ItaliaOggi, 21 dicembre 2021
I numeri del museo M+ di Hong Kong
I numeri sono decisamente impressionanti. Una superficie di 65 mila metri quadrati, ottomila opere, 250 mila ingressi mensili.
Dopo infinite polemiche, anni di ritardo, un budget lievitato, Hong Kong ha finalmente inaugurato, a metà novembre, il suo M+, l’immenso museo di arti visive contemporanee progettato dagli architetti elvetici Herzog & de Meuron.
Il primo giorno di apertura il gigantesco edificio che domina la baia di Hong Kong ha accolto la bellezza di 76 mila visitatori, oltre l’1% della popolazione locale. Un successo popolare tanto più significativo in quanto l’ex colonia britannica è da mesi totalmente isolata dal resto del mondo a causa della pandemia, con proibitive condizioni di quarantena imposte a tutti coloro che vi arrivano.
Il risultato è che gli abitanti di Hong Kong si tengono M+ tutto per sé.
Fin dalla sua ideazione, il nuovo centro espositivo, che offre una panoramica di tutte le arti visive (pittura, scultura, fotografia, video, installazioni, ma anche architettura e design), aveva l’ambizione non solo di essere il museo di arte contemporanea di riferimento in Asia ma anche di imporsi tra i più grandi musei del mondo. L’eccezionale donazione, da parte del collezionista svizzero Uli Sigg, di circa 1.500 opere di 350 artisti cinesi contemporanei ha offerto a M+ una enorme credibilità.
Nel museo tuttavia c’è anche un po’ di Italia: le facciate dell’edificio sono rivestite con 423 mila pannelli corrugati in terracotta smaltata, realizzati appositamente nel Chianti da un laboratorio specializzato.