Barbara Costa per Dagospia, 26 dicembre 2021
ADDIO ALLA RAGAZZA CHE GIOCÒ A SCACCHI NUDA CON DUCHAMP - BARBARA COSTA: “SE C’È UNA SCRITTRICE SFRONTATAMENTE ANTITETICA ALLA STRA-INCENSATA DIDION, PROSTRATEVI DAVANTI A EVE BABITZ. EVE E JOAN. TUTTA UNA VITA CONTRO, E ALLA FINE, LA MORTE, CHE LE HA PORTATE VIA QUASI INSIEME. BABITZ, AL CONTRARIO DELLA DIDION, LA DAVA, A CHIUNQUE LE PIACESSE. PURO DIVERTIMENTO, SENZA LEGAMI, SENZA MONOGAMIA, OVVERO SENZA MONOTONIA. DIDION CHE NE POTEVA SAPERE, PER LEI CHE AVEVA VALORE UNA COSA OPINABILE E IPOCRITA QUALE LA MORALITÀ…” -
Meglio un uomo in mezzo alle gambe che tra i piedi. Avete finito i coccodrilli per Joan Didion? Che il dio della letteratura l’abbia in gloria, RIP e amen, ma meno male che al mondo vi sono state femmine non da marito antidiodiane decise, femmine come (non) si deve, femminone esagerate, femmine come… Eve Babitz. Mai sentita nominare? Amico, lasciatelo dire, ti sei perso qualcosa, ti sei perso molto, tutto, qualche sc*pata di rilievo di sicuro.
Se c’è stata una donna, una californiana, una scrittrice sfrontatamente antitetica alla stra-incensata Didion, fatevi da parte, scansatevi, prostratevi davanti a Eve Babitz! E ai suoi libri. Ehi, non lo sai che le ragazze vogliono solo divertirsi? Questo e solo ha fatto Eve Babitz per più di metà della sua vita, Babitz che al contrario della Didion sì che la dava, a chiunque le piacesse e le andava, a chiunque con lei voleva tuffarsi nel divertimento il più carnale e esuberante e seduttivo.
Puro divertimento, senza impegno, senza legami, senza monogamia, ovvero senza monotonia, e però Joan Didion, che ne poteva sapere, per lei che aveva valore una cosa opinabile e ipocrita quale la moralità? Tutta una vita opposte, l’una contro l’altra nelle scelte di vita e di scrittura, entrambe tutta la vita hanno scritto di loro stesse e però Eve Babitz da più furba, partendo sempre da basi di verità e poi mischiando nomi e corpi, e fatti e orgasmi, e feste, e alcool e droghe.
Tutta una vita contro, e alla fine, la morte, che le ha portate via quasi insieme, Babitz il 17 dicembre scorso, Didion il 23. Fu la critica nei '70, a metterle contro? Sì e no, dai, era Babitz che fin dal suo libro di esordio l’ha sfidata e lo ha scritto, e in introduzione, “Ringrazio Joan Didion (e suo marito) per essere ciò che non sono né dovrò essere”. E pure: “Dedico questo mio libro a quello la cui moglie si infurierebbe se mettessi anche solo le sue iniziali”. Che perfida, ma quanta interessante vita mi ha preceduta in quegli anni!?
Basta, via Didion, parliamo della it girl Eve Babitz, nata in una famiglia ebraica di musicisti troskisti “senza nessun senso del peccato, e nessuna educazione”, ma con Igor Stravinsky quale padrino di Eve (sarà vero che l’ha iniziata al bere a 13 anni???) e di sua sorella Mirandi (che ha avuto un flirt con Ringo Starr). Babitz che va a scuola, studia e di più per conto suo legge Proust, Virginia Woolf, Colette, okay, ma chi sono stati tra gli amanti di Eve cresciuta?
Se non il primo tra i primi lui, Walter Hopps, fidanzato con Eve ma sposato con un’altra, Hopps curatore della mostra del 1963 di Marcel Duchamp a Pasadena. Il Duchamp fotografato da Julian Wasser mentre gioca a scacchi con una Eve Babitz nuda. Foto e partita e nudo su "Time" “fatto per vendetta: Hopps non mi voleva all’inaugurazione! Non voleva che andassi perché lì ci doveva andare la moglie…”. In quanti in quella foto, e per quella foto, l’hanno invidiata, e poi l’hanno invano imitata?
Altro che giornalismo di moda e corretto su "Vogue" della Didion, altro che mariti (se non altrui): Eve Babitz non pensa, lei fa, lei ha da fare, lei è troppo occupata a vivere. La vita lei la mangia, la ghermisce, la sfinisce, la sferza. Los Angeles è la sua terra, la sua casa, la sua amante perpetua. Il suo sfondo esistenziale. Eve Babitz non pensa, né intellettualizza: lei agisce. Non palpita per un uomo: se lo prende. Non sta a casa ad aspettarlo: esce con un altro.
Non spadella, per lui, non scodella figli, con lui, lei è presa da sé stessa e dalle sigarette al giorno da fumare e dalla vita che si deve divorare. Senza starci a pensare. È il "canone Babitz". Un edonismo sfacciato. Una automobile in continuo movimento, che sfreccia piacere, alimentata a champagne. I suoi sono amori di una notte, forse qualcuna in più, e i suoi amori sono tanti e sono uomini belli, e sexy, e a volte si chiamano Jim Morrison (“il suo corpo…era come stare a letto col David di Michelangelo, ma con gli occhi azzurri”), e Harrison Ford (“lui sì che sapeva sc*pare!”).
Per Eve Babitz “scegliere un uomo è come scegliere un aggettivo: mi fanno tutti sentire modificata”. Allora per lei l’uomo è oggetto, l’uomo è spasso e orgasmo, l’uomo è ottimo sc*pamico. Si prende, si gusta, si cambia. Il romanticismo, il per sempre? Puah!, roba da donnette, roba di un altro secolo, tema da romanzetto rosa. La sincerità la più spudorata, la lealtà dei corpi, qui e ora, nel sesso, sono l’unica cosa che conta. Altro che intellettualistiche pagine su un’università Ivy League, e femminismo e borghesucole lagne: Babitz non ha tempo, Babitz non ha voglia. Babitz deve uscire, urlare, correre. Ridere.
Esserci. Starci. Frignare? E su che? Chi? Piglia quel telefono: che si fa stasera? Sei mai stata a una festa “con persone perfettamente in grado di parlare di aeroporti per ore senza annoiare né annoiarsi?”. Babitz ingenua, superficiale, bambina? Per te, se ti piace crederlo. Troppo frivola? Prova ad esserlo tu. E a renderlo su pagina. Ma se non vivi a mille, che caz*o scrivi? Se la vita non la inghiotti ogni istante, che caz*o ne sai? Delle storie che ti racconti, sai, e ammorbi i disgraziati che capitano sulle tue pagine. Le pagine di Babitz no, le pagine di Babitz sono il sole di L.A., il suo cielo all’alba “che diventa rosa arrossato, poi giallo, poi lo smog". Los Angeles “che è regno auto incantato, una volta più devastante di quello di Cesare”.
Joan Didion icona di stile? Sì, e di eleganza e sobrietà, e chi lo mette in dubbio, ma Eve Babitz alza le spalle, lei ha un impegno, lei deve farsi fotografare in boa e reggiseno nero, e fotografare quel che quel reggiseno a stento contiene, due seni da infarto, immortalati da Annie Leibovitz, e mica una a caso (e amante di Eve), e foto e seni che fanno copertina dei suoi libri. Stordendo. Invogliando. Strabordando. Come la pancia di Eve nella foto con Duchamp: “Tutto il tempo a tenerla in dentro, stando attenta che non si vedesse… io che ero così gonfia! Perché avevo da poco iniziato a prendere la pillola, e non volevo fare brutta figura!”.