il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2021
I passi falsi di Jonhson
Il Regno Unito si trova in un guado pericolosissimo, stretto fra l’emergenza di salute pubblica riattivata, dopo qualche mese di relativa stabilità, dalla diffusione fuori controllo della variante Omicron, e una crisi politica che parte dal vertice, il primo ministro Boris Johnson, e ha già un impatto su governo e partito di maggioranza, superati nei sondaggi dal Labour. I dati aggiornati della pandemia destano allarme: ieri 91.743 nuovi casi, secondo record dall’arrivo del Covid nel paese dopo i 93.045 di venerdì. È un incremento del 51% sui sette giorni precedenti. Quelli da Omicron ieri erano 8.044, per un totale finora di 45.145. Già prima del manifestarsi di questa nuova ondata la capienza degli ospedali era al 94%,
La notizia positiva è che i morti calano dagli oltre 100 delle settimane passate ai 44 di ieri, e che nel fine settimana i vaccini somministrati sono stati circa un milione e mezzo. Ma il Paese è stremato; guarda al leader e vede un uomo senza etica, sopraffatto da una serie di scandali che ha facilitato, o di cui è protagonista. Ormai da settimane Boris Johnson è al centro di accuse che vanno dal clientelismo all’incompetenza. Quelle che lo stanno danneggiato più profondamente sono però le bugie, reali o percepite, sull’osservanza delle restrizioni anti-Covid a Downing street. I giornali hanno fatto a gara a rivelare dettagli su festini avvenuti nel cuore del potere britannico quando il lockdown li proibiva. A uno di questi, il 15 maggio 2020, avrebbe partecipato proprio Boris Johnson. La ricostruzione ufficiale parla di breve riunione di lavoro nel giardino della sua residenza. Ieri lo scandalo nello scandalo: qualcuno ha passato al Guardian una foto che ritrae BoJo seduto a un tavolino del giardino con altre tre persone, incluse la moglie Carrie con il figlio allora bebè, in quello che ha tutta l’aria di un party di primavera. Attorno, rilassati fra un sorso di vino e un assaggio di formaggio, almeno una ventina di dipendenti evidentemente non alle scrivanie. È una immagine che ha scandalizzato profondamente il pubblico, non solo perché sembra confermare che Downing Street abbia mentito a più riprese sulla vera natura di quel- l’evento, ma anche perché sono fioccate le testimonianze di chi, in quei giorni e in osservanze delle regole imposte dal governo, non ha partecipato al funerale di persone care, non ha preso in braccio nuovi nati, non ha detto addio alla madre morta da sola in ospedale. La percezione è quella di un affronto moltiplicato per milioni di volte, un affronto che da politico diventa personale e, quindi, imperdonabile. È per disgusto che gli elettori del North Shropshire, roccaforte conservatrice da sempre, nelle elezioni suppletive di venerdì, hanno preferito la candidata Lib-Dem, con Boris costretto ad ammettere la responsabilità personale nella sconfitta. Nel partito c’è già chi pensa di farlo fuori, e l’occasione per mandare un messaggio forte e chiaro potrebbe essere vicina: per imporre le nuove restrizioni, che ormai gli esperti del governo invocano con urgenza, Johnson dovrebbe convocare il Parlamento già in vacanza. Il pacchetto di misure blande della scorsa settimana è passato grazie ai voti del Labour, dopo la rivolta di 99 deputati conservatori. Se alza l’asticella rischia di andare sotto: proprio per non collaborare a ‘misure coercitive sul Covid’ sabato a sorpresa si è dimesso il ministro per Brexit David Frost, che potrebbe essere presto seguito da altri grossi nomi dell’esecutivo. Sicuramente contrario a restrizioni è il ministro dell’Economia, Rishi Sunak, che è anche uno dei candidati alla successione.
La pressione politica paralizza Johnson. Domenica non ha partecipato alla riunione del Comitato di emergenza. Ieri è uscito da un lungo Consiglio dei ministri con un nulla di fatto che non accontenta nessuno: “Sfortunatamente devo avvertire la popolazione che dovremo prendere in considerazione la possibilità di ulteriori azioni per proteggere il pubblico, la salute pubblica, la nostra NHS. Non esiteremo”. La ‘popolazione’ però si ricorda dell’anno scorso, quando il Natale è stato ‘cancellato” con due giorni di preavviso, generando caos e risentimento. E quindi, imparata la lezione, annulla viaggi e prenotazioni in locali e ristoranti. Perché considera il premier un bugiardo e nei messaggi ufficiali non ha più fiducia.