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 2021  dicembre 23 Giovedì calendario

Contro Ricolfi

Il bello della scienza è che accetta solo verità basate su prove sperimentali, e non ammette un dibattito basato su opinioni non verificate. Una cosa o è o non è, non ci sono zone grigie. La scienza non funziona così: «Il bosone esiste o no? Discutiamone». No, il bosone esiste. Oppure: «Chi è vaccinato contagia come chi non è vaccinato, cosa ne pensate?». No, chi è vaccinato contagia molto meno.
Invece ci sono molte persone, anche stimati intellettuali, più abituati al dibattito politico dove si può liberamente esporre opinioni non verificate da fatti sperimentali, e che magari amano assumere una posizione terza, né di qua né di là per non scontentare nessuno, i quali ritengono di poter applicare lo stesso metodo di discussione anche alla scienza. Uno di questi è Luca Ricolfi, il noto sociologo e opinionista di Repubblica a capo della prestigiosa Fondazione Hume di Torino.
Qualche giorno fa, ospite in tv, il professor Ricolfi ha detto: «Io mi rendo conto che è praticamente impossibile parlare della pandemia senza suscitare delle prese di posizioni estreme». E già, brutta la scienza dove una cosa o è o non è, e ha proseguito: «Se si parte dall’idea che intellettuali come Massimo Cacciari e gli altri dicono cose completamente infondate, allora non c’è dialogo. Io penso che bisogna ascoltare anche cose che non ci piacciono». Cosa?
Secondo il sociologo quando si parla di scienza si deve ascoltare anche un’opinione «che non ti piace» perché potrebbe essere giusta? E da quando in qua il criterio del «quanto mi piace» stabilisce che cosa è vero o no, nel mondo scientifico? A me non piace la terza legge della termodinamica, che stabilisce che io debba prima o poi morire: vuoi vedere che è falsa e camperemo in eterno?
Ovviamente, il professore Ricolfi parlava di Massimo Cacciari e degli altri filosofi della commissione Dubbio e precauzione (Dupre), che sono contrari al green pass perché lo ritengono discriminatorio dato che,  sostengono, un vaccinato contagia come un non vaccinato, i vaccini sono sperimentali e provocano migliaia di eventi avversi, di morti, eccetera. Se questi insigni filosofi criticassero il green pass perché lo ritengono ingiusto da un punto di vista etico capirei, ma se fondano le loro critiche su questioni scientifiche le cose cambiano, perché la scienza non è il campo delle opinioni ma della nettezza.
Il professor Ricolfi sembra stare dalla loro parte. «Quando si dice, ad esempio, che la vaccinazione è un atto che comporta dei rischi e che non abbiamo finito la fase di testaggio perché è stata fatta nello spazio e non nel tempo», dice Ricolfi, «secondo me questo è perfettamente sensato, penso che dobbiamo ascoltare tutti i punti di vista scientifici». 
E no, caro professore, non tutti i punti di vista sono “scientifici”. Quelli basati su prove scientifiche sono veri, gli altri no. In questa nebulosa di parole, fitta come la nebbia della pianura padana, il pensiero di Ricolfi si intravede come il profilo di una quercia in lontananza. Lascia intuire che i vaccini comportano molti rischi (più dei benefici? boh?) e che la loro sperimentazione è stata fatta nello spazio (nelle galassie?) ma non nel tempo. Vuole forse dire che i vaccini provocano più effetti avversi e morti che benefici, e che la loro sperimentazione troppo affrettata non è ancora finita? Se così fosse, quel che sostiene Ricolfi coincide con gli argomenti - tutti infondati - della peggiore propaganda no vax.
Poi però il professor Ricolfi mette le mani avanti. «Il vaccino serve ma non basta». Vero, difatti nessuno scienziato dice che il vaccino da solo ti garantisce al 100 per cento, ma di certo è la misura più efficace. E prosegue: «Oggi è difficile capire se siano più pericolosi i vaccinati o i non vaccinati». E qui non ci siamo, perché tutti gli studi dimostrano che i non vaccinati diffondono il contagio molto più dei vaccinati.
Insomma, se uno segue alla lettera il pensiero del professor Ricolfi si fa l’idea che i vaccini servono ma non servono, salvano le vite ma provocano morti, sono sicuri ma sperimentali. Un colpo di qua e uno di là, in una notte dove tutte le vacche sono grigie. Questa non è scienza, è ambiguità.
Su cosa il professor Ricolfi basa le sue affermazioni? Scartabellando nel sito della Fondazione Hume, ho trovato un ponderoso articolo, intitolato Una stima realistica degli effetti avversi dei vaccini anti-Covid e del rapporto rischi-benefici, scritto dal professor Mario Menichella, membro della medesima. Quando l’ho letto sono trasalito, perché è un documento di pura propaganda no-vax, dove non c’è una sola affermazione scientificamente fondata.
Chi è Mario Menichella? Si definisce «fisico, data analyst e intellettuale», e tra le sue opere vanta il volume Illuminazione a led della casa: guida fai da te a come spendere poco, perciò se ne intende di lampade ma forse poco di vaccini.
Il suo articolo inizia così: «Sta emergendo un quadro sempre più chiaro e coerente dell’importanza degli effetti avversi dei vaccini anti Covid usati nei principali Paesi occidentali. Sono qui evidenziate le moltissime morti in eccesso registrate nel 2021 in sostanziale coincidenza con la campagna vaccinale».
Quindi, per lui, i vaccini provocano moltissimi eventi avversi e morti, il che ovviamente è falso. Ma quali sono le sue fonti? Menichella cita gli articoli di due sedicenti “scienziati”. Il primo, di tal Josh Guetzkow, un avvocato, è comparso sulla pagina online della organizzazione Difesa del bambino di Robert Kennedy Jr, il noto guru anti vaccinista americano.
Il secondo, di tal A. Tsiang, membro dell’Environmental Health Trust, un think tank conservatore americano che nega il riscaldamento globale e sostiene che i telefonini 5G causano il cancro, è comparso su Epoch Times, giornale cospirazionista fondato dalla setta di ultradestra Falun Gong.
Dice Menichella: «Negli Usa i morti segnalati al Vaers nella campagna antinfluenzale 2019-2020 sono stati circa 45 su 170 milioni di vaccinati, la mortalità da vaccini antinfluenzali è stata di 0,26 morti per milione di dosi. Viceversa, poiché i morti segnalati in relazione ai vaccini anti Covid sono stati, dal 14 dicembre 2020 al 19 febbraio 2021, 966 su 41.977.401 dosi somministrate, l’incidenza è stata di circa 23,0 casi per milione di dosi. Dunque, i morti in eccesso prodotti dai due vaccini Pfizer e Moderna sono stimabili in 22,7 morti per milione di dosi».
Insomma, i vaccini anti-Covid, secondo lui, provocherebbero molte morti. Ma Menichella dimentica di spiegare che il Vaers, il Sistema di segnalazione degli eventi avversi da vaccino gestito dalla Fda e dal Cdc, le autorità governative per la supervisione dei vaccini, avverte: «Chiunque può volontariamente segnalare una reazione avversa o una morte avvenuta dopo una vaccinazione, ma ciò non significa che siano avvenute a causa della vaccinazione». 
Se, come è successo con il Covid, se si vaccina tutta la popolazione nel giro di soli due mesi, è statisticamente inevitabile che qualcuno muoia poco dopo la somministrazione, ma ciò non significa che sia dovuto a causa della vaccinazione.
In tutto il suo “studio”, Menichella cita quasi solo fonti dell’ultradestra cospirazionista o studiosi di dubbia autorevolezza. Come il professor Paolo Bellavite, medico omeopata e professore in pensione dell’università di Verona, guru del movimento no-vax italiano, che sostiene che «la stessa Pfizer nella prima fase sperimentale parla di qualcosa come il 3,8 per cento di reazioni gravi ogni 100 dosi di vaccino iniettate, che corrispondono a 3.800 eventi gravi ogni 100mila dosi». Sapete quali sono questi eventi gravi? Una febbre sopra i 38 gradi.
Quando non può citare fonti siffatte, Menichella ricorre all’esperienza personale: «Un mio amico lombardo, Walter, che ha circa cinquant’anni, quest’estate si è fatto un vaccino a mRna e la sera stessa dell’inoculo, mentre guardava la tv con la sua compagna, ha iniziato progressivamente a non vedere più con un occhio».
Il giorno che mi sono fatto il vaccino, mi sono fidanzato con una fotomodella: tu chiamale, se vuoi, correlazioni.