la Repubblica, 20 dicembre 2021
Biografia di Valérie Pécresse
«Con la sua mèche bionda, l’aria da versaillese liscia e saggia ha ingannato tutti, a cominciare da me», racconta Marion Van Retterghem che ha firmato una lungo libro intervista con Valérie Pécresse, incontrando una donna molto diversa dal cliché della borghesia cattolica che abita Versailles. Un’intrepida viaggiatrice, femminista, sportiva, partita a 15 anni nei campi giovanili sovietici per imparare il russo, per poi dedicarsi allo studio del giapponese. Anche la Francia sta scoprendo “Valérie”, la candidata dei Républicains balzata nei sondaggi, con buone chance di trovarsi al secondo turno e di battere Emmanuel Macron. A quattro mesi dal voto, le presidenziali sono più che mai aperte. «La tappa più difficile per lei era ottenere l’investitura del partito», ragiona Alain Minc, consigliere ombra di tanti presidenti.
A inizio mese la governatrice dell’Île-de-France ha battuto a sorpresa gli altri aspiranti candidati dei Républicains. «Il secondo scoglio sarà passare il primo turno», prosegue Minc. «Ma ha una buona stella, com’è successo a Macron. La fortuna di Pécresse si chiama Zemmour, perché fa scendere Le Pen». La competizione nell’estrema destra, ha ridato speranza ai Républicains. «Ai miei occhi – dice ancora l’intellettuale – se Pécresse passa il primo turno, il ballottaggio diventerà una formalità. Sono sicuro che sarà eletta. Perché beneficerà del profondo sentimento anti-Macron che c’è nel Paese».
La Francia potrebbe mandare all’Eliseo una politica che si è definita “due terzi Merkel, un terzo Thatcher”? «Quindici anni fa – commenta Minc – i francesi hanno dato il 47,5% dei voti a una donna che non era all’altezza del ruolo: Ségolène Royal. E contro un candidato incredibilmente potente, Sarkozy». Anche il politologo Jerôme Jaffré è convinto che l’attuale presidente abbia davanti un “grande pericolo”. «Pécresse si trova nel punto di equilibrio politico del Paese, che è a destra. Ha una squadra, mentre Macron è percepito come un uomo solo. E ha il vantaggio femminile, che credo sia reale dopo 10 elezioni presidenziali dal 1965 sempre vinte da un uomo».
Lei ha già avvertito: «Non ho mai presentato la mia femminilità come argomento elettorale e non comincerò ora». Madre di tre figli, sposata da 27 anni con un manager, è convinta che uno dei modi di ristabilire la parità sia rendere il congedo parentale obbligatorio per gli uomini. Indossa sempre tailleur pantalone, pratica boxe, tennis, yoga, cita il calcio femminile come metafora del suo gioco in politica: le donne danno di più, fingono meno e rispettano di più le regole. Rispetto a Le Pen e Zemmour vuole imporre una destra «popolare non populista come quella di Salvini e Boris Johnson». Davanti all’attuale presidente può vantare gli stessi ottimi studi e un approccio liberale e sociale, di stampo europeista, tanto che i suoi avversari la chiamano “Macron in gonnella”.
“Valérie, Valérie”. I militanti alla Mutualité scandiscono il nome della loro nuova eroina. «Sono una donna di pace, ma diventerò comandante in capo ogni volta che la Francia sarà minacciata», dice. Nei decenni in cui erano egemoni, i neogollisti si sono combattuti tra correnti ma dopo 10 anni d’opposizione sembrano compatti, sentono di avere una possibilità di riprendersi il potere. Da ragazzina Pécresse era rimasta affascinata da Mitterrand, poi è cresciuta nell’ombra di Chirac. «Mi ha sedotto perché incarnava sia l’autorità che la generosità», ha raccontato nel libro di Van Retterghem. Con Sarkozy i rapporti sono stati più turbolenti. Anche se l’ha nominata due volte ministra, l’ex presidente, molto vicino a Macron, non le ha ancora formalizzato il suo sostegno. La politica è iniziata in famiglia, nel mito della Resistenza e del gollismo. Il nonno, Louis Bertagna, origini corse, era un luminare della psichiatria, fu uno dei primi a usare il litio nel trattamento della depressione. Tra i suoi pazienti c’erano André Malraux, Romain Gary e alcuni membri della famiglia Chirac. «La violenza può essere di una violenza inimmaginabile», ha confidato Pécresse, nata nel giorno della festa nazionale, il 14 luglio 1967. Da bambina sognava di fare la psichiatra, come il nonno, o l’attrice per la passione del cinema. «Pensandoci bene – confida – la politica in un certo senso unisce le due aspirazioni: curare le anime ed esibirsi sul palco».