Anteprima, 9 novembre 2021
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Biografia di Renato Palazzi
Renato Palazzi (1947-2021). Critico teatrale. Uomo di teatro. «Era milanese a oltranza: di Milano aveva l’ardore, la dedizione alla causa, non tornare indietro una volta che sia intrapresa una strada. In più era aperto alla discussione e, nella discussione, estremamente gentile. Pubblicamente discutemmo due volte. Nei suoi resoconti da Dro e da Sant’Arcangelo (sto parlando del 2012) sosteneva in modo aperto, se non vibrante, la causa dello spettatore, il suo essere chiamato in scena. Obiettavo che lo si fa fin troppo, in ogni tipo di comunicazione, dalla radio alla televisione (e i social media erano ancora una entità relativa). Per paradosso, ricordo una lettera aperta in cui lo si accusava dell’inaudito, d’essere un critico che si chiudeva nel proprio privilegio, di ritenere che l’unico giudizio valido fosse il suo, ovvero quello del critico, non già del pubblico in sala. Ma se parliamo dell’immediato, del momento in cui il teatro accade e poi non più, indubbiamente ove il pubblico abbandonasse la platea mentre lo spettacolo è in corso, come non dare al pubblico le sue ragioni? In un più ampio arco di tempo, considerando la memoria che degli spettacoli conserviamo e tramandiamo, come non dare però ragione al critico che con quel pubblico non era d’accordo? L’unico e vero privilegio che il critico conserva è quello di ricordare. D’altra parte che Palazzi fosse coinvolto (è la parola giusta) molto più di quanto non ci si aspetti dal suo stile di scrittura e dalla sua stessa professione, lo dimostrano i fatti. Non solo scrisse per L’Avanti, per il Corriere e dal 1988 per il Sole 24Ore; ma dal 1968 collaborò per quattro anni con Paolo Grassi al Piccolo e sempre per il Piccolo fu direttore della Civica scuola d’Arte drammatica. In più fu tra i soci fondatori del Pier Lombardo, ora Franco Parenti. Il ricordo più bello di lui e della sua passione tuttavia è un altro. Per due volte si esibì come attore. La seconda, tanto irridente quanto commovente, in una parodia di Guido Gozzano, con la regia di Flavio Ambrosini. Sempre con Ambrosini, fu protagonista di Goethe schiatta di Thomas Bernhard. Era vestito come un uomo del Settecento, accanto a lui ricordo un piccolo mappamondo e una piccola bara. La preoccupazione di Goethe era trovare chi cancellasse la sua eredità ormai consumata, quella classicista. L’atto unico era invero una meditatio mortis: fu svolta con il sussiego e l’ironia che a ciò si conviene» [Cordelli, CdS]. «Se ne è andato ieri pomeriggio per una malattia fulminante. Lascia la moglie Rossella Tansini, anch’essa una presenza nota nel teatro, organizzatrice e promotrice di tante iniziative. La camera ardente è aperta all’Istituto dei Tumori, ingresso da via Giuseppe Ponzio 8, oggi dalle 15 alle 16.30 e domani dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 14 alle 16.30. E’ inoltre in programma, ma ancora in fase di organizzazione, un addio pubblico al Teatro Elfo-Puccini per i prossimi giorni» [Rep].