il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2021
Tutta colpa di Carlo Bertini
Alla fine paga solo Carlo Bertini. Il whistleblower della Banca d’Italia, l’ispettore che ha segnalato a Report coperture e connessioni ai vertici di Mps di cui si è avvantaggiata Dpi, la società che per anni ha venduto diamanti a prezzi gonfiati a migliaia di clienti del Monte (e di altre banche), dopo essere stato costretto a una perizia psichiatrica (che lo ha dichiarato idoneo al servizio), demansionato e sottoposto a procedimento disciplinare per le sue denunce pubbliche, il 17 dicembre è stato sanzionato dal Consiglio superiore dell’istituto di via Nazionale che lo ha sanzionato con la sospensione da servizio e retribuzione per 12 mesi. È la misura più grave prima del licenziamento. Lo ha reso noto in una nota la Falbi, il sindacato che ha tutelato Bertini, impedendo di fatto che fosse cacciato. Pur non condividendo la sanzione, il sindacato si è dichiarato soddisfatto di aver evitato il licenziamento e ha deciso così di revocare lo sciopero di un’ora dei dipendenti indetto per il 28 dicembre in solidarietà al funzionario, ma non ha mancato di stigmatizzare la vicenda. “Il comportamento sanzionato non è affatto commisurato alla deliberazione adottata”, protesta la Falbi. “È stato affermato un pericoloso precedente per tutti i dipendenti di Banca d’Italia”, “una inequivocabile lezione: in Banca d’Italia è opportuno ‘legare l’asino dove vuole il padrone’ perché ogni gesto di autonomia di giudizio, che dovesse contrastare con il volere dei superiori, può essere foriero di gravi conseguenze”, scrive il sindacato, che chiosa: “I rischi reputazionali dell’istituzione non derivano dai comportamenti di Bertini, bensì dalla gestione della vicenda messa in atto dalla banca e dai suoi più alti esponenti”.
Il riferimento è alle parole registrate durante gli incontri di Bertini con i suoi superiori e riportate da Report, tra le quali le dichiarazioni del vicedirettore generale di Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, secondo la quale “anche di fronte a delle cose spaventose” il consiglio più opportuno è di comportarsi “come una statua di marmo”, di farsi scivolare addosso le cose, perché questo è il metodo di “chi fa carriera”. In due lettere aperte ai dipendenti di Banca d’Italia, Perrazzelli e l’altro vicedirettore generale Paolo Angelini respingono “l’uso fuorviante delle parole” e parlano di “ritratto falso dell’istituzione” fatto dalla trasmissione. In una lunga nota sul suo sito web, anche Banca d’Italia ripercorre le tappe della vicenda diamanti venduti in banca e ribadisce di aver fatto tutto quanto di sua competenza, posto che per legge i diamanti non sono contatti bancari e dunque non sono sottoposti alle sue verifiche. Ma sulla vicenda il senatore Elio Lannutti (Gruppo Misto) ha presentato un’interrogazione, mentre numerosi esponenti di M5S, Lega e Fratelli d’Italia chiedono spiegazioni a Banca d’Italia. I vertici di Palazzo Koch ne parleranno alla Commissione parlamentare sulle banche, sollecitati dalla presidente Carla Ruocco (M5S) che sottolinea i “profili inquietanti” della “questione che, se confermata, getterebbe pesanti ombre sul rapporto tra banche e clienti”. Intanto però Bertini resta senza stipendio. Alla faccia della legge che tutela i whistleblower dalle ritorsioni.