il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2021
Il “paese dell’anno” senza una speranza sul futuro
L’Economist ha premiato l’Italia come “Paese dell’anno”. Abbiamo battuto in questa corsa Samoa, Moldova, Zambia e Lituania. Naturalmente non ci ha premiato come miglior Paese del mondo, sarebbe surreale, ma come quello che è migliorato di più nel 2021.
L’Economist attribuisce questo miglioramento a Mario Draghi. Io questo miglioramento non riesco a vederlo, in assoluto, ma tanto più se attribuito a Draghi. I 209 miliardi del Recovery Fund sono stati ottenuti dal governo Conte, non da Draghi, sia pur con l’aiuto importante di Angela Merkel che ha tacitato i cosiddetti “Paesi frugali”. A Draghi spetterà spenderli nel migliore dei modi. Ma per ora, secondo un monitoraggio di Sky Tg24, siamo in ritardo nella presentazione dei progetti alla Commissione Ue preceduti dai più importanti Paesi europei, non solo Francia e Germania ma anche la Spagna che ha presentato una prima bozza già a ottobre. Inoltre l’appoggio entusiasta dell’Economist a Draghi è peloso, risponde agli interessi dei mercati londinesi (già, i mercati) a mantenere Super Mario nella posizione di premier, lasciando libero il posto per la posizione di capo dello Stato a Silvio Berlusconi. E questo è un altro punto. Nel 2020 che un delinquente potesse diventare presidente della Repubblica italiana pareva solo una boutade, sia pur poco divertente, nel 2021, “Draghi imperans”, è una concreta possibilità appoggiata dai partiti e dai partitini che, a stare ai sondaggi, dopo le prossime elezioni politiche formeranno il governo.
Io non riesco a capacitarmi che la maggioranza dei cittadini italiani possa accettare che, scontando tutto il resto, un Tale che ha truffato per miliardi un’orfana minorenne possa salire al più alto Soglio dello Stato. Ma evidentemente è così. Perché la moralità pubblica, e anche privata, scende, Draghi o non Draghi, sempre più verso lo zero. E su questa base non si vede a quale “miglioramento”, etico, ma alla fine anche economico, l’Italia possa aspirare. Le sole forze in “miglioramento” sono, non solo le mafie tradizionali, camorra, ’ndrangheta, mafia propriamente detta, che sono fenomeni direi ancestrali del nostro Paese, ma anche quell’indecifrabile “mondo di mezzo” che pareva una caratteristica dell’ambiente politico-dirigenziale romano ma che adesso ha raggiunto anche Milano, l’ex “capitale morale”. E non mi pare che il governo Draghi abbia fatto nulla, ma proprio nulla, per cercare almeno di arginare questi fenomeni, ma sarebbe meglio chiamarli cancri, che fanno dell’Italia il Paese più corrotto del mondo (ci superano solo alcuni Stati africani che proprio noi abbiamo aiutato a corrompersi – vedi affaire Eni-Nigeria).
A Milano non c’è quasi locale di un certo livello che, all’apparenza illibato, non faccia parte del giro di riciclaggio della ’ndrangheta. Nel 2021, anno del “miglioramento”, la natalità rispetto al 2020 è scesa ulteriormente, in termini assoluti di 12.500 unità. L’Italia per fertilità (1,3 per donna) e per invecchiamento della popolazione è l’ultima al mondo, superata solo dal Giappone. Anche questo è un fenomeno di lunga data. Rispetto al baby boom dei primi anni Sessanta c’è stato un calo del 60 per cento. Il fenomeno è dovuto a una serie di circostanze, economiche, sociali, psicologiche, che ci è impossibile dettagliare nell’arco di un breve articolo e che ho analizzato in altre occasioni. Ma la denatalità è comunque indice di una scarsa fiducia nel futuro. E i giovani di oggi, nonostante tutta la retorica, ipocrita come ogni retorica, che si fa su di loro, stando ai dati, anche recenti e recentissimi, non hanno alcuna fiducia nel futuro. Draghi o non Draghi.