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 2021  dicembre 23 Giovedì calendario

La Danimarca affitta le prigioni del Kosovo

La Danimarca adotta il metodo dell’outsourcing di detenuti, soprattutto di detenuti comuni condannati e provenienti da Paesi esterni all’Unione europea, quindi destinati ad essere espulsi dal regno dopo aver scontato la pena. Il governo danese ha raggiunto un accordo in tal senso con il Kosovo per trasferirvi 300 reclusi. L’intesa prevede al momento l’affitto di 300 celle nella prigione kosovara di Gjilian, che si trova a 50 chilometri dalla capitale del Paese balcanico Pristina, per spostarvi un numero non precisato di detenuti dalle prigioni danesi. Le quali secondo le autorità di Copenaghen scoppiano essendo ormai troppo sovraffollate soprattutto di criminali comuni di origine extracomunitaria condannati in regolari processi per reati commessi in territorio danese.
L’intesa prevede un primo pagamento di 15 milioni di euro l’anno al Kosovo da parte danese e ha al momento una durata di cinque anni. Un suo rinnovo in futuro non è escluso. Il provvedimento, ha detto il ministro della Giustizia danese Nick Haekkerup, «allevierà la pressione nelle nostre carceri e alleggerirà la pressione sugli agenti penitenziari, ormai sottoposti a uno stress insostenibile a causa del sovaffollamento». Al tempo stesso, sempre secondo il ministro, «la decisione invierà un segnale preciso agli extracomunitari, soprattutto a quelli che si sono macchiati di delitti: il vostro posto non è in Danimarca, dovete tornare da dove venite o andare dove possibile. E non dovete neanche scontare a casa nostra la pena cui siete stati condannati».
È un nuovo atto della politica di tolleranza zero e di obiettivo migranti zero perseguita dal governo guidato dalla dura premier socialdemocratica Mette Frederiksen.
Si calcola che, con un’estensione nel tempo dell’accordo bilaterale sull’affitto di celle il Kosovo, che è uno tra i Paesi più poveri d’Europa, riceverà dalla ricca Danimarca una somma totale di 210 milioni di euro in 10 anni, i quali verranno pagati a partire dal 2023.
L’accordo, secondo il sito di notizie Euractiv, è stato duramente criticato da esperti delle organizzazioni umanitarie kosovare. Bexhet Shala, dirigente della Ong per la protezione della libertà e dei diritti umani, ha affermato che «il nostro sistema carcerario è in tali condizioni da non essere assolutamente in grado di accollarsi 300 prigionieri in più. È troppo facile per la Danimarca pagare lo outsourcing della detenzione offrendo facilmente soldi a un Paese povero. Oltretutto le leggi e consuetudini internazionali stabiliscono che i condannati scontino la pena loro comminata il più vicino possibile ai loro familiari, e qui siamo di fronte a extracomunitari condannati, emigrati in Danimarca con le famiglie o parte delle famiglie». Fatmire Haliti, un’altra persona esperta di problemi del sistema carcerario kosovaro, sottolinea che nelle prigioni dell’ex provincia jugoslava le condizioni di vita quotidiane sono gravi e pericolose: ci sono scontri e violenze frequenti tra detenuti, lesioni che i detenuti si autoinfliggono per finire almeno in infermeria, e casi di morti e omicidi. Il ministro danese Haekkerup ha risposto che il Kosovo potrà fare quello che vuole coi detenuti trasferiti e che dal dislocamento saranno esclusi terroristi, detenuti colpiti da malattie mentali e anche da disordini psicologici gravi.