Corriere della Sera, 23 dicembre 2021
Quirinale, una folla di candidati nell’ombra
Posti in piedi sull’autobus che porta al Colle. Per essere eletti presidente della Repubblica basta avere 50 anni, essere cittadino italiano e godere dei diritti politici. Ma mai il dettato costituzionale era stato preso alla lettera come questa volta. Nel Parlamento della decadenza, dove se non ci sono strappi manca poco più di un anno alla fine della legislatura, dove alla prossima ci saranno 345 tra deputati e senatori in meno e dove l’esercito potenziale dei franchi tiratori non è mai stato così incontrollabile, le candidature, dirette o ambiziosamente inconsapevoli, si moltiplicano. Alcune sono, per così dire, obbligate, tante altre seguono l’onda imprevedibile della corrente.
Tra le obbligate prevale quella di Mario Draghi (Roma, 3 settembre 1947, 74 anni). Di lui sappiamo, dopo la conferenza stampa di ieri, che è «un uomo, anzi un nonno al servizio delle istituzioni». Che non si interroga sul futuro ma vive il presente e che si augura che la legislatura vada avanti, ma solo con una maggioranza amplissima, perché non è immaginabile una coalizione che si spacchi sull’elezione del capo dello Stato e si ricomponga magicamente per sostenere il governo. Un’altra candidatura obbligata è quella di Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936, 85 anni). Obbligata per tutti i grandi elettori del centrodestra, che il leader si affatica a militarizzare, mentre si concentra a raggranellare quei cinquanta voti che ancora mancano, anche quando, alla quarta chiama, basterà la maggioranza assoluta per proclamare il nuovo presidente. Ma qui arriva già una prima raffica di pretendenti d’area, pronti a raccogliere lo stendardo qualora le raffiche falcidiassero l’avanguardia. C’è Marcello Pera (Lucca, 28 gennaio 1943, 78 anni). Particolarmente apprezzato dalla Lega l’ex presidente del Senato si affida a Sant’Agostino (su di lui sta scrivendo un libro) che diffida sempre di ogni insidia mondana in cui l’uomo si perde. Ma c’è anche Letizia Moratti (Milano, 26 novembre 1949, 72 anni), sponsorizzata da Giorgia Meloni. Lei si schermisce, ma basta l’endorsement della leader di FdI a insospettire il Cavaliere. Che ama Gianni Letta più di ogni altro (Avezzano, 15 aprile 1935, 86 anni) ma probabilmente nemmeno a lui è disposto a lasciare il via libera. Maria Elisabetta Alberti Casellati (Rovigo, 12 agosto 1946, 75 anni) ha tra i pregi di poter lasciar libera una casella importantissima, quella di presidente del Senato: una carica che durerebbe solo un anno, ma che, come dicono gli esperti di percentuali, è pur sempre il 20 per cento, un quinto della legislatura. E il dottor Sottile, Giuliano Amato (Torino, 13 maggio 1938, 83 anni), esperto giurista, favorito per la carica di presidente della Corte costituzionale, riserva trasversale della Repubblica, ha dalla sua l’ipotesi, campata in aria a termini di legge, che potrebbe magari tenere occupato il Quirinale per non più di due anni.
Niente a che vedere con l’affollamento in area Pd, a partire dall’eterno non candidato Romano Prodi (Scandiano, 9 agosto 1939, 82 anni), che si chiama fuori ormai da mesi, ma continua a scaldare i cuori di una fetta di grandi elettori. Dario Franceschini (Ferrara, 19 ottobre 1958, 63 anni) aggiunge all’abilità dello scrittore quella del tessitore, ha nel suo bagaglio la pazienza di chi può attendere, visto che al prossimo giro non avrà che 70 anni. Paolo Gentiloni (Roma, 22 novembre 1954, 67 anni) ha tra le sue carte, oltre a un ricco e sobrio curriculum, quella di lasciar libero un posto da commissario europeo, che l’ideologo di Forza Italia Giuliano Urbani immagina potrebbe essere occupato dal leghista Giancarlo Giorgetti, nel segno di un’unità nazionale senza ritorno. E Lorenzo Guerini (Lodi, 21 novembre 1966, 55 anni) oltre al solido ministero della Difesa vanta invidiabili rapporti internazionali. C’è poi Anna Finocchiaro (Modica, 31 marzo 1955, 66 anni) che potrebbe fare perlomeno il candidato di bandiera del Pd alle prime votazioni, non fosse altro per mettere alla prova la vera compattezza del centrodestra su Berlusconi. E Rosy Bindi (Sinalunga, 12 febbraio 1951, 70 anni), che ha nel paniere una raccolta di firme a suo favore.
Non c’è mai stata una donna al Quirinale e tra le altre possibili candidate c’è sicuramente Marta Cartabia (San Giorgio Su Legnano, 14 maggio 1963, 58 anni). Nel carniere la possibilità di liberare il posto di Guardasigilli, un’esperienza da presidente dell’Alta corte, la riforma del sistema giudiziario penale, l’estradizione dei terroristi delle Brigate rosse rifugiati in Francia, ma anche la giurata inimicizia dei Cinque stelle, che giudicano sospetto il suo garantismo. E ancora: Paola Severino (Napoli, 22 ottobre 1948, 73 anni), principessa del Foro, prima rettore e ora vice presidente della Luiss, nominata di recente da Draghi presidente della Scuola nazionale d’amministrazione. Di lei ha raccontato Massimo Franco sul Corriere che chi l’ha sondata si è sentito rispondere che «nessuno può considerarsi candidato al Quirinale senza compiere un atto d’arroganza».
Pier Ferdinando Casini (Bologna, 3 dicembre 1955, 66 anni) attende gli eventi con tranquillità. Entrerebbe in campo, forte della abilità nel condurre le navi in porto di Matteo Renzi e della non indisponibilità dell’altro Matteo, il leader leghista Salvini, qualora le trattative della prima ora si avvitassero. E così Sabino Cassese (Atripalda, 20 ottobre 1935, 86 anni), professore super partes, tra i vantaggi, oltre le sue riconosciute capacità, il fatto che con la sua elezione nessuno perde. E a torto o a ragione da più parti, ultimo di una fila destinata ad allungarsi, si segnala l’attivismo di Francesco Rutelli (Roma, 14 giugno 1954, 67 anni) curriculum di tutto rispetto e non apertamente divisivo.
In attesa di fatti che tardano ad arrivare non resta che segnalare che tra i candidati per ora ci sono quattro Bilancia, una Vergine, due Sagittario, due Acquario, due Scorpione, due Toro, un Gemelli, due Leone, due Ariete, un Cancro. Per gli eventuali appassionati dell’oroscopo: le date di nascita le avete, vedete voi. Con due avvertenze. La prima: i fogli sparsi della Sibilla (Andrai Tornerai Non Morirai), a seconda di dove si mette il Non, cambiano un bel po’ di significato. La seconda: occhio ai rischi, perché è vero che se soffia il vento della decadenza è più facile diventare imperatori, ma senza una vera forza propria poi ti infilzano i pretoriani.