11 novembre 2021
Tags : Silvio Garattini
Biografia di Silvio Garattini
Silvio Garattini, nato a Bergamo il 12 novembre 1928 (93 anni). Medico. Perito chimico. Dottore in Medicina. Libero docente in Chemioterapia e Farmacologia. Presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, da lui fondato nel 1963 e di cui è stato direttore per 55 anni (nel 2018 ha lasciato il testimone a Giuseppe Remuzzi). Autore di molte centinaia di lavori scientifici, di numerosi volumi nel campo della Farmacologia e di una decina di saggi. «Il 50% dei farmaci in circolazione è inutile e potrebbe essere eliminato senza problemi».
Vita «Sono nato da un impiegato di banca e da una casalinga, che ha sofferto di artrite deformante e poi è morta a 65 anni. Mio padre era cresciuto in orfanotrofio ed è morto a 76 anni per un tumore. Dei mie due fratelli, il piccolo, Aldo, è scomparso giovane, anche lui per una malattia grave» (a Daniela Stigliano) • «Bergamasco “testone” (lo dice lui), si è diplomato, come perito chimico, in un istituto tecnico di Bergamo (“La mia fortuna, perché lì ho imparato a fare analisi in laboratorio”, commenta), ha lavorato alle acciaierie della Dalmine, mentre preparava gli esami per il diploma del liceo scientifico, indispensabile per accedere all’università. Ci entra: studia a Milano e poi a Torino. E si laurea. “Erano gli anni Cinquanta, mi ero appena laureato in Medicina e ho avuto la fortuna di andare in America. Lì mi sono accorto che esisteva la professione di ricercatore. E poi c’erano le Fondazioni che permettevano studi indipendenti, slegati dall’università e dall’industria”. Tornato in Italia (aveva 29 anni e già la libera docenza all’Università) si è messo alla ricerca di qualcuno che sostenesse la sua idea di Fondazione. E lo trova, quasi per caso: Mario Negri, gioielliere in via Monte Napoleone, che aveva inventato la produzione industriale di gioielli, per abbassarne il costo. Negri morirà prematuramente, ma nel suo testamento lascia risorse per fondare l’istituto, che poi porterà il suo nome, e nomina espressamente Garattini come Direttore. È la favola che diventa realtà. La mission dell’Istituto Mario Negri è sempre stata quella della ricerca sui farmaci. E Garattini, e l’Istituto, si sono sempre distinti a livello internazionale. Basti pensare che lì si è certificata la terapia trombolitica per la cura dell’infarto acuto, che ha salvato milioni di vite nel mondo» (Adriana Bazzi) • «All’inizio è stata dura. L’università premeva affinché incorporassi al suo interno l’organizzazione allo stato embrionale. Io però sono un testone, ho tirato dritto per la mia strada. Mentre l’ambiente italiano si mostrava scettico e diffidente, ci fu di enorme aiuto una fondazione inglese per la fornitura di apparecchiature moderne; inoltre, fino alla fine degli Sessanta, potemmo contare sul sostegno, anche economico, del governo statunitense che ci procurava contratti di ricerca importanti» (ad Annalisa Chirico) • Tra il 1965 ed il 1968 ha presieduto l’European Organization for Research on Treatment of Cancer. «Garattini non è stato solo il direttore del Mario Negri. È un’autorità scientifica a livello internazionale (ha ricoperto varie cariche nell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, e nell’Eortc, l’Agenzia europea dei tumori, oltre che nel Consiglio Superiore di Sanità italiano) ed è un personaggio familiare anche al grande pubblico: ha fatto la guerra al fumo, ha combattuto le medicine alternative, omeopatia in primis, ha lottato contro lo strapotere delle industrie farmaceutiche, e, dopo Tangentopoli, ha rivisto il Prontuario farmaceutico nazionale, all’inizio degli anni Novanta, eliminando farmaci inutili e costosi a carico del Sistema sanitario nazionale. “Anche l’opportunità di essere nominato nella Cuf (Commissione unica del farmaco, ndr) per la revisione del Prontuario – dice Garattini – è avvenuta quasi per caso. Ero a una trasmissione televisiva con Maria Pia Garavaglia (allora Responsabile della Sanità, ndr) e discutevamo delle tangenti, pagate dall’industria farmaceutica, compresi i soldi ritrovati nel famoso puf di Duilio Poggiolini (allora direttore del Servizio farmaceutico nazionale, ndr). A quel punto un giornalista chiese: Perché non nominare Garattini? E così e successo”» (ad Adriana Bazzi) • «Le sue parole chiave, quelle che ha pronunciato durante il passaggio di testimone con Giuseppe Remuzzi e il saluto davanti a tutto lo staff dei laboratori, resteranno indelebili: entusiasmo, ricerca, tenacia. Gli stessi principi che lo hanno spinto in tutte le sue tappe. Quando, nel 1963, ha deciso di fondare un istituto indipendente per portare la ricerca farmacologica al di fuori dei laboratori delle industrie. Quando ha deciso di far pulizia di tutti i farmaci inutili. Quando, nel 1976, fu accusato di voler scagionare i responsabili della strage di Seveso con dati falsi sulla diossina. O ancora quando, dopo l’arresto di Poggiolini, nel 1993, risanò le sorti economiche della sanità» (Maria Sorbi) • «“In Italia la cultura scientifica è rimasta Cenerentola. Se qualcuno dice che Garibaldi è un pittore dell’Ottocento, è un ignorante, ed è vero. Se, invece, confonde l’atomo e la molecola e glielo fai notare, ti dice che sei pignolo e che non siamo tutti scienziati. Non è una banalità, perché questa mentalità arriva ai più alti livelli e tocca anche i processi decisionali della politica”. Garattini cita alcuni esempi estraendoli dalla cartella dei ricordi. “Quando ero nel Consiglio superiore di Sanità dovemmo faticare parecchio per impedire che il protocollo Di Bella venisse validato e i farmaci riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale. Lo stesso è successo più di recente per stamina. L’emotività prende sempre il sopravvento. Perché nel Paese manca la cultura scientifica, lo ripeto. E perché la politica e i partiti sono condizionati dagli interessi elettorali”. Durante l’affaire Di Bella, Garattini non ci era andato leggero. “È aberrante – disse allora – ricorrere all’emotività di chi soffre e rifiutare qualunque controllo sulla validità scientifica della terapia messa a punto. Ritrovo nel professor Di Bella le caratteristiche del cialtrone”» (Lello Naso) • Contro l’omeopatia ha scritto il saggio Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia (Sironi, 2015). «Nei preparati omeopatici non c’è alcun principio attivo: sono proprio acqua fresca. C’è chi ha promesso un premio di 100 milioni di sterline a chi riuscirà a mettere le etichette con il nome giusto su preparati omeopatici a cui sono state tolte: impresa impossibile, perché quei prodotti sono tutti uguali, sono tutti acqua fresca» (a Gianni Barbacetto) • A favore della sperimentazione animale: «Sarà un sistema pieno di difetti, ma di migliori purtroppo non ne abbiamo» • «Se dobbiamo effettuare uno studio su un uomo chiediamo al comitato etico e procediamo. Se dobbiamo effettuarlo su un topo è tutto più complicato e le autorizzazioni arrivano parecchi mesi dopo rispetto agli altri paesi europei. In questo modo abbiamo difficoltà a dare continuità alla ricerca e rischiamo di non potere intraprendere collaborazioni internazionali» • Nel 2009 ha spiegato che «l’uso della cocaina – che crea un’alterazione nella percezione del rischio – da parte di operatori del mondo della finanza può aver avuto un ruolo nel dispiegarsi della crisi» (Guido Gentili) • Ultimo libro, pubblicato nel febbraio 2021, Il futuro della nostra salute. Il Servizio Sanitario Nazionale che dobbiamo sognare (San Paolo Edizioni, 2021) • «La scienza ha anche bisogno della memoria storica: sta a me ricordare com’erano i bambini malati di poliomielite perché non esistevano i vaccini, sta a me far presente che il Sistema sanitario nazionale, per quanto migliorabile, sia un bene straordinario che abbiamo costruito passo dopo passo. Prima se non avevi i soldi non ti potevi nemmeno operare» (a Maria Sorbi nel 2018) • «Studio e ricerca, ricerca e studio. Così da sessant’anni. Ogni giorno al Mario Negri, l’eccellenza della farmacologia, di cui è stato il fondatore. Non so fare altro, dice. Lavoro e dialogo, per mantenere in attivo il cervello. Poi cinque chilometri a piedi, per tenere i riflessi in forma» (Giangiacomo Schiavi) • A inizio 2021 ha rinnovato la patente • Beve solo the zuccherato fino a cena. «Sono un assertore della restrizione calorica: mangio una volta al giorno, e preferisco alzarmi da tavola con una sensazione di fame inappagata. La dieta mediterranea è la più azzeccata: verdure, cereali, poca carne e meno alcol possibile» (ad Annalisa Chirico).
Amori La prima moglie, con cui è stato sposato per quarant’anni, è morta nel 1992, investita da un’automobile mentre camminava in strada a Milano. Ha poi sposato la francese Anny, morta nel dicembre 2018 per una grave malattia. «Ci eravamo conosciuti all’ambasciata francese a Roma in occasione di una conferenza organizzata da un amico di Parigi. Lei lavorava lì, insegnava francese agli adulti» (ad Alessandra Franchini) • Cinque figli, tutti avuti dalla prima moglie: «Enrico è medico e si occupa di ricerca. Livio è laureato alla Bocconi. Delle ragazze, Maria e Giovanna, una ha lavorato tanto tempo come ufficio acquisti di una grande organizzazione e l’altra fa segretariato part-time, Michele è ingegnere elettronico» (a Maria Sorbi nel 2019) • «Se calcolassi il tempo trascorso tra le quattro mura del Mario Negri, scoprirei che la mia vita l’ho vissuta qui, tra ricercatori e pazienti, piuttosto che con la mia famiglia. Ai figli ho dedicato gli scampoli di tempo tra un convegno e l’altro, sforzandomi di trasmettere l’etica del lavoro e del sacrificio» (ad Annalisa Chirico).
Vizi Indossa sempre il dolcevita, nelle varie sfumature di bianco, di lana in inverno e di lino in estate. «Tutto questo nasce da una ragione semplice: andando in giro per il mondo occorre avere un abbigliamento facile da gestire. Che non costringa la moglie, o chi per lei, a stirare le camicie. È una forma di comodità» (ad Adriana Bazzi). «C’è una sola foto, datata, che ritrae Garattini in cravatta: “Già, quella in cui gioco a calcio con dei giovani dottori dell’Istituto”» (Massimiliano Castellani) • «Quando qualcuno m’interroga sui miei hobby, rispondo che non ne ho, sul mio comodino non c’è neanche un libro perché mi manca il tempo per leggere» • Grande tifoso dell’Atalanta .
Religione Militante nell’Azione cattolica in gioventù • «Non sono propriamente credente. Ho molti dubbi. Mi capita di pregare ma mi concentro di più su altri aspetti della vita. Per me conta il messaggio di Cristo “amerai il tuo prossimo come te stesso”, cercare di dare sempre il meglio» (ad Alessandra Franchini) • «Ho una fede culturale, piena di dubbi. Ma credo che la Chiesa e la scienza possano fare molte cose assieme. Molte cose che dice Papa Francesco sulla povertà, le disuguaglianze, le malattie, le condivido pienamente. Mettiamola così. La scienza può fornire alla religione gli strumenti per raggiungere i suoi obiettivi più nobili. In fondo, vogliono entrambe alleviare le sofferenze dell’umanità» (a Lello Naso).
Morte «Più che la morte, mi spaventa il dolore. Alla mia età, ogni giorno è un dono inaspettato. So che la fine potrebbe sopravvenire in ogni istante, spero soltanto che tutto avvenga di colpo, senza sofferenze né malattie (ad Annalisa Chirico).