Avvenire, 23 dicembre 2021
A Natale Famiglia Cristiana compie 90 anni
Nata nella paglia, come a Betlemme, diceva don Pietro Occelli, scrittore e partigiano paolino, uno dei pionieri dell’avventura avviata con 12 pagine in bianco e nero e 12mila copie il 25 dicembre 1931 dal beato Giacomo Alberione. Il quale voleva una rivista cattolica che non parlasse sono di religione, «ma di tutto, cristianamente». Ci è riuscito. È il Papa a esprimere il suo apprezzamento in un messaggio alla direzione e alla redazione del settimanale del gruppo San Paolo: «Avete accompagnato tante generazioni, impegnandovi ad essere presenza amica, un giornale di popolo e per il popolo, attento a dare la parola ai più deboli ed emarginati». E indica la linea editoriale futura: «Vi incoraggio a servire con gentilezza la verità mediante il buon giornalismo che non dà spazio al chiacchiericcio mediatico. Non aderite ad altro schieramento se non a quello del Vangelo». Alle parole di Francesco fa riferimento anche il direttore don Antonio Rizzolo: «Per noi è fondamentale non scordarci delle nostre origini e continuare a raccontare l’attualità mettendo in evidenza, come ci chiedevano ieri don Alberione e oggi papa Francesco, il bene che c’è anche nelle cose più difficili». Fu don Giuseppe Zilli a imprimere la svolta. Il suo motto era «un perfetto apostolo deve essere anche
un perfetto professionista» e per modernizzare il settimanale assunse negli anni ’50 giornalisti e impiegati laici. Nel 1961 tagliò il traguardo del milione di copie. Molte le voci che celebrano i primi 90 anni di “Famiglia”. Con don Zilli nel 1975 cominciò la collaborazione del cardinale Gianfranco Ravasi, allora professore di teologia e oggi presidente del Pontificio consiglio della cultura, con rubriche da cui sono nate iniziative editoriali come la Bibbia della famiglia. «Il settimanale – ammette – è stato un compagno nei momenti fondamentali della mia vita ed è la mia famiglia giornalistica».
L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha invitato la redazione a mantenere alti «qualità e stile dell’informazione, a dar voce a chi non ha spazio negli altri media e a continuare a rivolgersi alle famiglie», continuando a puntare su una modalità di diffusione che non si basi su operazioni di marketing, «ma sull’apprezzamento condiviso e sulla “buona stampa” che andrebbe rilanciata». Per Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, il settimanale è «un pezzo importante della cultura italiana, rappresenta qualcosa di prezioso per la Chiesa perché ha lo sguardo ottimista di chi ricerca anche fatti di speranza». Da oggi in edicola e in parrocchia c’è lo speciale che ripercorre i primi 90 anni di cammino con una copia in omaggio del mitico primo numero e apre la marcia verso il centenario.