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 2021  novembre 15 Lunedì calendario

Biografia di Licia Maglietta

Licia Maglietta, nata a Napoli il 16 novembre 1954 (67 anni). Attrice. Vista al cinema, a teatro e in televisione • «Bruna, grandi occhi neri, corpo flessuoso» (Claudia Provvedini, Corriere della Sera, 28/10/1995) • «Tutta l’Italia s’innamorò di lei con Pane e tulipani. Nel film di Silvio Soldini, nel ruolo della casalinga Rosalba lasciata in autogrill, che si prende una vacanza dalla famiglia a Venezia» (Silvia Fumarola, la Repubblica, 23/12/2015) • Tra i suoi altri film: Morte di un matematico napoletano (Mario Martone, 1992), Nel mio amore (Susanna Tamaro, 2004) e Viaggio in Italia (Parolo Genovese e Luca Miniero, 2007). Vista a teatro nel Tartufo di Molière (regia di Carlo Cecchi), in Casa Schumann, di cui era voce recitante e autrice, in Non tutto è risolto, per una rassegna dei grandi pensatori organizzata da Andrée Ruth Shammah e nel monologo Delirio amoroso di Alda Merini. Nel 2016 ha scritto, diretto e interpretato lo spettacolo Manca solo la domenica, monologo tratto da un racconto di Silvana Grasso. Come doppiatrice, ha dato la voce alla madre della protagonista nel cartoon iraniano Persepolis (2008), come drammaturga ha collaborato a Terra promessa di Marco Baliani, come scenografa e regista è andata in scena con i monologhi di Alan Bennet in La grande occasione. In tv ha recitato in Paolo VI di Fabrizio Costa, Una pallottola nel cuore (accanto a Gigi Proietti), In Treatment (serie tv di Saverio Costanzo su Sky Atlantic, in cui è la psicanalista mentore di Sergio Castellitto), Tutto può succedere (Raiuno, tratta dalla serie tv americana Parenthood). «Perché ha fatto l’attrice? “Perché altrimenti non avrei saputo dove mettere gran parte dell’energia che avevo. Faceva parte della mia voglia di conoscere di più sia di me stessa sia degli altri. Non avrei saputo fare così bene altre cose”» (a Claudio Sabelli Fioretti, Corriere della Sera, 21/10/2001).
Titoli di testa «È strano un successo a 40 anni. È l’età in cui per molte attrici comincia il declino. “No, lei sta parlando in termini che poco mi interessano. Dobbiamo prima capire che cosa è veramente il successo. Ci sono degli attori che diventano strepitosi ad ottant’anni. Un attore del Teatro No è perfetto a 80 anni, raggiunge il massimo. Declino rispetto a cosa? Rispetto a un consumismo…” Lei mica fa Teatro No. Fa il cinema, il teatro e la televisione in Italia. “Anche nel nostro teatro gli attori che uno va a vedere e rispetta sono …quelli più bravi sono quelli che hanno più esperienza di tutti. Come possiamo dimenticarci che l’esperienza è una cosa che aggiunge e non toglie?” Lei sta parlando di bravura di una attore, non del successo. “Ma che cosa è il successo?” È quando ti riconoscono per strada, quando i registi ti cercano, quando guadagni di più. Lo dite sempre che vivete per il pubblico. “Non lo metto in dubbio”. Va bene, cambiamo argomento» (Sabelli Fioretti).
Vita «Lei ha un padre lucano e una madre spagnola. “È una cosa errata che è stata scritta una volta e continua a diffondersi. La mia mamma è italiana, con antenati spagnoli…” Abbiamo la possibilità di fare chiarezza una volta per tutte. La mamma è nata a… “…in Puglia e poi ha vissuto in Veneto”. Lei ha poche radici. “È vero. Sono nata a Napoli, ho vissuto a Udine”. Ma il papà faceva il ferroviere? Il carabiniere? “No, i miei facevano i musicisti. Mia madre una concertista di pianoforte”» (Sabelli Fioretti). Dice di non considerarsi napoletana: «Ho vissuto tutta la mia prima vita a Napoli, ma se a casa provavo a dire scuola o scarpa con la “sc” strascicata, come le mie compagne, venivo subito rimproverata» (a Brunella Schisa) • Fin da giovane sente il sacro fuoco dell’arte. Per anni studia chitarra classica e pianoforte. «Avevo diciassette anni e andai a vedere il Woyzeck con Carlo Cecchi. Ne rimasi folgorata. Credo che tutto iniziò in quel momento. Abitavo a Napoli. Finii le scuole, mi iscrissi ad Architettura, ma il fuoco non si spegneva» (a Laura Putti). «Dalla laurea in Architettura al mestiere di attrice come è arrivata? “Quando mi sono laureata già facevo spettacoli teatrali in giro per il mondo con il gruppo Falso Movimento, con Mario Martone. L’architettura è una delle mie grandi passioni: ho sempre disegnato e curato le scenografie, disegno anche i costumi, dipingo; quando metto in scena lo spettacolo c’è già una visione dello spazio. I miei maestri sono Peter Brook e Carlo Cecchi. Ma non servono grandi scenografie nel teatro, che appartiene a un’altra sfera: quella dell’immaginazione”. Cosa le piace più di tutto del suo mestiere di attrice? “Dubitare e mettermi sempre in discussione, cose fondamentali per creare, e la continua scoperta del rapporto con gli altri e perfino con gli oggetti. Oggi il mestiere di attore è cambiato, il cinema è cambiato. Ci sono meno soldi e, in relazione, meno tempo. E il tempo è fondamentale per l’arte. Non so che attrice sarei stata se avessi fatto solo cinema: tutto il mio tempo sta in uno spazio a provare continuamente. Quando si ripetono le scene per due o tre mesi, anche quello che poi butti resta in memoria e contribuisce a costruire il personaggio. Con il grande Silvio Soldini questo lavoro si faceva, e si faceva insieme con i truccatori, i costumisti, gli sceneggiatori. Oggi hanno deciso di distruggere l’arte e la cultura, e senza cultura la società è barbarie» (Francesca Fiocchi, Famiglia Cristiana, 11/4/2016). «Dopo Pane e tulipani che è successo? “Mi offrivano solo ruoli che assomigliavano a quello ma non erano quello. Così mi sono dedicata al teatro, la parte della mia vita più emozionante. Ma vorrei tanto che ci fossero belle parti al cinema”» (Fumarola). «“Io cerco di far vedere l’anima. E per questo basta togliere i “veli” della distanza e voler raggiungere il pubblico. Non è importante essere uomo o donna, tanto è vero che io ho imparato da un uomo, Carlo Cecchi. l’attore più “consegnato” al pubblico che io conosca”. Ma è anche bella. “Per un periodo ho cercato di dimenticarmelo, d’essere disarmonica: era un errore. Se l’anima si fa strada, sei bello. Che tu lo sia o no. Che tu lo voglia o no”» (Claudia Provvedini, Corriere della Sera, 28/10/1995).
Amore Due figlie, di più non si sa. «L’amore è una parte fondamentale della sua vita? “Certo, si”. Che cosa si può fare per amore? “Mah. Non so che dirle”. Mi dica che cosa lei ha fatto per amore… “Non lo so…non mi piace parlare delle mie cose così…non so che dirle…non mi piace parlare del mio privato”» (Sabelli Fioretti).
Poesia «Il suo monologo in Delirio amoroso, nel 1995, nacque dall’incontro con la poetessa Alda Merini. Quale ricordo ha di lei? “Mi schiaffeggiava la mente. Era una donna distrutta dalla malattia, dalla vita, dire tormentata è poco, ma al contempo di una forza infinita, e questa forza gliela dava la poesia: trasformava la sua parte distruttiva in qualcosa di meraviglioso. È un ricordo sacro per me”» (Fiocco).
Politica Nel 2001, a Sabelli Fioretti, preferì non dire come la pensa. «“Io non sono un politico, né un opinionista. Sono cose che ci possiamo dire tra di noi. Non sento di dover esprimere le mie posizioni in questa intervista…” Perché no? “Non credo di essere in grado di andare così a fondo”». Nel 2011 partecipò alla manifestazione «Se non ora quando?». Nel 2013 aderì a un appello degli attori per Emma Bonino al Quirinale.
Curiosità Molto apprezzata da Veronica Lario • Dei suoi dodici film, quattro li ha fatti con Mario Martone, quattro con Silvio Soldini. «Basta che io faccia due spettacoli o due film con lo stesso regista che subito divento “attrice di”, “musa di”» • «Il teatro mi emoziona, mi starvolge, m’innamora. Il cinema mi affascina, ma ci gioco bene. Il teatro mi taglia le gambe, mi prende alla pancia» • Tiene seminari di recitazione molto seguiti all’Università di Firenze • Non partecipa alle conferenza stampa. «Mi è capitato di dire delle cose e poi è uscito tutt’altro. Ho visto pure interviste che non ho mai rilasciato. Anni fa ho chiuso e oggi parlo solo con due o tre giornalisti» • «Quando non lavora che cosa fa? “Vivo”. Suona? Viaggia? “Vivo con le mie due figlie, suono, ho una giornata molto occupata… a volte rimpiango le giornate di lavoro…”» (Sabelli Fioretti, 2001) • Non possiede il televisore («quello che mi interessa lo guardo su internet») • «I luoghi che più amo sono sempre state le librerie, le biblioteche, dove regna il silenzio, dove vai per cercare delle cose e finisci per imbatterti casualmente in altre» • Scrive poesie, ma le tiene per sé • «Oggi che donna si sente, a parte essere riservata? “Ironica, timida lo sono stata per gran parte della mia vita. Secondo gli anziani, a un certo punto della vita si dice quello che si pensa perché non si ha più nulla da perdere. E ho ancora gli stessi amici delle elementari, del liceo, dell’università”» (Fiocchi). «“Se mi guardo allo specchio, ovviamente vedo i segni del tempo, ma forse non ricordo come era il mio volto vent’anni fa, forse mi sembra uguale ad allora. Non perdo tempo su queste cose. Piuttosto, mi viene da pensare ad altro”. A cosa? “Al fatto che noi donne, in particolar modo noi attrici, nel nostro ambiente, siamo rottamate prima dei colleghi uomini. Se non ti rifai i connotati, se continui ad apparire, a essere quello che sei, non esistono più ruoli per te. Tra i 50 e i 70 anni circa, non esistono ruoli possibili, c’è un buco. Solo dopo i 70, puoi sperare di essere scritturata, magari per fare la nonnina”» (Emilia Costantini, Corriere della Sera, 2/12/2008). «Occorre avere una visione lucida sul senso della nostra vita. Riconoscersi per quello che siamo stati, per quello che abbiamo fatto e per ciò che avremmo potuto fare: le scelte che abbiamo compiuto, giuste o sbagliate... Questo è ciò che conta».
Titoli di coda «Entrando a teatro oggi ho lo stesso atteggiamento di quando provavo Tango glaciale. Per me l’importante è andare fino in fondo, essere limpidi con le proprie scelte. Etica, morale, politica sono cose che vanno insieme».