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 2021  dicembre 20 Lunedì calendario

Intervista a Vittoria Puccini

I sommozzatori si immergono nel canale per recuperare un corpo impigliato nella rete: risalgono e abbassano lo sguardo, è di un bambino. Inizia così la storia nera ambientata a Venezia, svuotata dal lockdown, con Vittoria Puccini che indaga sulla pedofilia. Non mi lasciare , la serie diretta da Ciro Visco in onda dal 9 gennaio su Rai 1, non rassicura e invita a farsi domande. Racconta l’impegno e l’umanità di un’ispettrice di polizia che si occupa di crimini spaventosi e spiega cos’è il dark web. Per Elena Zanin (Puccini), separata, con un figlio, indagare è una missione, da Roma torna a Venezia per cercare la verità e fare i conti con un passato doloroso; nel cast della serie Alessandro Roja e Sarah Felberbaum.
Che ha pensato leggendo la storia?
«Che la Rai è stata coraggiosa, sono tematiche difficile da affrontare, i ragazzini vengono adescati attraverso i social e la playstation. Quello che succede nella realtà. La serie fa capire che il web va usato con intelligenza perché nasconde pericoli. Mia figlia ha quindici anni e come milioni di coetanei passa le ore davanti al computer, questa storia spiega bene i rischi.
Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, tra l’altro autori di Gomorra-La serie , hanno fatto un lavoro bellissimo: la sceneggiatura intreccia il lavoro al privato dell’ispettrice Zanin, donna risolta nella professione, meno nella vita quotidiana. È una donna vera».
In che modo “Non mi lasciare” racconta la guerra ai pedofili?
«Una sezione della polizia postale lavora per stanarli. Elena con la sua squadra crea falsi profili su Instagram, segue false aste per aggiudicarsi i bambini. Nel dark web, il web oscuro dove è difficile accedere, illegale, ci sono bambini messi all’asta e materiale pedopornografico. Si vende di tutto, dalle armi alla droga. Per essere credibile devi imparare il linguaggio degli utenti».
Quale è stato il contributo della polizia?
«La serie ha il patrocinio della polizia, ha messo a disposizione i mezzi, in alcune azioni ci hanno seguito veri poliziotti. Abbiamo parlato tanto con chi lavora a indagini delicatissime. Sono affiancati da un super team di psicologi, dover visionare quel materiale non è facile da digerire e accettare».
La sua ispettrice, determinata sul lavoro, si sente inadeguata nella vita.
«È così. Mi sono subito innamorata del personaggio, mi ha affascinato la sua fragilità, fatica a elaborare quello che vive. Non è una super eroina, nessuno è invincibile. Tutti abbiamo paura nella vita, fa i conti con le proprie insicurezze ma con coraggio e la determinazione prova a vincerle. È ossessionata dai bambini, non accetta di non riuscire a salvarli. Quando si crea la task force spiega agli altri che non devono empatizzare, che non sono i loro figli, che il distacco permette di mantenere la lucidità se no si esce fuori di testa. Dà le indicazioni ma è la prima a disattenderle e entra in crisi: sente i bambini in pericolo come figli, ha le visioni».
L’altra protagonista di questa serie è Venezia: bellissima, deserta. Com’è stato girare durante il lockdown?
«Un’esperienza incredibile. Abbiamo girato in tutti i sestieri, anche la notte. A febbraio faceva un freddo che non ho sentito nemmeno in Lituania sul set di Anna Karenina . Stavo in una casa a Campo San Polo e la mattina presto arrivavo a piedi, nel buio, fino alla lancia che mi portava dove erano allestiti i reparti trucco e sartoria. Già quel viaggio, nel silenzio, mi trasportava nella storia ma allo stesso tempo ho scoperto la bellezza incredibile dei palazzi».
Oggi è alla ricerca di personaggi più complessi?
«Sicuramente di personaggi che abbiano le loro difficoltà e le loro ferite. Non risolti. Ma sono divisa a metà, dopo sento la necessità di far ridere, è bello alternare. Nel 2022 usciranno due commedie per il cinema, Vicini di casa di Paolo Costella con Claudio Bisio e Praticamente orfano di Umberto Carteni con Riccardo Scamarcio».
Ha compiuto 40 anni: bilanci?
«Gli anni sono scivolati via. Le riflessioni le faccio sempre, non necessariamente ai compleanni. Di sicuro è un periodo felice della mia vita. La maturità che penso di aver raggiunto come donna e interprete mi fa stare bene con me stessa, più vado avanti più mi capita di confrontarmi con personaggi a cui voglio bene. Vorrei mantenere un distacco invece mi ci infilo con tutte le scarpe».
Sua figlia Elena ha quindici anni: che rapporto avete?
«Ricordo bene come ero io. Cerco di usare questo ricordo per comprenderla e cercare di aiutarla. Forse per loro è più difficile, da una parte hanno più strumenti, sono più veloci, più svegli, hanno più stimoli; dall’altra sono sottoposti a una pressione costante. Noi avevamo il confronto con i nostri amici, loro col mondo».
Anche lei era insicura?
«Crescendo migliori, impari ad accertarti, il malessere deriva dal fatto che non accetti certi aspetti di te. Ci sono cose in cui riesci meglio, altre in cui riesci peggio, l’imporante è mettersi in gioco e sfidarsi. Mai bloccarsi».
Oggi i social non aiutano a sentirsi all’altezza?
«Quello di Instagram non è un mondo reale, è una falsa perfezione. Mi ha colpito Bella Hadid, che ha mostrato il suo volto senza trucco, rigato dalle lacrime, e gli occhi gonfi. Ha confessato che ha sofferto di ansia e depressione, di aver passato le notti a piangere. Ha scritto: questa è la mia faccia. Ne ho parlato con mia figlia, perché nei momenti di fragilità pensiamo di essere sole. Invece la fragilità fa parte dell’essere umano, nessuno è completamente risolto».