Corriere della Sera, 20 dicembre 2021
Quasi deserta l’asta del tesoro di Maradona
Primo lotto: «Cinquanta dollari per il cappello di paglia col nastro azzurro, i colori del Napoli, che Maradona portava spesso. C’è qualcuno che offre di più?”». Cento dollari…duecento dollari… trecento dollari… «C’è quel signore che offre 320 dollari. 320 uno, 320 due, 320 tre. Va bene, aggiudicato!». Lotto successivo: «La casa a Villa Devoto che Diego regalò ai genitori. Sono 700 metri coperti, più 500 metri con parco e piscina. Prezzo base, 900 mila dollari. C’è qualcuno che offre questa cifra?». Silenzio. «Coraggio, signori…». Silenzio: «900 mila uno, 900 mila due, 900 mila tre…». Silenzio. «Okay, nessuna offerta. La casa è invenduta!».
È stata la manna di Dio? No. Ci vorrà ben altro per soddisfare gli appetiti del circo Maradona, eredi legittimi e non, figli riconosciuti e irriconoscenti, vedove disperate e fidanzate consolabili: l’asta degli 87 beni della “«Mano de D10s», che sabato è stata organizzata via streaming da un albergo di Buenos Aires, ha raccolto la miseria di 26 mila dollari. Una lacrimuccia, nel lutto mondiale d’un anno fa. Un sassolino, sulla montagnetta di soldi e di debiti che il clan si sta contendendo e rinfacciando. Il popolo dei fedelissimi del Te Diegum s’è collegato puntuale alle undici, ora argentina. 1.500 iscritti online: da Russia e Dubai, Francia e Inghilterra, molti dall’Italia. Ma è stato più che altro un gesto d’affetto o di curiosità: alla fine sono rimaste in vendita le case, compreso il bilocale da 45 metri a Mar del Plata, 65 mila dollari di mercato; in garage, le due Bmw M4 nere (poco) usate, una autografata sul parabrezza, quotate 400 mila dollari; in cantina, il tapis roulant da 3.500 dollari, che l’ex campione usava nei Paesi arabi… «Le aste sono così – commenta il battitore, Adrian Mercado —. Ci si aspetta sempre molto, ma la realtà è che non puoi mai sapere come andrà». Quand’è morto, Maradona aveva sul conto in banca solo 70 mila dollari.
I cinque figli legittimi non si sono ancora accordati sui 75 milioni di patrimonio stimato, hanno il grattacapo dei fratellastri non ancora riconosciuti, degli anelli, dei cimeli e dei contanti spariti dalle casseforti di Diego, dell’utilizzo del marchio «Maradona», degli «scoperti» lasciati in eredità: per rientrare almeno un po’ delle spese, «messi da parte i souvenir più cari», contavano di raggranellare da quest’asta almeno due milioni di dollari. Ci speravano proprio: solo una decina d’anni fa, non circolavano ancora ricchi calciatori come Fabrizio Miccoli, da Palermo, che arrivavano a pagare fino a cinque volte pur d’accaparrarsi un semplice orecchino di Diego?
Il tesoro del Pibe de Oro è ormai un tesoretto. E l’affare, per così dire, l’ha fatto chi voleva investire nella memoria. La chitarra autografata dal chitarrista di flamenco Vicente Amigo è andata via per mille dollari. La storica foto con Fidel Castro, quotata 400 dollari, se l’è presa un compratore da Dubai per 1.600: più o meno la stessa cifra spesa per un quadro raffigurante Marilyn Monroe o per le maglie col numero 10 degli anni a Napoli e nell’Albiceleste. E poi il berretto regalato dal presidente venezolano Maduro, gli umidificatori per sigari (500 dollari), le cravatte, le scarpe da jogging, gli stivaletti, le giacche… Quanto bendiD10s. E quanto poco patos. «È stata l’asta più emozionante della mia vita», confessa Mercado. Ma l’emozione, forse, è stata solo la sua.