto a Kabul. Per questo, non c’è da stupirsi se in questi paesi, e nel mondo intero, sta crescendo un sentimento antiamericano». Tino Oldani. ItaliaOggi.

Servirebbe uno studio scientifico per capire il motivo che spinge la gente a tatuarsi. Forse sono persone che devono dimostrare qualche cosa e non sanno come farlo. Sette milioni di italiani con la pelle istoriata, l’8 per cento minorenni. Benché 1,2 milioni di loro si dichiarino pentiti, cancellare un tatuaggio è molto difficile. Costa di più toglierselo che farselo. Se praticato con pigmenti rossi o verdi, è indelebile. Giampiero Girolomoni, presidente della Società di dermatologia. (Stefano Lorenzetto). l’Arena.

Koestler si muove per tutta l’Urss, in treno, in piroscafo, in auto o a cavallo (“questo mezzo di locomozione - scrive beffardo - essendo di gran lungo il più comodo. Non si può sovraffollare un cavallo”) attraverso la Terra promessa dove nessuna delle promesse sembra possa essere realizzata. Al ritorno dall’Unione Sovietica, nel 1933, sbarcando nella stazione di Vienna, lo scrittore confessa di essersi sentito «eccitato come uno scolaretto scappato da un austero collegio per una matinée al circolo». Nel cuore, è già un ex comunista. Maurizio Pilotti. Libertà.

Per i forti la solitudine è l’asilo dell’anima; per i deboli l’esilio. Roberto Gervaso.