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 2021  dicembre 22 Mercoledì calendario

Intervista a Irma Testa

Blue corner, angolo blu. Due parole semplici per cambiare un destino. A Tokyo Irma di blu era vestita quando, in una giornata per nulla qualunque, una voce nel silenzio assordante aveva indicato il colore dell’angolo della vincitrice. La vittoria sulla canadese Veyre ha significato mettere al collo la prima storica medaglia della boxe femminile italiana in una Olimpiade: bronzo.
Irma Testa volge al termine un 2021 indimenticabile?
«Un anno che resterà per sempre nel mio cuore, per tanti motivi. E poi quel momento a Tokyo ha cambiato la Irma atleta e ha dato sicurezza all’Irma donna. Tanti sacrifici ricompensati in un istante».
La filippina Petecio sembrava alla sua portata, accontentarsi del bronzo non le arreca rimpianti?
«Per niente. Anche la sconfitta in semifinale la prendo come un segnale. Se fossi andata avanti e magari avessi conquistato l’oro mi sarei fermata. Invece ora punto a vincere nel 2024 a Parigi con più determinazione per emozionarmi ancora con la mia gente. Al ritorno da Tokyo neanche mi hanno dato il tempo di rimettere piede a Torre Annunziata, erano già tutti all’aeroporto di Fiumicino ad aspettarmi».
Si dice che la boxe italiana abbia bisogno di personaggi per tornare a fasti antichi. Lei non è certo passata inosservata anche per il suo coming out (“L’omosessualità non è una imperfezione”), uno tsunami mediatico .
«Il problema paradossalmente è proprio quello. Ne hanno parlato tutti, ognuno si è sentito in diritto e dovere di dire la sua. Invece a me sarebbe piaciuto sentire solo una semplice frase: Irma ha fatto coming out? E sticazzi ! ».
Insomma, il match con i soliti pregiudizi prosegue…
«Sì, e voglio anche precisare che quelle parole non le ho pronunciate per me, non ne avevo bisogno. A mia madre avevo detto da tanto tempo di poter provare un sentimento d’ amore per un’altra ragazza, e lei nonostante non abbia avuto la possibilità di girare il mondo come me e confrontarsi a trecentosessanta gradi con gli altri, ha capito, mostrando una grande apertura mentale. Quelle parole le ho pronunciate per gli altri, ho voluto dire a coloro che vivono con difficoltà una cosa del tutto naturale di non sentirsi abbandonati».
C’è stato un momento in cui ha deciso di salire sul ring dei diritti?
«Quando ho visto tanti senatori della Repubblica italiana saltare scompostamente di gioia nel momento in cui non è passato il Ddl Zan. In quell’istante ho deciso che dovevo fare qualcosa. Si può essere contrari, magari ci si può confrontare per apportare dei correttivi a una legge, ma vedere quella festa sguaiata mentre c’erano persone che ne soffrivano mi ha fatto letteralmente schifo».
Nella sua carriera ha mai ricevuto commenti fuori luogo per i suoi orientamenti sessuali o notato atteggiamenti fastidiosi?
«Quando combatto conta soltanto l’atleta, penso di essere sempre stata giudicata solo per quello, non c’è mai stato riferimento ad altro. Penso però che ci sia ancora tanta strada da fare per superare certe barriere. Nel mondo della boxe maschile ad esempio, e non parlo solo dell’Italia, parlare liberamente dei propri orientamenti sessuali sarebbe molto, molto più complicato”.
Come si definirebbe oggi Irma Testa?
«Felice. Mi sento felice e ho tanta voglia di trasmettere anche agli altri le sensazioni che sto vivendo in questo periodo della mia vita».
Come ad esempio ai bambini incontrati in una palestra alla periferia di Roma. Fanno parte del progetto Sport Senza Frontiere Onlus di cui lei è ambasciatrice...
«Premetto che io adoro i bambini.
E poi in loro vedo una piccola Irma quindici anni fa, con una situazione sociale non semplice, ma entusiasmo e tanti sogni».
Ultimamente ha incontrato anche Papa Francesco .
«È stato all’udienza privata degli artisti per il concerto di Natale.
Una persona semplicemente straordinaria. Quando ha saputo che facevo la boxe mi ha fatto molte domande, gli ho perfino insegnato a mettersi in guardia e lui si è subito calato nel ruolo…».
Blue corner. Ma Irma da quell’angolo ne è uscita, da tempo.