Corriere della Sera, 21 dicembre 2021
Non solo peones, il girone dei votofobi
«Guardo negli occhi quelli che mi osservano pensando “Oh, questo sta brigando per salvare la pelle per l’ennesima volta”, giuro che mi viene da ridere. In tutti gli autobus che circolano sono pieni anche i posti in piedi, dal Partito democratico al Movimento Cinque Stelle, dalla Lega a Forza Italia. Forse si salva solo il partito della Meloni... Mo’ qualcuno può pensare che al sottoscritto, al più sfigato dei cacicchi che c’è in Parlamento, qualcuno offra un posto sicuro in lista? Eh no, belli miei, io non salvo la pelle mia ma posso salvare quella degli altri...».
Non c’è guida migliore di Gianfranco Rotondi, veterano neo-democristiano ed ex ministro nei governi Berlusconi, nella discesa agli inferi del Parlamento, nell’infiammato girone popolato da coloro che temono per la fine anticipata della legislatura perché pressoché certi di non tornarci mai più, a Palazzo. Come se sulle porte di Montecitorio e Palazzo Madama, a un mese dalla tormentata elezione del capo dello Stato, fosse appeso un ideale cartello che fa il verso ai versi di Dante, riscrivendoli così: «Lasciate ogni speranza o voi che uscite!».
Dice Rotondi: «La paura che l’elezione o la mancata elezione di Draghi al Colle possano portarsi via la legislatura è ovviamente diffusa, anche se nella peggiore delle ipotesi la legislatura finirebbe, tra una cosa e l’altra, sei mesi prima del previsto». Per tanti animali politici che temono l’estinzione, aggiunge, «io sto costruendo un’arca per portarli in salvo. La mia bella lista Verde è popolare: se mi dice c..o che becco il vento giusto e un buon candidato premier, faccio il 3 per cento e tie’, porto a casa 6 senatori e 12 deputati. Faccio come Noè».
La sabbia nella clessidra della legislatura scivola giù troppo velocemente perché qualcuno possa permettersi il lusso di mangiarsi in un sol colpo anche quella che rimane. Tra grillini ed ex grillini, tenendo conto del taglio del numero dei parlamentari e del crollo nei sondaggi, l’ansia è burro che anche il più spuntato dei coltelli fende senza problemi. Pino Cabras, mente del gruppo Alternativa, che ospita molti ex Movimento Cinque Stelle, ammette che «sì, sentiamo nelle riflessioni dei nostri ex colleghi la paura che il voto per il Quirinale possa terremotare la legislatura in anticipo. Nel nostro piccolo gruppo, però, ci siamo detti che questa paura non deve influenzare le nostre decisioni. Vuole sapere che cosa pensiamo? Ecco, pensiamo che i quindici nomi che circolano per il Quirinale non ci piacciono per nulla. E ci regoleremo di conseguenza, anche se tutto questo finisse per portare al voto anticipato...».
Col declino delle riunioni politiche in presenza, le chat su WhatsApp sono diventate lo sfogatoio degli eletti di ogni ordine e grado che vanno incontro a un destino già scritto: la quasi certezza della non rielezione riguarda una percentuale vicina al 70 per cento dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle, una robusta delegazione di esponenti del Partito democratico che ha superato le tre legislature senza dimenticare i centristi di ogni ordine e grado, salvati per miracolo dall’apocalisse del voto del 2018. E poi qualche elemento di rango della Forza Italia che fu, che nel frattempo ha trovato riparo sotto le insegne di Coraggio Italia. Come Osvaldo Napoli, che lancia l’allarme sulla compattezza del centrodestra al voto per il presidente della Repubblica («La coalizione ha troppi piani e troppi registi»). E Michaela Biancofiore, che dice: «Tanti leader, ormai, fanno leva sulla paura dei parlamentari di non essere rieletti per imporre le loro scelte senza neanche convocare una riunione. Non si parla più e non si discute più. Però si sappia che alla fine, vecchie glorie o peones che siano, nel segreto dell’urna del Quirinale ciascuno voterà con la propria testa». La paura di non essere rieletti? Il terrore che la legislatura finisca prima? «Dopo quattro legislature, mi sento più libera dell’aria. Vogliono ricandidarmi facendomi fare ancora il mio mestiere preferito, che so fare? Bene. Altrimenti, glielo dico, io non ho proprio paura. Sto aprendo un’azienda...».