Francesco Persili per Dagospia, 21 dicembre 2021
L’ARMAGEDDON DEL CALCIO – SUL MONDIALE OGNI DUE ANNI VOLUTO DA INFANTINO, SI APRE LA BATTAGLIA TRA LA FIFA, L’UEFA, I TOP CLUB EUROPEI DELLA SUPERLEGA E ADDIRITTURA IL CIO: IL DAGOREPORT – LE MOSSE DI INFANTINO CHE NON VUOLE ARRIVARE ALLO SCONTRO CON L’UEFA, GLI STUDI DI FATTIBILITA’, LA CONCORRENZA DEI VIDEOGAME CHE ALLONTANANO DAL CALCIO GLI SPETTATORI PIÙ GIOVANI. E SULLO SFONDO SI MUOVE ANCHE IL COMITATO OLIMPICO INTERNAZIONALE… -
Sul Mondiale biennale voluto da Infantino si sta scatenando l’Armageddon del calcio. La battaglia vede in campo diversi attori: la Fifa, capofila del progetto, l’Uefa, i top club europei della Superlega e addirittura il Cio.
Ma andiamo con ordine. Il calcio, attualmente, è una delle industrie meno capitalizzate e più indebitate al mondo. Tende a considerarsi indistruttibile ma la crisi Covid ha messo il settore in ginocchio. Il re è nudo. Alla crisi di liquidità va aggiunta la concorrenza fortissima dei videogame. Il calcio perde audience nelle nuove generazioni, la metà degli spettatori più giovani non assiste al secondo tempo delle partite. Cosa fare per recuperare questo pubblico? Si è pensato anche a rivoluzionare il format canonico delle partite passando a match della durata di un'ora senza intervallo, poi il numero uno della Fifa, Gianni Infantino, ha preferito intervenire sul "prodotto di altà qualità" e ha optato per far disputare il Mondiale ogni due anni.
Una decisione che va nella direzione dell’idea di “calcio inclusivo” propugnata dal grande capo del calcio mondiale. Africa, Asia e Nord America sono con lui, l’Europa no. I top club salgono sulle barricate, il presidente del Real Madrid Florentino Perez commissiona un sondaggio che stronca il progetto di Infantino.
In mezzo c’è l’Uefa, che già deve respingere le spinte centrifughe della Superlega, secondo cui il mondiale biennale farebbe perdere fino a tre miliardi di euro alle nazionali europee ogni quattro anni. La Fifa risponde con uno studio di fattibilità secondo cui ci sarebbe un aumento complessivo di ricavi di 4,4 miliardi.
Dietro le schermaglie sui soldi, la battaglia è politica. Chi tiene i cordoni della borsa, ha il potere di distribuire un fiume di denaro alle varie federazioni. Infantino avrebbe i numeri (165 sì su 211) per far passare il suo progetto ma non vuole entrare in rotta di collisione con l’Uefa (che considera, da ex presidente, una sua creatura) e con i Paesi sudamericani, ossia con la nobiltà del calcio mondiale.
Fa bene all’economia, non allo sport, rispondono gli oppositori del progetto che ritengono come il Mondiale biennale ammazzerebbe i calciatori. Il lato debole della riforma di Infantino è infatti l’affollamento del calendario che costringerebbe i protagonisti dello “spettacolo sportivo” a non avere un attimo di respiro con maggiori rischi di infortunio.
La proposta di Arsene Wenger, ex manager dell'Arsenal oggi direttore dello sviluppo del calcio mondiale per la Fifa, di concentrare le qualificazioni in un’unica finestra ha prodotto ulteriori polemiche. Infantino insiste sul fatto che il calcio è di tutti e una manifestazione come il mondiale, vista dalla metà della popolazione mondiale, farebbe aumentare gli interessi di sponsor e broadcaster.
Ma deve fronteggiare un altro nemico: il Cio. La Coppa del mondo ogni due anni, infatti, “ammazzerebbe” le Olimpiadi. Sono molti i fronti aperti per Infantino. Ma se il calcio è il grande malato perché il capo della Fifa punta sugli effetti e non sulle cause della malattia? È sicuro che il modo giusto per riavvicinare le nuove generazioni al calcio sia il mondiale biennale?