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 2021  novembre 04 Giovedì calendario

Biografia di Pat Martino

Pat Martino (1944-2021). Musicista statunitense. Chitarrista e compositore jazz. «A un certo punto della sua carriera, dopo un’emorragia cerebrale dovuta a un problema congenito, perse completamente la memoria dimenticandosi come si chiamava, chi erano i suoi familiari e di saper suonare la chitarra come poche altre persone al mondo. Pian piano, nel giro di qualche anno, Martino imparò di nuovo a suonare, tornando a fare dischi e concerti e costruendo una seconda carriera in cui si riaffermò come uno tra i maggiori virtuosi dello strumento. La vicenda di Martino diventò oggetto di diversi studi di neurologia e fonte d’ispirazione per persone vittime di incidenti simili. La sua storia eccezionale ha sollevato alcune intriganti e stimolanti domande sulla provenienza del talento artistico, aggiungendo elementi preziosi all’annosa discussione su quanto sia innato e quanto frutto di studio ed esercizio. Nel 1980, quando perse la memoria, Martino aveva già pubblicato una dozzina di dischi, a partire da quello d’esordio El Hombre (1967), tuttora il suo più amato. Con la sua tecnica pulita e sofisticata, era stato paragonato a maestri della chitarra jazz come Wes Montgomery, e si era affermato tra gli strumentisti più virtuosi e raffinati del jazz e della fusion degli anni Settanta. Era nato a Philadelphia in una famiglia di origini siciliane – di cognome faceva Azzara, ma si impossessò poi del soprannome “Martino” usato dal padre quando cantava nei locali della città – e fin dall’infanzia aveva sofferto di forti mal di testa, che si intensificarono dopo i trent’anni e iniziarono occasionalmente a diventare crisi epilettiche. Diversi specialisti lo consigliarono male, ipotizzando una schizofrenia o un disturbo bipolare, e per curarsi provò anche l’elettroshock. Dovette smettere di fare concerti, dedicandosi all’insegnamento dello strumento. Ma le sue condizioni peggioravano, e a un certo punto un dottore gli diede poche ore di vita. Il suo problema, si capì in seguito, era una congenita malformazione arterio-venosa dietro all’orecchio sinistro, un groviglio anomalo in cui arterie e vene non sono collegate come dovrebbero, e le prime riversano sangue direttamente nelle seconde. Si crea in questo modo uno scompenso di pressione vascolare che può provocare un’emorragia, come quella che lo colpì nel 1980. Nell’operazione gli fu rimossa la malformazione e anche un pezzo del lobo temporale sinistro, una porzione della corteccia cerebrale collegata prevalentemente al linguaggio. Quando si svegliò, raccontò in seguito, non riconobbe le persone in piedi intorno al suo letto. Erano i suoi parenti [...] Ci mise pochi anni a ricordarsi che sapeva suonare. A metà degli anni Ottanta cominciò di nuovo a esibirsi dal vivo, e nel 1987 uscì The Return, il suo primo disco dopo l’operazione. Aveva lo stesso tocco di prima, la sua creatività era sempre lì, ma c’erano delle cose diverse nel suo stile, che in qualche modo sembrava collegato a tutto quello che gli era successo [...] Nella seconda parte della sua carriera Martino registrò più di quindici dischi, compreso l’apprezzato All Sides Now del 1997, a cui collaborarono altri importanti chitarristi come Les Paul, Joe Satriani e Mike Stern. Per altri trent’anni fece tour in tutto il mondo, suonando spesso in Italia e ritirandosi solo per un problema respiratorio cronico – lo stesso che ne ha causato la morte – dopo alcuni concerti a Milano, Padova e Ferrara nel novembre del 2018» [Vizio, Post].