Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 29 Lunedì calendario

Biografia di Fabio Fazio

Fabio Fazio, nato a Savona il 30 novembre 1964 (57 anni). Conduttore tv. Dal 2003 di Che tempo che fa (Raitre). Ha condotto quattro edizioni del Festival di Sanremo, nel 1999, 2000, 2013, 2014 (delle ultime due anche direttore artistico) «Ho fatto la promessa a me stesso e agli altri di non scriver mai un’autobiografia: perché non ho memoria e perché non è il caso».
Vita «Il padre Giuseppe, di Varazze (Savona), classe 1934, era impiegato, la madre Delia, originaria della Calabria, seppur nata in Etiopia, faceva la casalinga. La famiglia era molto cattolica. E non certo comunista. Da ragazzo Fabio frequenta l’oratorio, anche se è negato per tutti gli sport ed è esonerato da ginnastica» (Giacomo Amadori) • Laurea in Lettere (110), con una tesi su Elementi letterari nei testi dei cantautori italiani. «Mia madre ancora adesso si vergogna un po’ che io faccia televisione. Dovevo fare l’avvocato. M’iscrissi a Legge, anche se volevo fare Lettere. A scuola (liceo classico Gabriello Chiabrera, ndr) ero piuttosto bravo, studiavo, non pensavo affatto a diventare presentatore. Sapevo solo questo: che a Savona non sarei rimasto. Avevo una vita normale, non mi mancava niente, sveglia la mattina, scuola, pranzo, riposino fino alle quattro, studio fino alle sette, Happy days, cena, ripasso, sonno. D’estate le vacanze, tutti i giorni gli amici, dormire in camera col fratello più piccolo di sei anni, un fratello che io comandavo, rimproveravo, d’altra parte mio fratello era alto, atletico, forte, mentre io… all’ultimo anno mi esonerarono da ginnastica… Insomma, ero certo che me ne sarei andato, a Savona cosa potevo ottenere? La stessa vita che già conoscevo, al massimo con qualcosa in più. Ma non pensavo alla televisione, per niente. Più che altro lavoravo alle radio di Savona, sa come sono le radio locali, si fa di tutto, si apre la porta a chi suona e poi si va in voce a fare le imitazioni o a mettere musica. Ma era un gioco, quando ho cominciato avevo solo sedici anni. Radio Vecchia Savona, Radio Golfo Ligure. No, sa cosa pensavo piuttosto? Che avrei fatto il giornalista. Nell’82, per fronteggiare l’ascesa di Berlusconi, organizzò un concorso alla ricerca di nuovi talenti. Beh, ci andai. Non avevo nessuna speranza, ma volevo vedere gli studi. Mamma mi mise il maglione a rombi girocollo e mi stirò i calzoni alla perfezione. Papà mi accompagnò con la 124 azzurra. Il provino si svolgeva nella sede Rai di Genova, corso Europa. Entriamo e in anticamera c’è un sacco di gente disinvolta, abbronzata, ragazzi e ragazze sicuri di sé, forse addirittura mezzi professionisti, parlavano ad alta voce, insomma antipatici, mi facevano sentire un bambino di dodici anni… Mentre io di anni ne avevo diciassette… Quando arriva il mio turno, mi siedo davanti a una scrivania e dall’altra parte c’erano Bruno Voglino e Guido Sacerdote. Voglino era molto materno, da allora lo chiamo mamma. Mi chiesero cosa sapevo fare. Io tirai fuori le voci, cioè le imitazioni. Imitavo gente a cui gli altri non pensavano, cioè Pertini, Paolo Rossi, Gilberto Govi. Voglino diceva “bravo, bravo”, Sacerdote invece scuoteva il capo e faceva: “Ma se non gli somiglia per niente!”. Lo faceva apposta. In realtà li avevo colpiti, soprattutto perché i personaggi imitati erano strani. In ogni caso, non ci pensai più perché avevo ottenuto quello che volevo, vedere la Rai. Tre mesi dopo mi fecero rifare un provino a Roma – a questo punto gli abbronzati della prima volta erano spariti – e alla fine mi mandarono un telegramma: “La informiamo che la Rai si riserva di utilizzarla per le sue prossime produzioni televisive”. […] Mi chiamarono in autunno per fare l’ospite in Pronto Raffaella. La mamma mi vestì così: abito grigio cangiante, capelli lunghi, cravatta di pelle blu. Il Secolo XIX, nella sua pagina di Savona, fece il titolo: “Un savonese in tv!”. Poi cominciò la cosiddetta gavetta, che a me però pare quasi di non aver fatto. Il programma della Goggi, la radio... Mi chiamò pure Berlusconi. Mi offrì 150 milioni per andare a fare Risatissima e Drive in. In Rai prendevo 80 mila lire a puntata, ma dissi di no. Pensai: qui sto come in una famiglia e poi, dopo il Drive in, che cosa mi faranno fare? Diciamo che la indovinai. Però, quando arrivò Guglielmi venni praticamente licenziato. Avevo il contratto d’esclusiva, il che significa che, anche quando non lavori, ti mandano a casa regolarmente un assegno. A un certo punto questo assegno non arrivò più. Andai a chiedere, e alla fine mi ritrovai davanti a Guglielmi, direttore di Raitre. Il quale, molto brutalmente, disse queste testuali parole: “Fazio, la rete non ha più intenzione di utilizzarla”. Non gliel’ho mai perdonata, lo considero con Freccero il più grande uomo di televisione in circolazione, ma non riesco a perdonargliela. È vero che è lui che poi m’ha recuperato e m’ha fatto fare Quelli che il calcio e in questo c’è naturalmente della grandezza, perché ha saputo ricredersi. Io ero finito su Odeon tv a fare una trasmissione di intrattenimento sportivo che possiamo considerare un precursore di Quelli che il calcio (si chiamava Forza Italia, ndr). L’inventore del programma però è Marino Bartoletti che mi vide su Odeon e mi chiamò. Io m’ero fatto le ossa al talk-show alle feste di Cuore con Davide Riondino e Michele Serra» • Tra i numerosi programmi televisivi realizzati in seguito Diritto di replica (1991, con Sandro Paternostro), Anima mia (1997, con Claudio Baglioni), Quelli che... il calcio (dal 1993 su Rai Tre, con Marino Bartoletti), vera invenzione televisiva capace dopo poche puntate di mettere in difficoltà (in termini di share) sia Domenica In di Rai Uno sia Buona Domenica di Canale 5 e del tutto diversa rispetto a quella che poi fece Simona Ventura. «Nel suo libro Senza rete (Rizzoli), l’ex direttore di Rai3 Angelo Guglielmi racconta che quando discusse con Marino Bartoletti la proposta di Quelli che il calcio gli venne in mente un’idea balzana: offrire la conduzione a Dario Fo. Il quale invece non accettò, e il programma fu successivamente affidato a Fabio Fazio. Chissà il calcio come sarebbe oggi se al timone di quella trasmissione ci fosse stato Dario Fo. E chissà che mestiere farebbe oggi Fabio Fazio» (Aldo Grasso) • Nel 1999 e nel 2000 condusse il Festival di Sanremo, facendosi affiancare da Renato Dulbecco e Laetitia Casta il primo anno, e da Luciano Pavarotti, Teo Teocoli e Ines Sastre il secondo • Nel 2001 lasciò Quelli che il calcio per andare a Tmc a fare un programma che poi, col cambio di proprietà della rete (passata da Cecchi Gori a Telecom), non si realizzò (si consolò con una liquidazione stimata in ventotto miliardi di lire) • Grande successo, poi, con Che tempo che fa (dal 2003 su Raitre, con il passaggio per il biennio 2017-2019 su Raiuno e per la stagione 2019-2020 su Raidue). Hanno ceduto alle sue lusinghe, sia pure talvolta per presentare il loro ultimo libro o disco, anche personaggi molto lontani dalla tv come Alberto Arbasino, Maurizio Pollini, Gillo Dorfles ecc. Nel novembre 2007 Nicoletta Mantovani raccontò a lui della sua malattia e del suo rapporto con Luciano Pavarotti. Record d’ascolti per la puntata monografica dedicata ad Adriano Celentano (dicembre 2006): oltre sei milioni di telespettatori e il 24,81% di share (Celentano ci andò anche se nel 2001 aveva definito Fazio «un ipocrita dai modi gentilini e perbenini esperto in lavaggi del cervello») • Molto amico di Luciana Littizzetto, dal 2005 al suo fianco in Che tempo che fa: «È una donna speciale, siamo profondamente amici. La forza che esprime nel lavoro rimane intatta nell’affrontare le cose della vita. La dote che più le invidio è che sa accettare la vita nel suo disordine» (a Renato Franco) • Successo clamoroso, nel novembre del 2010, per Vieni via con me (Raitre), spettacolo in quattro puntate con Roberto Saviano, risultato il programma più visto di sempre sulla terza rete da quando esistono le rilevazioni Auditel • Altro grande successo, nel maggio del 2012, le tre serate consecutive di Quello che (non) ho, spettacolo condotto ancora con Saviano, però su La7 (primato assoluto per la rete, con oltre tre milioni di spettatori e il 12,6% di ascolti, polverizzato però otto mesi dopo da Servizio pubblico di Michele Santoro, che ospitando Silvio Berlusconi ottenne quasi tre volte tanto). Nettamente minore l’apprezzamento di critici e commentatori • È stato nuovamente alla conduzione del Festival di Sanremo nel 2013 e nel 2014, entrambe le volte affiancato da Luciana Littizzetto: ottimi ascolti il primo anno, assai deludenti il secondo • Nell’autunno 2016 ha condotto su Raitre il remake di Rischiatutto, storico quiz di Mike Bongiorno • Dal 2020 Che tempo che fa è tornato su Raitre. «Quattro anni e tre reti, il mio è l’unico programma della storia che ha fatto Raitre, Raiuno, Raidue e ora di nuovo Raitre, un ritorno a casa. La Rai ha altre tredici reti, quindi c’è ancora spazio per il gioco dell’oca. Per essere gentili, diciamo che è un fatto inusuale» (a Maria Berlinguer) • Nel marzo 2020 è stato citato da Papa Francesco: «Mi ha molto colpito l’articolo scritto su Repubblica da Fabio Fazio sulle cose che sta imparando da questi giorni» • Gli è venuta la barba bianca. «Sembro Babbo Natale, o forse sono così noioso che mi si è imbiancata la barba» (a Salvatore Merlo).
Famiglia Sposato dal 1994 con Gioia Selis (Savona 8 febbraio 1968), dal 4 novembre 2004 padre di Michele e dal 9 febbraio 2009 di Caterina • «Con mia moglie e i miei figli non parliamo di tv e la televisione in casa nostra è chiusa dietro a due sportelli» (ad Alberto Infelise) • Vivono a Milano, in zona Porta Romana.
Critica «È un trottolino amoroso. Veltroni in confronto è Attila, Marzullo Jack lo Squartatore» (Roberto D’Agostino) • «Fazio non è comunista: è solo paraculo» (Bruno Vespa) • «Aggraziato incrocio tra Enzo Biagi e Mike Bongiorno, conduttore capace di costruire con l’aiuto del migliore ideologo della sinistra italiana (è un complimento, caro Michele Serra?) la ferrigna identità culturale del popolo liberal, un programma di culto e di massa che motiva il lusinghiero narcisismo dei dotti educati al Dams e nutre una avversione ben calcolata e ben temperata a tutto ciò che è diverso dal banalismo impegnato, equo e solidale» (Giuliano Ferrara) • Enrico Vaime ha detto che, in quanto ad ansia, lo batte solo Maurizio Costanzo. «Sul Messaggero smise di scrivere perché non riusciva a dir male dei programmi che non gli piacevano. E al contrario, se i giornali lo attaccano, se qualcuno lo critica, sta male: dissero (falsamente) che la sua villa di Celle era abusiva e gli venne la pitiriasi. Perfino la battutina di uno spettatore al cinema, che, seduto nella fila di dietro, rispose all’amico che gli diceva “Vedi? C’è Fazio!” con un sonoro “E chi se ne frega”, lo fece star male, prese subito a cantare la litania che la moglie Gioia deve conoscer bene, quella secondo cui bisogna sparire, bisogna nascondersi, bisogna fuggire da questo mondo brutto e televisivo» (Giorgio Dell’Arti).
Politica «Fabiolo, classe 1964, i coetanei di sinistra non li aveva in gran simpatia, tanto da candidarsi alle elezioni studentesche del suo liceo savonese in uno schieramento di ispirazione moderata e pentapartitica. Ma, si sa, crescendo si cambia, e alla fine degli anni ’90 suscita qualche polemica la sua partecipazione a uno spot elettorale per il diessino savonese Roberto Decia. Un cambio di rotta che diventa apoteosi l’8 maggio del 2001, quando conduce in terra di Gallipoli (Lecce) la serata finale della campagna elettorale di Massimo D’Alema. Quella notte Fazio non si tiene: “Sono la tua Iva Zanicchi”, gorgheggia quando appare il lìder Maximo, subito ribattezzato “il nostro candidato”. “Questa luna la dobbiamo a lui”, cinguetta. Davanti a un pubblico in deliquio Fazio paragona D’Alema a Silvio Berlusconi: “Guardatelo che bello, ha tutti i capelli veri, non sono disegnati, complimenti. La voce è bella con ogni microfono e non ha nemmeno il trucco sulla faccia, ogni ruga è sua”» (Amadori) • Daniele Luttazzi lo ha accusato di essere andato da Bettino Craxi per farsi raccomandare (si trattava, pare, di evitare il servizio militare). Fazio lo ha accusato di essere invidioso, poi l’ha buttata a ridere («l’ho chiesto a Reagan e a Gorbaciov, poi è caduto il Muro di Berlino ed è finita lì»), ma in definitiva non ha risposto • Non votò alle primarie del Pd dell’ottobre 2007 (annuncio con un articolo pubblicato dalla Stampa) • «Stimo moltissimo Veltroni, non capisco la storia del buonismo: cosa sarebbe il buonismo? il contrario del cattivismo? E come si potrebbe essere cattivisti?» • Per un periodo si è avvicinato a Matteo Renzi, ospitandolo spesso a Che tempo che fa • Tra i bersagli preferiti di Matteo Salvini. «“Si è occupato di me per centoventitré volte, diciamo che non ne sento la mancanza”. Le ha contate? “Fino a un certo punto, poi mi sono perso”» (a Salvatore Merlo nel settembre 2021)
Tifo Sampdoria.
Vizi Estremamente superstizioso (particolare fobia per il colore viola).