Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  dicembre 21 Martedì calendario

Biografia di Joachim Nagel

«Assicura la continuità della politica monetaria della Bundesbank, garantirà la difesa della stabilità che cresce di importanza in tempi di inflazione». Così il liberale neoministro delle Finanze Christian Lindner ha presentato ieri – con una breve dichiarazione pubblica e un messaggio Twitter – Joachim Nagel, 55 anni, il socialdemocratico economista che dal primo gennaio diventerà numero uno della banca centrale tedesca al posto del dimissionario Jens Weidmann. 
Dell’attuale vicedirettore del dipartimento bancario della Bri, in realtà si sa poco o nulla del suo orientamento di politica monetaria aggiornato ad oggi: questo gli consentirà di costruirsi un’immagine da presidente aggiornata ad oggi. Sono più di cinque anni, da quando ha lasciato la Buba – prima per la KfW e poi per la Bri – che non si pronuncia pubblicamente su temi di politica monetaria. E persino in Bundesbank, nel
periodo in cui è stato membro del consiglio di amministrazione dal 2010 al 2016 con responsabilità dei mercati, si dice di lui che  fosse molto riservato nell’esprimersi su temi di politica monetaria.
Il capo economista di DZ Bank Dr. Michael Holstein, sentito dal Sole24Ore, lo descrive come «falco moderato», si aspetta da lui «posizioni meno hawkish di Weidmann, sul QE un atteggiamento critico ma calato nelle realtà e nelle necessità dei nostri tempi». 
Nagel, prescelto dal governo ieri su proposta del cancelliere dell’Spd Olaf Scholz e del liberale Lindner, per andare bene a Spd, Verdi e Fdp deve poter garantire la continuità, perché questo non è il governo dei grandi strappi. La discontinuità ci dovrà essere nella conflittualità che ha contraddistinto i suoi predecessori alla Bundesbank: da lui sono in molti ad aspettarsi più apertura al dialogo, più creatività nella ricerca di alternative e compromessi. Ma gli economisti tedeschi più ordoliberali si aspettano da lui che si opporrà agli eccessi della politica monetaria, al rischio di finanziamento monetario, ai debiti pubblici e all’inflazione troppo alti, alle bolle speculative.
«Nagel sicuramente continuerà nella tradizione della Bundesbank – sostiene Holstein -  nel senso che è schierato per una chiara politica monetaria soprattutto per la stabilità, che è il primo compito di un banchiere centrale. Non mi aspetto l’avvio di una nuova era alla Bundesbank con il suo arrivo, ma la nostra banca centrale continuerà ad evolversi sotto la sua guida come ha fatto negli ultimi 20 anni». Nagel  ha tutte le carte inoltre per diventare un «peso massimo»: è esperto di banche, di mercati, di economia e di politica monetaria. 
Intanto ieri è scattata la caccia alla citazione Nagel sulla politica monetaria, con il rischio di riportare posizioni invecchiate di almeno cinque anni, che di questi tempi sono un’enormità. 
Sul QE, Nagel si limitò a gennaio 2015 in un’intervista ad Handelsblatt a sottolineare la differenza tra gli Usa e l’area dell’euro, che non  sono paragonabili e che possono usare in maniera molto diversa gli stessi strumenti. Si pronunciò in quel contesto a favore delle riforme per arrivare al traguardo della competitività: «la politica monetaria accomodante da sola non ha mai  reso i Paesi competitivi».