Corriere della Sera, 22 dicembre 2021
Per Gazzelle non è tutto ok
Non è più il momento della provocazione. A febbraio Gazzelle, cantautore romano che ha contribuito a far esplodere la scena indie, aveva pubblicato «Ok». E di ok c’era ben poco. Da qualche giorno è uscita la versione aggiornata, 4 brani nuovi e un titolo che non lascia spazio ai dubbi, «Ok un cazzo». «Il titolo originario era una provocazione per autoconvincermi che tutto fosse a posto – racconta —. Poi ho deciso di tirare le somme di questi mesi, non solo quelle dell’intera specie umana, ma anche quelle personali. L’ok sperato non è arrivato». La carriera però funziona. «Non riesco a separare Flavio da Gazzelle. Se la musica va bene non mi basta per dir che tutto funziona». Il testo di «Fottuta canzone», il nuovo singolo, è pessimista: «Non mi scordo mica l’anno scorso/ quanto stavo male, tutto storto/ Cielo nero fisso tutto il giorno». «Il mio bisogno di esprimermi non viene solo dalle relazioni sentimentali che non funzionano o da quanto ci è accaduto con la pandemia, è un tormento radicato nella mia persona».
Vero nome Flavio Pardini, Gazzelle è arrivato al successo a 30 anni: «Per fortuna. Fosse capitato a 18 anni sarei morto: ero un ribelle in balia della vita, mi cacciavo nei guai pur di accumulare esperienze. Adesso mi conosco di più, sono più pronto anche se quello che ti accade con la popolarità è un cambiamento tale della vita che manco a 27 anni sai gestire». Uno dei lati negativi sarà l’invadenza dei fan. Lui da ragazzino ci rimase male quando Antonello Venditti gli rifiutò una foto insieme. «La sua musica però resta quello che è... Forse è anche per quello non mi sottraggo mai. Una sola volta ho detto no. Avevo appena ricevuto la notizia della morte di mia nonna al telefono. Un fan mi chiede un selfie, gli faccio notare che sono in lacrime e lui: “dai, facciamola lo stesso triste”. Un vero idiota». Un nome d’arte che non sembri un nome e cognome vero è più da rapper che da cantautore. «Volevo distaccarmi dal cantautorato classico. Flavio Pardini mi suonava obsoleto e limitante. All’inizio volevo mi è anche servito a nascondermi e tutelare la mia vita privata».
Ieri ha annunciato lo spostamento del tour a maggio. «Questo continuo rimandare e mettersi in pausa è frustrante e deprimente. Spezza le gambe. Niente manca più dei concerti». Nemmeno la protagonista di «Destri», la hit più forte di questo progetto? «Manca anche lei e forse i concerti aiuterebbero a risolvere quel tipo di mancanze».
È stato uno dei trascinatori dell’indie, ma nelle sue canzoni non c’è il vezzo del citazionismo tipico della scena. «Mi ha sempre dato fastidio sentire canzoni che parlano di WhatsApp o Instagram... Mi faccio la domanda: che effetto mi farà fra 10 anni? E allora preferisco usare parole eterne che esistevano ieri e che esisteranno ancora perché ho l’ambizione che le canzoni possano durare oltre me. Come il design, che è una mia passione. Il pezzo preferito? Il tavolo reale di Carlo Mollino».