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 2021  novembre 03 Mercoledì calendario

Biografia di Platinette (Mauro Coruzzi

Platinette (Mauro Coruzzi, all’anagrafe Maurizio Umberto Egidio), nato a Langhirano (Parma) il 4 novembre 1955 (66 anni) • «La drag queen più famosa d’Italia» (Noemi Barbuto, Libero, 24/2/2017) • «È il soldato e la moglie del soldato. È una farfalla di 100 chili che balla lieve e canta con voce negra» (Barbara Alberti) • «La sua fama è arrivata perfino in Giappone, dove è stata invitata in tv dalla sua omologa collega Matsuko Deluxe, una specie di lottatore di sumo en travesti» (Antonello Piroso, La Verità, 20/08/2017) • Scoperta da Maurizio Costanzo, che la volle ospite fissa del Maurizio Costanzo Show (Canale 5, 1995-2004). In radio ha condotto, tra le altre cose, Platinissima (Radio Deejay, 2000-2012), W l’Italia (RTL 102.5, 2015-2016), Password (RTL 102.5, 2016-2021) e il Mauro Morning Show (Radio Parma, dal 2021). In televisione è stata presentatrice di Bisturi! Nessuno è perfetto (Italia 1, 2004), giurata di La pupa e il secchione (Italia 1, 2006, 2010), opinionista degli Amici di Maria De Filippi (Canale 5, 2006-2012), concorrente di Domenica Live – Riusciranno i nostri eroi a perdere peso? (Canale 5, 2013-2014), ospite fissa di Pomeriggio Cinque (Canale 5, 2016) e ospite ricorrente di Live – Non è la D’Urso (Canale 5, 2019-2021), concorrente de Il cantante mascherato (Rai 1, 2021). Vista al cinema in Magnifica presenza di Ferzan Özpetek (2012). Ha partecipato due volte al festival di Sanremo: nel 2012, come ospite dei Matia Bazar; e nel 2015, come concorrente, con il brano Io sono una finestra, in coppia con Grazia Di Michele In realtà Platinette, quando non si addobba da Platinette, è un gradevolissimo signore timido, un po’ orso, giornalista, autore radiotelevisivo specializzato in programmi al femminile. Si dice fiera della doppia identità («una via di mezzo tra un gangster e la pupa di un gangster») e spiega: «Per me travestirsi è un modo di vivere due vite in una sola».
Titoli di testa «Da travestito io riesco a dire e fare certe cose. Senza il mio travestimento no» (alla Barbuto).
Vita Primo vagito in un paese tra Langhirano e Felino. «Una delizia a metà strada tra prosciutti e salami». Mauro è il secondo di due figli. «Mia sorella Maria è più grande di me e bellissima. Una ex modella che porta ancora la taglia 42. Lei sì che è riuscita bene dal lato estetico» • I genitori, top secret ovviamente le generalità, sono gente umile. «Il loro matrimonio è stato il romantico incontro di un trattore con una mungitrice» • «Io sono di una famiglia contadina, e questa è una cosa essenziale, la campagna è ancora importantissima per me, in fondo mi sento una conservatrice, una vecchia contadina. Però a un certo punto i miei genitori pensarono di migliorare la loro condizione inurbandosi, mia madre divenne caporeparto in fabbrica, mio padre muratore» (a Ugo Volli, la Repubblica, 21/9/2003) • «Ero un bambino magro e triste» (Nicoletta Sipos, Chi, 29/3/2006) • «Da piccolo ho fatto il chierichetto e ho vissuto l’infanzia nel “Villaggio del Fanciullo” di Parma insieme alle suore. Mia madre mi mandava lì perché facendo l’operaia in fabbrica non mi poteva accudire. Quella vita che sembrava monotona o noiosa è stata una grande esperienza di vita. Dio benedica quelle suore perché da loro ho imparato la pratica della lettura, visto che avevano una biblioteca sterminata e con volumi interessantissimi, il senso del silenzio, il tempo da non sprecare, e mi piaceva che ci fosse qualcuno che ti diceva chiaramente cosa dovevi fare come la madre superiora che aveva sempre gli occhiali neri e con un piglio deciso mi ordinava di curare il giardino» (a Antonio Sanfrancesco, Famiglia Cristiana, 2/5/2021) • «Ha capito dove nasce la fame d’amore? “Da una madre molto affettuosa, venuta dalla fame della guerra, che a me bimbo, magrino magrino, diceva: mangia, mangia”» (Candida Morvillo, Corriere della Sera, 19/9/2019) • Fin da subito si capisce che Mauro è un bambino diverso dagli altri. Alle elementari e alle medie passa i compiti in classe ai compagni più carini in cambio di bacetti. Ha una passione smodata per le scarpe col tacco di mamma. «Da ragazzo non ero così sicuro delle mie preferenze sessuali, ma sapevo cosa non volevo. Diventare quello che poi una parte di me è diventata: un signore di mezza età triste, sovrappeso, antipatico, orso, magari con una moglie scaltra e inguardabile, due figli da sistemare, e un cane da portare fuori a fare pipì» (a Antonella Trentin) • «Quando avevo diciassette anni, a un passo dagli esami di maturità, la mia ragazza di allora è rimasta incinta». «Un dramma. Non c’era ancora la legge sull’aborto. Mi rivolsi alla radicale Adele Faccio, che ci salvò. Ci suggerì una clinica a Firenze». «Eravamo due coppie e ogni tanto si usciva dal cosiddetto campo della normalità. Io e quest’altro ragazzo avevamo due fidanzate che però non sapevano che anche tra di noi c’era una storia. Non era la doppiezza, ma l’indecisione di non sapere cosa stavi diventando. Nell’incidente di percorso ci fu questa gravidanza e decidemmo di non affrontarla: avrebbe scombinato la nostra vita» (al programma The Real, Tv8) • Alla maturità, all’istituto magistrale, Mauro porta una tesina su Gli indifferenti di Alberto Morava e L’uomo che si gioca il cielo a dadi di Roberto Vecchioni. L’esame lo ha preparato assieme a un compagno di classe. «Abbiamo avuto degli incontri ravvicinati. Poi, una sera, ha chiuso la nostra storia buttandomi fuori da un’auto in corsa e urlandomi che lui non sarebbe mai stato come me». «Forse più che rifiutare te, in realtà, rifiutava se stesso... “Probabilmente sì, o comunque rifiutava quel periodo vissuto insieme”» (Barbuto). «Quell’estate misi cinquanta chili» • «L’amore di mia madre era talmente incondizionato che non mi ha chiesto mai se ero gay o cosa: trovava dei collant nascosti, li lavava e li metteva nel cassetto con i calzini senza dire né A né B. Con lei, non ho mai sentito il giudizio, però l’amore assoluto che ho sentito è diventato il killer di ogni altro amore. In cuor mio, ho sempre fatto confronti fra lei e gli uomini importanti che ho avuto» • «Mia madre, al massimo mi buttava lì ogni tanto qualche frase della serie: “Prima o poi devi trovare la donna che va bene a me”, parole così, ma innocue. Con mia sorella, invece, quando ha capito che ero perso, che non ero recuperabile, è stato brutto, anzi orrendo. Aveva paura del mio comportamento sociale e terrore che la gente del quartiere parlasse» • Mauro decide che deve rendersi indipendente. «D’estate lavoravo per avere i soldi. Poi a Bologna aprirono il Dams, mi feci un anno integrativo facendo il gelataio di giorno per andarci. A Bologna era il ’77, in università c’erano Squarzina, Eco e tanti altri, per strada le manifestazioni…» (a Volli). All’epoca «se non eri di sinistra, non eri. Io non è che fossi ideologicamente così compresa nel ruolo. Però già allora sentivo un forte attrito con le istituzioni di qualsiasi natura. L’Arcigay mi faceva senso, perché un’associazione che tratta finocchi e cacciatori allo stesso modo mi suona strana. Il gusto per la battuta, per la contestazione sono più forti in me di qualsiasi ideologia. Essere in un territorio libero, al di fuori delle ideologie, è meraviglioso. Capisco adesso la prigionia di allora: i film di Jankcsò con piani sequenza di settanta minuti, quelli di Angelopulos, le sedie di Pina Bausch. Certo quello era un mondo in apparenza allegro, pieno di fermenti, capace di farti sperare, di proporti aspettative. Puntualmente disilluse dalla realtà…». Mauro si esibisce nei locali gay dell’Emilia-Romagna con il nome di Oscar Selvaggia. Va ai primi campeggi gay di Isola Capo Rizzuto, frequentava Felix Cossolo, Ivan Teobaldelli. «“Con altre sciamannate come me costituimmo il primo collettivo italiano di teatro omosessuale, le Pumitrozzole”. Prego? “Puttane-mignotte-troie-zoccole. All’epoca si parlava di trasformisti, travestiti suonava male. Venivamo dal Movimento […] e ci s’infiltrava nelle manifestazioni, che so, dei metalmeccanici”. Per solidarietà con le loro lotte sindacali? “Ma non ce ne poteva fregare di meno. Ci infilavamo nei cortei come cozze in un’impepata, e si rimediava sempre qualcosa, perché erano gli anni del libero amore, si finiva dietro un portone e via, cotta e mangiata. Del resto, erano gli anni pre-Aids, al limite ti ritrovavi con qualche piattola, niente di drammatico”» (Piroso) • «Dopo due anni mi accorsi che non volevo studiare comunicazione, ma farla. Tornai a Parma, era l’epoca delle prime radio libere, mi misi a lavorare in una radio…» (a Volli).
Platinette «Platinette è stata una trovata di Freccero. Ero fra gli autori di un dopofestival un po’ strano, immaginavamo uno di quegli alberghi della Riviera, dove tanta gente va a svernare, avevamo bisogno di una donna chiacchierona, che giocasse tutto il tempo a canasta, malignando. Non trovavamo l’attrice giusta, allora Freccero, che conosceva il mio gusto del travestimento, disse: la fai tu, che sei grossa e ti vedono. Ebbe successo, oscurai anche la conduttrice, continuai. Costanzo si accorse subito del personaggio, col fiuto che ha, e mi chiamò dopo una settimana» (ibid).
Mauro «Della mia parte maschile non ho intenzione di parlare perché non è interessante».
Amori Il suo uomo ideale? Peloso e giovane. I suoi amanti? Tutti ufficialmente etero. Come pensa di cavarsela con i suoi fidanzati? «Sono una ciofeca vera». Le sue storie importanti? Con un giornalista («un pezzo grosso della Stampa che firmava con tanto di foto, oggi ha una bella famiglia»); con un cantante; con un chirurgo parmigiano specializzato nel trapianto dei reni, alto due metri, ex giocatore di pallavolo, con gli occhi azzurri e una casa a Courmayeur. «“Quattro anni insieme, amava i grassi e io: se dimagrisco, non mi vuoi più e il resto che sono non conta? In realtà, non potevo credere di stare con un bell’uomo. Dopo si è sposato con una donna. Grassa”. Lo amava? “‘Amore’ non so che voglia dire. Amavo le sue sette telefonate affettuose al giorno, ma ero talmente impaurito che finisse che mi facevo la corazza e pensavo: gli piacciono ciccioni per rimarcare quanto è bello lui”». «Ho la paranoia di non piacere, del “vengono con me perché sono famoso”. E ne ho altre» (Candida Morvillo, Corriere della Sera, 19/9/2019). Ormai sono anni che vive da solo. «Non amo la vita in comune. Le nozze dello stesso sesso mi fanno senso, mi sembrano una triste parodia delle coppie etero. Il mio vuoto è l’occasione per generare creatività. Creare oggi è la mia compagnia. Questo certo non favorisce i rapporti, allontana gli intenzionati. Ma poi, dimmi, a chi cavolo posso piacere oggi? Solo a degli psicopatici».
Lgbt «Detesto il piagnisteo e il vittimistmo lgbt». «Vorrei che il genere omosessuale restasse nascosto com’è sempre stato. È diventato un fenomeno mediatico, basta che uno si metta il rimmel e finga di essere quello che non è per ottenere una visibilità un tempo impensabile. L’omosessualità non deve essere un vanto né un motivo di lotta sociale. Alcune rivendicazioni sono insopportabili, come quella di anteporre l’omosessualità alla cittadinanza. Io sono italiano e poi, semmai, gay. Non c’è nessun orgoglio a essere finocchi». «Molti l’accusano dicendo che, da personaggio televisivo famoso, lei non subisce discriminazioni o aggressioni e quindi non sa quello che provano chi ne è vittima. “Ma scherziamo? Negli anni Sessanta e Settanta ho preso le cicche spente in faccia e le lattine addosso. So cosa vuol dire essere aggrediti per questi motivi a differenza di certi influencer con milioni di seguaci che mi accusano di non conoscere queste situazioni. Ho vissuto anche l’insorgere di un altro tipo di violenza, più sottile, come quando si parlava dell’Aids come della “peste gay” e sul quale ancora non si è trovato un vaccino dopo quarant’anni. La storia la conosco per averla vissuta. Una volta finii in prigione perché la foto sulla carta d’identità non corrispondeva alla mia faccia”» (Sanfrancesco).
Politica «Quando ho visto Marco Pannella cercare l’intesa con Silvio Berlusconi, lì sì ebbi un orgasmo, e mi dissi: “Oh, finalmente la lotta per i diritti civili si può sposare con la difesa del capitale d’impresa”» (a Piroso). È scettica sulle unioni civili («Io respingo questo desiderio di essere come loro, gli eterosessuali, con le loro convenzioni farisaiche, a cominciare dal matrimonio. L’emulazione della famiglia etero, quella brama di normalizzazione: quelle horreur!»), contraria alle adozioni gay («Altro non sono che il soddisfacimento di un desiderio egoistico»), al ddl Zan («Non siamo panda a rischio d’estinzione») e pure all’istituzione di una giornata contro l’omofobia nelle scuole («Occorre educare alle differenze non all’omologazione. Inserire l’identità di genere nei programmi scolastici è una violenza, una coercizione estrema, perfino superiore a quella dell’utero in affitto, perché significa far prevalere una visione del mondo rispetto ad altre che invece hanno lo stesso diritto di esistere e dire la loro nel rispetto reciproco»). Contraria anche all’accoglienza a prescindere degli immigrati («Ma ti pare che in nome di un malinteso spirito solidaristico io debba vedere sparire le mercerie e moltiplicarsi i kebabari, e il quartiere africano allargarsi a macchia d’olio, abdicando alla nostra identità e alle nostre tradizioni? Non desidero certo un sindaco sceriffo come quello di Treviso, Giancarlo Gentilini, ma non voglio neppure infilare la testa sotto la sabbia come gli struzzi»).
Religione «Sono troppo preoccupato per vivere bene e senza fare del male a nessuno su questa terra, per pensare all’aldilà».
Vizi «Mangio perché mi piace, ed è anche una forma di contestazione verso la cultura della forma fisica perfetta, del cibo sano e bello “imposto” dai media e ora anche dallo Stato. La mia rivoluzione è tutta in un piatto di salame di Felino. Ho un rapporto col cibo legato al piacere, alla voglia di non resistere al peccato. Preferisco la quantità alla qualità. Sì, sono una soubrette obesa, ma filiforme nel pensiero». Piatti preferiti di Platinette, «la bomba di riso e il timballo di pasta al forno, tipici di Parma e dintorni. E poi non mi perdo mai una ”maialata”. Niente di strano: dalle mie parti, quando si ammazza il maiale, si organizza una cena per celebrare l’evento. Tutte le portate, dagli antipasti al dolce, sono fatte con parti della vittima. Ogni volta che ci vado mi riprometto che sarà l’ultima. Invece ci torno due volte l’anno». Considera musei le rosticcerie. Resta quindi in adorazione davanti a capolavori come lasagne e cannelloni. Assicura di essere una cuoca sopraffina, ma di non avere voglia di mettersi ai fornelli: «Per i bulimici è una tortura aspettare, meglio i cibi pronti».
Dieta Nel 2015, per preparare Ballando con le stelle, mise il palloncino gastrico. «Poi ho ripreso il vizio, come il tossico che ci ricasca. Un anno dopo ero i 175 chili di prima e ne ho messi altri, non so quanti». «Vai a casa, senti di non valere niente, abbracci il cuscino, di notte ti fai mezzo chilo di pasta con mezzo chilo di salsa e un litro di cola. Il risultato è che sei sempre più grasso e che amore trovi così grasso?» (Morvillo).
Critiche «Francamente le sue opinioni lasciano molto a desiderare: sembra l’incarnazione della “Signora mia” di Arbasino, una zia inacidita dal troppo buon senso, una pacifica samaritana che arrossisce solo se non la si coglie in peccato. La sua opinione contrasta con il travestimento» (Aldo Grasso) • «“Renato, svegliati! Serve un qualche cazzo di futuro!” “No, guarda... ci sono già cascato nel futuro, eh? Non mi fido nel futuro!” “Ma non il futuro di Medical Dimension, che è una gran cazzata, io parlo della locura, René, la locura. La pazzia – che cazzo, René! –, la cerveza, la tradizione, ‘a merda, come ’a chiami tu, ma con una bella spruzzata di pazzia: il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillette. In una parola: Platinette. Perché Platinette, hai capito, ci assolve da tutti i nostri mali, da tutte le nostre malefatte... Sono cattolico, ma sono giovane e vitale perché mi divertono le minchiate del sabato sera. È vero o no? Ci fa sentire la coscienza a posto, Platinette» (da Boris).
Curiosità Il suo hobby: fare la lavatrice per sperimentare detersivi • Le piace cantare nelle ore notturne • Si guarda poco allo specchio per non essere al corrente sui peggioramenti della situazione • Usa Arpege, il profumo cult della Osiris • Le piace cambiare idea ogni 15 minuti • Sempre pronta alla rissa verbale • La sua prima intervista, nel 1975, la fece a Patty Pravo, di cui è una grande fan • A un certo punto girava voce che si volesse candidare a sindaco di Parma • Va da una psichiatra e una nutrizionista • La canzone che ha portato a Sanremo, Io sono una finestra, «è stata come una lunga seduta psicoanalitica. Il senso del brano è che ognuno di noi è unico, ma la nostra identità, non solo sessuale, non è mai sicura, siamo in divenire continuo e a tutti può capitare di vivere una crisi della propria identità, un’occasione per mettersi in discussione e rinascere» • La ragazza che rimase incinta di lui è diventata tecnico di radiologia, ed è da poco in pensione. Non riesce a fare a meno di pensare a quel figlio mai venuto al mondo, ma non ha rimpianti. «Se fosse nato oggi avrebbe avuto 42 anni e si sarebbe ritrovato un padre che esce vestito come una battona di quinta categoria» (nel 2017) • «Di solito mi nascondo, dopo gli spettacoli mi cambio. Ma l’altro giorno, tornando da una serata a Vicenza, ho tenuto gli abiti e la parrucca e mi sono fermata in tutti gli autogrill, per vedere come la prendeva la gente. Tutti a farmi festa» (a Volli, 2003) • «In passato c’era più libertà? “Sicuramente più elasticità mentale. Se una scrittrice come Camilla Cederna ha descritto la borghesia senza nessuna pietà è perché la conosceva bene. Se io mi permetto di descrivere il mondo gay, diciamo così, senza retorica e infingimenti e magari con un filo di ironia è perché lo conosco e perché ritengo che i primi a cui dobbiamo fare le pulci siamo noi stessi”» (Sanfrancesco) • Il New York Times le ha dedicato una lunga intervista: «Naturalmente nel mondo dello spettacolo sono pieni di travestiti e di drag queen, da molto prima che io mi sognassi di cominciare. Bellissime, celebratissime. Ma appartengono a un altro universo. Che a una come me sia possibile parlare di politica, commentare i giornali, interloquire con politici come Giovanardi e la Mussolini da Costanzo... be’ questo per loro è inconcepibile. I tipi strani come me vanno in televisione, magari hanno un momento di successo, ma poi spariscono. Invece io reggo da un bel po’».
Titoli di coda «Il problema è quando si indossa sempre la maschera. “Sì, quando sei sempre travestito, quando simuli un orgasmo, quando simuli un amore, o un sorriso, o una bella vita e non ce l’hai. Questo è il travestimento sbagliato: quello che ti rende finto”» (Barbuto).