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 2021  dicembre 20 Lunedì calendario

Roma ha perso l’80% delle sue spiagge

La battigia indietreggiata dell’80% in dieci anni, danni che sfiorano gli 11 milioni di euro. Questo dicono gli ultimi studi tecnici dell’area Difesa del suolo della Regione Lazio. Sono tratti di lungomare romano completamente divorati dall’erosione. Il mare in burrasca risucchia tutto: passerelle, cabine, bar e perfino piscine. Così rischia di sparire la spiaggia di Ostia, anche perché il fiume Tevere, a causa di dighe e ostacoli, non fa il proprio dovere ma milioni di euro di danni.
Il trampolino del Kursaal ancora svetta dalla Colombo ma di quella spiaggia dove passeggiava Alberto Sordi nei Vitelloni di Fellini resta ben poco: oltre seicento metri lineari di sabbia sono stati portati via dalla furia dei cavalloni. Allo storico stabilimento la Vecchia Pineta, set delle pellicole anni’ 50 di Luciano Emmer e location tra le preferite di Woody Allen, stentano a restare in piedi le palafitte. Dalle stelle di Hollywood all’emergenza di questo lungo inverno di mareggiate e trombe d’aria: se ne sono registrate due nel giro di tre settimane. L’ultima solo pochi giorni fa.
LO SCENARIO
La linea di costa continua ad arretrare e i danni conferiscono alla situazione la dimensione di «catastrofe». «Ho finito le parole – confida Franco Petrini, titolare di una struttura sul lungomare centrale di Ostia – ho perso spiaggia, clienti e tutto quello che abbiamo costruito in anni e anni. Viene solo voglia di lasciare tutto e andar via». «Abbiamo perso il 50% di spiaggia – gli fa eco Ruggero Barbadoro, presidente Fiba (Federazione italiana balneari) – da 24mila metri quadrati di sabbia, 12 mila con ci sono più. Di questo passo a Ostia non verrà più nessuno». Molti di loro aspettano solo un «miracolo».
IL PROGETTO
Il progetto incompiuto è quello dei pennelli, otto scogliere a forma di T, ortogonali alla spiaggia in modo da proteggere la riva dalle onde. Bocciato dalla Presidenza della Repubblica quello davanti alla Tenuta di Castel Porziano, i lavori, finanziati dalla Regione, sono partiti ma improvvisamente si sono interrotti e ora la scogliera a metà non fa altro che accelerare il processo di erosione.
Tra le cause principali del fenomeno, c’è il Tevere e il mancato apporto di sedimenti dal fiume della Capitale, causato dalla costruzione di vari sbarramenti ed invasi lungo il suo corso. «Un conto è la difesa della costa dalle mareggiate dovute anche al cambiamento climatico, diverso è ricostruire la costa erosa da un cambiamento delle correnti o dal mancato apporto del sedime che è in atto dal 1951 – fa sapere l’urbanista Paula De Jesus, responsabile demanio dell’associazione Evoluzione Civica – Da anni a Ostia vengono proposti progetti sbagliati di ricostruzione della costa senza sapere quale sia la linea storica, a cui si sono sovrapposte opere di difesa senza alcuna manutenzione programmata, motivo per cui la barriera soffolta, che dal Porto arriva al Canale dei Pescatori, interferisce con le correnti locali determinando la crescita o la diminuzione dell’arenile lontano dalle opere di ripascimento».
Ad aggravare il quadro, l’urbanizzazione della costa, avvenuta con la demolizione dei campi di dune per fare posto a costruzioni di vario tipo e la realizzazione di strutture balneari fisse che hanno notevolmente ridotto la capacità degli arenili di adattarsi in modo naturale. Ma anche le soluzioni fai da te non aiutano. I sacchi, in particolare, sotto la violenza dei marosi, si frantumano rapidamente, disperdendo le fibre in materiale sintetico nella sabbia in acqua. «Nel periodo 1999-2013 si è assistito ad un incremento del 30% della superficie coperta da nuove strutture balneari – si legge in un dossier di Legambiente – sottraendo alla spiaggia calpestabile una superficie di circa 9 ettari rispetto ai 12 ettari creati con il ripascimento del 1999».
Altro fattore di erosione costiera, spesso trascurato e poco misurato, è costituito dalla perdita di sabbia causata dal vento. L’asportazione di sabbia dalle spiagge per azione del vento, in assenza di dune o barriere anti-vento, allestite correttamente, a seconda delle condizioni meteorologiche locali può raggiungere alcune decine di migliaia di metri cubi all’anno. Anche la vagliatura della sabbia eseguita con mezzi meccanici influisce sull’impoverimento del sistema spiaggia. La parola d’ordine per la protezione delle coste – secondo i recenti studi – deve essere allora «rinaturalizzare», ovvero lasciare che la linea di costa si determini e ridetermini in modo naturale.
LA ROAD MAP
Davanti allo stabilimento militare, la Capitaneria di Porto ha interdetto un tratto di costa: qui i soldati hanno messo in sicurezza la struttura. La lotta contro il mare potrebbe spostarsi verso sud e intaccare la bellezza naturalistica delle spiagge di Castel Porziano e Capocotta, le più amate dai romani e catalogate come Sic (sito di interesse Comunitario, ndr). «Qui il mare ha già iniziato a rosicchiare qualcosa – rivela Mauro Franzolin, presidente del consorzio Castel Porziano – la nostra fortuna sono le secche al largo che potrebbero salvarci dalle onde. Sono la nostra unica speranza».